Serena Williams ko. E se la sorpresa fosse Janowicz?

Agli ottavi tutti fuori gli italiani

LONDRA – Giunti al celebre Manic Monday, il lunedì della seconda settimana di Wimbledon in cui si giocano tutti e sedici gli incontri degli ottavi di finale maschili e femminili, si pensava che non potessero esserci più sorprese, e che i risultati si sarebbero susseguiti come una sfrondatura naturale verso le fasi finali del torneo. E invece quasi a ribadire una volta di più che i Championships non hanno beniamini o favoriti, anche la campionessa in carica Serena Williams, dopo una striscia di 34 vittorie consecutive, è caduta prematuramente, sconfitta in tre set dalla testa di serie n. 23 Sabine Lisicki, tedesca. Una delle poche tenniste in grado di servire forte quanto Serena, la Lisicki ha vinto velocemente per 6-2 il primo set con un tennis molto aggressivo, per poi assistere al ritorno della Williams nel secondo, che l’ha ripagata infliggendole un 6-1 e vincendo nove giochi di fila per arrivare a 3-0 nel terzo. Ma da lì Serena avrebbe vinto solo un altro game, uscendo sconfitta per 6-4, dopo aver perso il servizio sul 4-4 e di fronte alla Lisicki che non ha tremato nel chiudere il match, mentre l’americana negli ultimi punti è apparsa intrappolata in un gioco difensivo, incapace di prendere l’iniziativa negli scambi. Sabine ha finito l’incontro con 10 ace contro i 7 di Serena, e realizzando ben dieci vincenti in più.

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Volendo giocare alla cabala si possono tirare fuori diversi numeri che sembrano fornire indizi misteriosi sull’esito dell’incontro, come se facesse parte di una trama segreta che scopriremo solo alla fine dei giochi: dall’inizio del 2012 Serena agli Slam ha perso solo con giocatrici classificate sotto il numero 20, poi su cinque major giocati senza la sorella Venus (assente quest’anno per problemi alla schiena) per quattro volte non ha superato il quarto turno, proprio come oggi, mentre Sabine Lisicki con la vittoria odierna arriva a quattro successi sull’erba londinese contro altrettante campionesse in carica del Roland Garros, visto che le era già accaduto in anni passati con Svetlana Kuznetsova, Li Na e Maria Sharapova. A infittire il mistero del numero quattro c’è poi il fatto che la testa di serie più in alto ancora in gioco, dopo le sconfitte di Williams, Azarenka e Sharapova è la polacca Agnieszka Radwańska, testa di serie n. 4 e finalista a Londra l’anno scorso.

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La Polonia poi è sugli allori anche nel singolare maschile, con due giocatori che si affronteranno ai quarti di finale, Łukasz Kubot e Jerzy Janowicz, che garantiranno dunque alla Polonia un uomo in una semifinale Slam per la prima volta nella storia. Per Kubot, n. 130 con un best ranking n. 41 ormai alle spalle da tempo e 31 anni d’età, si tratta di un acuto inaspettato a celebrare anni di onorata carriera, mentre per Janowicz è la conferma di un’ascesa vertiginosa, considerando che un anno fa il ventiduenne di Łódź era il n. 136 del mondo e quest’anno è entrato nel torneo con il n. 24 del seeding. Janowicz è esploso lo scorso autunno, quando da qualificato è arrivato fino alla finale del Masters 1000 di Parigi Bercy.

Se c’è qualcuno che può beneficiare dei buchi lasciati nel tabellone dalle uscite premature di Federer e Nadal è proprio Janowicz, che ha un gioco imperniato su un servizio devastante ma spesso accompagnato da soluzioni di tocco inusuali per un giovane alto due metri come lui, come ad esempio una grande passione per la palla corta. Dovesse superare il connazionale, Janowicz molto probabilmente si troverebbe di fronte in semifinale Andy Murray, che oggi ha battuto facilmente il russo Michail Youzhny, ex top ten con laurea in filosofia e splendido rovescio a una mano. Bello come quello del veterano Tommy Haas, che dopo un’ottima prima settimana ha avuto la sfortuna di trovare agli ottavi Novak Djokovic, completamente imperturbabile anche sull’erba, sempre in grado di coprire il campo come quasi nessun’altro e di assorbire il gioco dell’avversario fino a togliergli ogni risorsa tattica e fisica.

Djokovic, nonostante qualche resistenza del tedesco tra il secondo e il terzo set, ha chiuso per 3-0 e si prepara a affrontare Tomáš Berdych, che ha prevalso in quattro set sul tennis sornione del ventenne australiano Bernard Tomić, dal gioco ‘coperto’ che spesso addormenta lo scambio con tagli sotto la palla e decelerazioni, per poi attaccare all’improvviso con colpi velocissimi. Le trame dell’australiano però questa volta non sono bastate contro il gioco tutto di forcing del ceco n. 6 del mondo, che però con Djokovic ha un head-to-head decisamente in passivo, le uniche due vittorie a Roma qualche mese fa e proprio qui a Wimbledon in semifinale nel 2010. Ma a questo punto l’unica variabile che potrebbe guastare la festa di una finale Murray-Djokovic sembra proprio essere Janowicz, che sia per il tennis mostrato sinora, sia per la dolce incognita dell’entrare nelle fasi finali di uno Slam per la prima volta, potrebbe sorprendere se stesso e tutto il pubblico dell’All England Club.

Resta la cronaca della giornata del contingente italiano, arrivato con quattro giocatori agli ottavi di Wimbledon per la prima volta in assoluto, appuntamento che purtroppo si è risolto in un parziale di quattro sconfitte e zero set vinti. Sia le ragazze Flavia Pennetta (contro Kirsten Flipkens), Roberta Vinci (contro Li Na) e Karin Knapp (contro Marion Bartoli), sia Andreas Seppi (messo di fronte a Juan Martín del Potro) affrontavano tutti avversari più quotati in classifica, e qui purtroppo la cabala londinese non ci ha voluto rivelare nessun mistero, facendo andare le cose semplicemente come dovevano andare.
 

Twitter: @FabSevero

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