Si innova con la routine, non con le intuizioni geniali

Il pensiero del libro “Inside the Box”

Il mondo è pieno di creativi che pensano tanto e creano poco. Si moltiplicano le menti che concettualizzano, innovano, spaziano, fanno brainstorming, criss-crossing, saltano da una materia all’altra, scompongono le metodologie di una disciplina e la applicano a materie differenti, secondo il pregiudizio diffuso che la via multidisciplinare conduce alle verità nascoste del terzo millennio.

Molti invocano il pensiero “outside the box”: bisogna liberarsi dagli schemi, esplorare, uscire dal recinto delle proprie competenze e tuffarsi in mare aperto. Il mantra recita che tutti devono sapere fare tutto, un po’ come l’Olanda del calcio totale. Soltanto che quella squadra è stata la soddisfazione di una stagione tutto sommato breve e forse la parabola calcistica dovrebbe far riflettere chi parla di innovazione come culto del pensiero non convenzionale e dell’interdisciplinarietà.

In barba ai luoghi comuni che parlano di fluidità e assenza di barriere, i professori di marketing Drew Boyd e Jacob Goldenberg sostengono che le migliori innovazioni sono figlie della disciplina, del rigore e della parcellizzazione delle competenze. La rivoluzione arriva nel cuore grigio della routine, non da un’illuminazione senza contesto. Come scrivono nel loro libro “Inside the Box: A Proven System of Creativity for Breakthrough Results”, «gli aspiranti innovatori vengono istruiti con ordini tipo: “Parti da un problema e fai un brainstorming di idee per trovare una soluzione”. Oppure: “Procedi senza limiti facendo analogie con prodotti che non hanno niente a che fare con ciò di cui ti occupi”. Noi suggeriamo un approccio completamente differente: pensare all’interno del proverbiale box, non all’esterno».

È meglio procedere sui binari delle proprie competenze specifiche, dicono i professori, occuparsi di ciò che si sa senza avventurarsi in altri campi, lavorare con metodo certosino e concentrarsi su criteri come quello della sottrazione, usato con profitto da Akio Morita, l’uomo che ha inventato il Walkman. La rivoluzione epocale del mangianastri portatile è nata dall’idea “negativa” di produrre un registratore che non registra, in pratica un device monco rispetto alla versione originale.

La vera innovazione procede per sottrazione, unificazione, moltiplicazione e divisione dei prodotti originari, attività impoetiche che non solleticano la fantasia degli inventori-sognatori ma che danno risultati. Per essere davvero creativi bisogna mettere le briglie alla creatività. Ci sono diverse strategie manageriali che prescrivono di concentrarsi sul proprio campo per ottenere performance eccezionali. Cesare Mainardi, amministratore delegato della società di consulenze Booz & Co., ha messo il “vantaggio essenziale” al centro della sua filosofia manageriale: il grande manager è colui che sa capire e mettere a sistema le proprie caratteristiche specifiche, non chi cerca in altri campi le risposte che ha sotto il naso. 

Obiezione tipica: la Silicon Valley è il regno della fluidità, delle discipline che si fondono e delle idee che circolano libere posandosi un po’ dove capita. Aziende come Facebook, Google o Apple, si dice, vivono di creatività e innovazione, di trovate geniali escogitate da nerd che sono allenati a pensare “outside the box”, il contrario dell’impiegato si occupa ad infinitum dello stesso problema. Semmai è vero il contrario. Le aziende tecnologiche innanzitutto impostano il loro percorso creativo in base ai dati, che sono l’alfa e l’omega dell’innovazione nel mondo tech. E al di là dei luoghi comuni sui campus californiani dove i dipendenti mangiano frutta biologica e giocano con i lego mentre immaginano il futuro, il pensiero “outside the box” è scrupolosamente disciplinato. A Google ogni dipendente può dedicare il 20 per cento del proprio tempo a progetti paralleli rispetto alle sue mansioni ordinarie, senza limiti di genere e di fattibilità. Quel 20 per cento è il tempo per pensare “outside the box” e negli anni ha fruttato occasionalmente innovazioni enormi, ad esempio Gmail, creata da un ingegnere stanco dei provider di posta elettronica tradizionali durante il suo tempo “libero”. Ma quando finisce lo spazio dei folli voli e dei sogni grandiosi, tutti ritornano a pensare “inside the box” per creare cose ordinariamente meravigliose.

Twitter: @mattiaferraresi

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