Le accuse di protagonismo si sprecano. Come pure quelle di populismo, tra le più gettonate. Ma lo scontro in scena nell’Aula di Montecitorio va ben oltre. Nella seduta convocata qualche ora fa per incardinare in commissione il decreto sul femminicidio, i deputati del Movimento Cinque Stelle e la presidente Laura Boldrini ingaggiano un vero e proprio braccio di ferro. Botta e risposta. Accusa e replica (quasi sempre della presidente, visibilmente infastidita). Un battibecco a tratti disarmante, a colpi di «egocentrica» e di «immaturi». A cui si uniscono presto anche i parlamentari della Lega Nord.
A fine seduta si rischia l’avanspettacolo, con recriminazioni che palleggiano da un banco all’altro dell’emiciclo. Maggioranza e opposizione. Una serie di reciproci attacchi a chi ha fatto più vacanze, chi ha preso troppo sole e chi spreca più impunemente i soldi dei cittadini tenendo aperta la Camera. A tratti sembra quasi di assistere a una riunione di condominio. Il tutto davanti agli occhi dei cento deputati scarsi presenti a Palazzo (fin troppo numerosi – al netto delle solite polemiche anticasta – considerata la mera formalità dell’evento). Ma anche di un nutrito gruppo di cronisti, del ministro Dario Franceschini seduto ai banchi del governo e di pochi curiosi in tribuna. Il risultato è evidente. Un atto formale, previsto dai regolamenti della Camera e dalla stessa Costituzione, diventa l’occasione per organizzare un inedito appuntamento estivo. Quasi una seduta di cabaret a Montecitorio.
A scatenare le polemiche nei giorni scorsi erano stati proprio i grillini, convinti che la convocazione di stamattina fosse solo una vetrina. Una seduta inutile, voluta dalla presidente Boldrini per trasmettere al Paese la finta immagine di un Parlamento operoso anche d’estate. A ricordare l’obbligatorietà dell’incontro di oggi, è la stessa presidente. Che in apertura di seduta sottolinea, con fastidio, la Costituzione: «Il Governo, quando adotta un decreto-legge, deve presentarlo il giorno stesso per la conversione alle Camere, che, anche se sciolte, si riuniscono entro 5 giorni». Le accuse dei grillini? «Del tutto inutili e pretestuose».
Tanto basta a scaldare il clima. Per annunciare il prossimo impegno delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia basterebbero pochi minuti, invece la seduta va avanti per oltre un’ora e mezza. Un intervento dopo l’altro, si capisce che l’atmosfera non è distesa come la pausa estiva lascerebbe immaginare. Tutto intorno un Palazzo semideserto, dove persino la buvette e il ristorante sono chiusi per la pausa agostana. Pochi i presenti. I deputati più numerosi sono quelli del Partito democratico, una quarantina compreso il segretario Guglielmo Epifani. Sei i leghisti, dodici i montiani di Scelta Civica, una ventina nel Movimento cinque stelle. Solo quattro gli esponenti del Popolo della libertà.
In Aula la polemica prosegue. Va in scena quella che più tardi la deputata Paola Binetti definirà «un’aggressione di branco». Il bersaglio di Lega e Cinque Stelle è sempre la presidente della Camera. In realtà Laura Boldrini, capelli raccolti e abito beige, non sembra perdersi d’animo. Perde la pazienza, semmai. E risponde a tono. Ce l’ha con i deputati M5S che più volte le chiedono provocatoriamente di avviare immediatamente i lavori parlamentari. Non gradisce quando qualcuno ironizza sulle sue vacanze. Ma è con il deputato Walter Rizzetto – «Quanto costa agli italiani questa convocazione formale? 150-200mila euro» – che perde le staffe. «Ma lei ha capito che è un obbligo essere qui?» alza la voce «cosa parla di sprechi? Questo è un esercizio democratico».
I leghisti non sono da meno. «Nessun ringraziamento per la sua presenza – spiega Nicola Molteni parlando alla presidente Boldrini – Era doveroso che fosse qui. Probabilmente un po’ meno doverose sono state le modalità con cui ha annunciato la convocazione di quest’Aula, fatta probabilmente con un eccesso di protagonismo e con un eccesso di ego». Per tutta risposta la presidente della Camera cita il proprio profilo Facebook . Proprio così. «Solo per essere molto chiari – le sue parole – le ricordo che nel post della mia pagina Facebook era scritto quanto segue: “È prevedibile che Montecitorio debba riunirsi già dopo il 20 agosto per la presentazione di un decreto”. Non credo che ciò sia protagonismo». In Aula il clima diventa surreale.
C’è anche chi, come il leghista Gianluca Buonanno, paragona la presidente al personaggio manzoniano di donna Prassede. «Una donna che pensava che il monopolio del bene fosse suo. In realtà poi le cose erano ben diverse». Dopo aver definito la Boldrini il «peggior presidente del Dopoguerra», l’esponente del Carroccio si rivolge direttamente a lei: «Non potevamo lavorare una settimana invece che un giorno? Devi andare al mare donna Prassede?». Stavolta la Boldrini sembra pronta a esplodere. Prima di togliere la parola al leghista, che ha superato il tempo concesso, si lamenta: «Colleghi, lo sappiamo, non sa esprimersi senza offendere».
A un certo punto – in perfetto clima da gita scolastica – si rischia quasi di perdere il controllo della situazione. Mentre l’esponente di Sel Arcangelo Sannicandro e il centrista Antimo Cesaro se la prendono con i grillini – «anche il 20 agosto siamo costretti a sorbirci inutili doposcuola» – i pentastellati Giulia Sarti e Roberto Fico incalzano i berlusconiani sulla condanna definitiva dell’ex premier. «Un condannato a quattro anni per evasione fiscale non dovrebbe farvi alzare così tanto la testa, ma la dovreste tutti quanti nascondere». L’esponente M5S Carlo Sibilia ce l’ha con il ministro Franceschini. «Siamo contenti di vederla quando non c’è una questione di fiducia nei pressi» ironizza sulle presunte assenze del rappresentante del governo. Non mancano commenti – alcuni particolarmente sprezzanti – al meeting di Cl in corso a Rimini. Evento organizzato, nella lettura della grillina Tiziana Ciprini, in alternativa da «Comunione e Fatturazione» o «Commistione e Lottizzazione».
«Mi spiace veramente che il livello sia questo» si lascia andare a un certo punto Laura Boldrini. «Non è segno di maturità». E se lo dice il presidente della Camera. Il sipario si chiude poco prima delle 15. Seduta sospesa, l’Aula tornerà a riunirsi il 6 settembre.