Parte da lontano l’inchiesta della Procura di Messina che travolge il plenipotenziario democrat Francantonio Genovese, parlamentare nazionale e fra i più potenti personaggi politici dell’isola. È frutto di un indagine su tre enti di formazioni professionale riconducibili allo stesso Genovese. La magistratura ha puntato i riflettori sul lasso di tempo 2006-2011 per accertare la legittimità dei finanziamenti ottenuti dalla Regione da destinare alla formazione professionale. Finanziamenti arrivati a pioggia dallo Stato e dall’Unione Europea con l’obiettivo di creare competenze e specializzazioni professionali. In realtà, spiega il procuratore capo di Messina Guido Lo Forte, «è stato messo in atto un metodo innovativo usato anche per la criminalità economica in tema di riciclaggio». Il sistema “Genovese” era talmente rodato da mettere «in atto una serie di meccanismi per far figurare spese inesistenti o maggiorate con interposizioni di più società, con aumenti fino al 600%. Uno dei metodi riguardava gli affitti: una società prendeva in locazione un immobile per una certa cifra e poi lo subaffittava ad altri enti con un sovrapprezzo. Lo stesso veniva fatto per gli acquisti di mobili e per le forniture di servizi».
Ma cosa c’entra il parlamentare Francantonio Genovese? La formazione professionale messinese ruotava attorno alla figura del parlamentare del Pd, e ai parenti dello stesso. L’inchiesta della Procura di Messina, che ha portato quest’oggi a una raffica di arresti – fra cui Chiara Schirò moglie di Genovese e Daniela D’urso moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca – colpisce tre enti di formazione: Lumen, Aram e Ancol. Dietro i primi due enti si nascondono componenti della famiglia del deputato del Pd e pezzi del partito stesso. A capo della Lumen (375 mila euro di contributi nel 2012) c’era Elena Schirò, cognata di Genovese, e moglie di Francesco Rinaldi, mister preferenze alla regionale del 2012. Elio Sauta, patron dell’Aram, e consigliere comunale del Pd legatissimo a Genovese. Piccolo particolare: all’interno dell’Aram alle parlamentarie del Pd dello scorso dicembre è stato ospitato uno dei seggi della competizione democratica. E poi fra gli altri dirigenti o dipendenti ci sarebbero anche Graziella Feliciotto, moglie di Elio Sauta, Concetta Cannavò, fedelissima di Genovese e tesoriere del Pd. Mentre l’Ancol, altro ente di formazione componente della triade, faceva riferimento all’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca.
Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti, hanno accertato l ’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l ’attività degli enti. Provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e quelle per la pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione, anche grazie alla compiacenza di società i cui titolari erano a essi legati da vincoli di parentela o di fiducia.
Uno scandalo che scompagina un sistema di “clientele” che ha consentito per anni a Genovese &Co. di dominare sul territorio messinese, e di pesare in ambito regionale. Del resto il giro di denaro che ha gravitato nell’ambito di formazione professionale, centinaia di milioni di euro, lascia intendere sul giro di affari e di “clientele”. Secondo quanto rivelano a Linkiesta sarebbero almeno 9mila le assunzioni fatte, negli ultimi tre anni, solo nei centri gestiti da Francantonio Genovese. E il Pd in questi anni ha chiuso un occhio, probabilmente perché in una terra storicamente di centrodestra almeno in provincia di Messina riusciva a dominare, o perché non era venuto a galla in termini giudiziari.
E oggi da via Bentivegna, sede regionale del Pd, arriva un primo segnale dal segretario regionale Lupo: «Ho chiesto alle commissioni provinciale e regionale di garanzia del Pd di procedere alla sospensione di Concetta Cannavò, Graziella Feliciotto, Nicola Bartolone, Elio Sauta e Chiara Schirò da incarichi di organismi e dall’anagrafe degli iscritti del partito». Al netto di Pippo Civati, che sul blog ha chiesto ai vertici del Pd «di non fare più finta di nulla», Largo del Nazareno resta nel silenzio. Mentre il vendoliano Erasmo Palazzotto vuole vederci chiaro: «La formazione è stata usata non per dar speranza e futuro alle nuove generazioni ma come vero e proprio bancomat elettorale da cui tirar fuori ingenti somme di denaro e di voti. Un sistema marcio che coinvolgendo le maggiori formazioni politiche traeva la forza e la speranza dell’impunità. Una gigantesca questione morale investe la politica siciliana e non si può continuare a far finta di non sapere e di non vedere». Ma la vicenda Genovese arriverà di certo sul tavolo della direzione regionale del Pd, convocata per sabato mattina all’Hotel San Paolo Palace. E in quell’occasione, mormora un parlamentare regionale democrat, qualcuno potrebbe presentare una mozione chiedendo a gran voce l’esclusione del plenipotenziario di Messina dal Pd.
Sul fronte Ancol, le prime avvisaglie si erano manifestate a novembre dell’anno scorso quando la Procura di Messina aveva recapitato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dell’ex assessore alla viabilità (nella giunta di Giuseppe Buzzanca) Melino Capone. L’accusa era di truffa aggravata: in veste di commissario regionale dell’ente di formazione, Capone, avrebbe acquisito finanziamenti pubblici che ammontano a 13 milioni e mezzo di euro – nella finestra temporale che va dal 2006 al 2011 – nonostante fosse stato sollevato dall’incarico dalla direzione nazionale dell’Ancol già a partire dal 2005. Tra l’altro l’ex assessore avrebbe assunto all’interno della società alcuni mebri della sua famiglia tra cui il padre, la madre il fratello e la cognata. Ma soprattutto la moglie dell’ex sindaco Buzzanca.
Il governo regionale tuttavia non resta a guardare perchè il presidente Rosario Crocetta annuncia pesanti misure nei confronti degli enti coinvolti nello scandalo: “La giunta regionale delibererà la sospensione immediata dell’accreditamento di tutti gli enti e procederemo, appena riceveremo le carte della magistratura, alla revoca definitiva”. Sarà solo l’ennesimo annuncio?
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