Immaginiamo i tantissimi milioni di italiani che non leggono i giornali informandosi quotidianamente sui siti web, ascoltando la radio, intercettando pillole di news al bar, dai propri smarphone e tablet o, più tradizionalmente, ascoltando il telegiornale. Sono la stragrande maggioranza della popolazione e stasera andranno a letto senza aver saputo nulla della notizia bomba raccontata stamattina dal direttore del Corriere della Sera. Scrive de Bortoli, in un editoriale dal titolo Un delicato anniversario (riferendosi alla lettera della Bce recapitata il 5 agosto 2011, ndr): «L’episodio è inedito ma, nelle ore più drammatiche di quel tardo autunno (2011, ndr), un decreto di chiusura dei mercati finanziari era già stato scritto d’intesa con la Banca d’Italia. Quel decreto rimase in cassaforte — e speriamo che vi resti per sempre —, ma vi fu un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato titoli del debito pubblico…». Per essere chiari, significa che le autorità italiane erano probabilmente ad un passo dal bloccare i prelievi agli sportelli, chiudere le banche e via elencando. Una situazione alla greca o alla cipriota per intenderci, non più solo paventata o vagheggiata bensì scritta e descritta in un decreto del governo.
Questo ha detto stamattina il principale quotidiano del paese, attraverso la penna autorevole del proprio direttore. Poche righe scivolate dentro l’editoriale senza alcuna menzione o riferimento nel titolo. Solo leggendolo te ne potevi accorgere.
A noi la rivelazione di de Bortoli appare una notizia enorme. Oggi ne abbiamo dato conto e commentata a vario titolo con Luca Telese, che ha raccontato in parallelo l’editoriale del direttore e la risposta affiancata del presidente Giorgio Napolitano a Fausto Bertinotti (che accusava il Colle di congelare il libero gioco del parlamento e modificare di fatto la costituzione materiale del paese), ipotizzando l’idea di un pacchetto di mischia a tutela del governo Letta esposto ai marosi della crisi a pochi giorni dal D-day giudiziario del Cavaliere. Ne abbiamo dato conto con Salvatore Merlo, che ha raccontato le differenti visioni dei grandi giornali, tra Repubblica che chiede elezioni anticipate e Corriere che drammatizza il quadro per blindare palazzo Chigi. E con Fabrizio Goria che ha ricostruito quei giorni drammatici dell’autunno 2011, ripercorrendo l’abisso in cui il Paese stava precipitando, lo spread che esplode, il G20 di Cannes, le telefonate dai vertici Ue, la fine di Berlusconi e l’arrivo di Monti.
Ci siamo però tenuti un altro spazietto fino a sera, immaginando che la notiziona emergesse nel corso della giornata, che la rivelazione diventasse l’apertura di tutti i siti, elemento di dibattito pubblico diffuso ben al di fuori della stretta cerchia di addetti ai lavori e smanettoni di Dagospia attenti a decrittare ogni spiffero, retroscena e messaggio in codice. Invece nulla. Magari domattina verremo smentiti (e ne saremmo felici) perchè il Corriere o altri giornali pubblicheranno il testo del famoso decreto tirato in ballo da de Bortoli, faranno analisi e approfondimenti ad hoc lanciando un dibattitto che arriverà, tramite il piccolo schermo, fin dentro le case degli italiani. Ma fino a quel momento, resta una domanda inevasa: è giusto che un fatto così enorme, che stava per interessare e cambiare la vita di milioni di persone, venga semi nascosto in due righe due di un editoriale pur prestigioso del principale quotidiano del Paese? Naturalmente non ci stupiamo che i vertici istituzionali stessero lavorando ad un piano di emergenza nè che un giornalista del calibro di de Bortoli ne potesse essere a conoscenza, ci mancherebbe. Non siamo così ingenui. Solo ci colpisce che la rivelazione bomba, nel momento in cui si decide di raccontarla, non meriti una spiegazione più dettagliata agli italiani, qualche elemento in più, almeno un titolo di giornale…