Mentre il dibattito pubblico è tutto spostato sulle mattane estive di Roberto Calderoli, sulle provocazioni di Laura Boldrini sulle donne in tv e sul gravissimo affaire kazako che sta facendo traballare il governo Letta, stanno passando in sordina un paio di notizie che dovrebbero farci riflettere, a riprova di come il paese e la sua classe dirigente stiano sbagliando approccio alla crisi che attraversiamo.
Prima notizia. Nei primi 5 mesi del 2013 sono crollate le entrate fiscali: Iva -6,8%, imposta di registro sulla compravendita degli immobili -8,7% e, più in generale, entrate fiscali e contributive che scendono dello 0,4% sul pari periodo 2012. Il che dovrebbe farci pensare come sia inutile accanirsi sul contribuente onesto (in Italia il solito parco buoi da spennare), oltre una certa soglia di tassazione il gettito scende e scenderà ancora avanti di questo passo. Contribuenti depressi e vessati, casse dello stato mezze vuote e debito che galoppa. Cornuti e mazziati!
Seconda notizia. Il federalismo all’italiana di questi anni ha di fatto quintuplicato tasse e addizionali, esplose del 500% dal 1992 ad oggi, paradossalmente nella stagione del leghismo egemone. Ha vinto la logica della de-responsabilizzazione e dei tagli lineari al centro.
Nessuna di queste notizie in realtà è una novità. Sappiamo di essere un paese che rischia di morire di tasse e balzelli; al pari sappiamo che la nostra via all’autonomismo, lungi dall’essere un vero decentramento di poteri e competenze e risorse dal centro alla periferia in modo sussidiario, si sta rivelando una duplicazione di livelli di spesa, doppioni amministrativi, sprechi e clientelismi, con gli enti locali trasformati in gabellieri dello stato centrale, senza alcuna vera autonomia impositiva.
Quel che colpisce è la coazione a ripetere della nostra politica, l’incapacità di imparare dagli errori del passato per meglio governare, di cambiare strada una volta appurato che le ricette sin qui utlizzate sono sbagliate. Si preferisce parlare d’altro, fare caciara e polemiche vacue, immaginando addirittura di aumentare ancora le tasse nonostante i dati di fatto dimostrino come sia una via suicida. Non c’è mai il tentativo di porre rimedio, imboccare scelte coraggiose e controcorrente. Al limite s’immagina di varare l’ennesimo cantiere di spending review. Eppure anche questa è serietà della politica. Anzi, soprattutto questa. Altrimenti indignarsi (giustamente) contro le sparate del Calderoli di turno è solo un modo per lavarsi la coscienza…