Iran, ecco chi sono i tecnocrati al potere con Rohani

Teheran e il sistema dei privilegi

Il vice-ministro degli Esteri italiano Lapo Pistelli ha da poco concluso il suo viaggio in Iran, confermando i buoni rapporti tra Partito democratico e moderati iraniani nel nuovo corso del dopo-Ahmadinejad. Già l’ex premier Romano Prodi aveva instaurato un relazione privilegiata con l’unico presidente riformista della storia iraniana Mohammed Khatami. In quel momento l’Italia era tra i principali partner commerciali di Teheran. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato con il goffo tentativo dell’ex ministro Franco Frattini, non riuscito, di entrare a far parte del gruppo 5+1 (Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e Germania) per la mediazione sul programma nucleare. Da allora l’Italia ha perso ogni relazione privilegiata con Teheran, ma le cose potrebbero cambiare con il nuovo presidente moderato Hassan Rohani.

Il governo Rohani e il ridimensionamento dei pasdaran

A pochi giorni dal suo insediamento, il governo Rohani, composto da 18 ministri, attende l’approvazione del Parlamento. È ancora presto per trarre delle conclusioni ma si tratta di un governo di tecnocrati con la presenza di alcune personalità riformiste.
Tra i nomi del nuovo esecutivo spicca Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri proposto da Hassan Rohani. Durante la presidenza Khatami, Zarif è stato ambasciatore presso le Nazioni Unite e ha curato spesso i contatti con l’amministrazione Bush jr. Molto importante è la scelta di Ali Jannati al ministero della Cultura: un centro di potere chiave per il controllo della vita degli iraniani. Jannati è uomo del tecnocrate Rafsanjani e figlio dell’ayatollah ultraconservatore Ahmad Jannati, ma si è spesso dissociato dalle decisioni del padre. Invece, il nuovo ministro della Giustizia potrebbe essere Mostafa Pourmohammadi, sebbene non sia ben visto dalla leadership riformista. Il magistrato si è reso responsabile di esecuzioni di massa negli anni Ottanta. Mentre una donna, Elham Aminzadeh, con lunga esperienza all’estero, sarà il vicepresidente con delega agli Affari giuridici.

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Colpisce poi della compagine governativa la ridotta presenza dell’élite militare, ampiamente protagonista del precedente governo. I pasdaran o Guardiani della rivoluzione dovrebbero essere soltanto tre. Al ministero della Difesa andrà il generale Hossein Dehghan, alto comandante dei pasdaran. Mentre resta incerta la nomina del nuovo negoziatore per il nucleare che, secondo la stampa locale, potrebbe essere un generale in pensione. Per l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, la Guida suprema Ali Khamenei ha pensato ad un seggio nel Consiglio per il Discernimento, assemblea incaricata di dirimere le controversie tra Parlamento e Consiglio dei Guardiani. L’importante istituzione è guidata dall’ex presidente Hashemi Rafsanjani ed ha spesso criticato l’operato dell’ex presidente radicale.

Le Fondazioni: il segreto dei tecnocrati

Il segreto del successo dei tecnocrati iraniani sono le loro salde radici finanziarie ed il controllo che esercitano sul sistema delle Fondazioni. In Iran si tratta di imprese che gestiscono i settori agricolo, industriale e dei servizi. Secondo alcuni analisti, il 60% del Pil iraniano viene dai proventi di queste aziende. Infatti, sebbene le fondazioni vengano qualificate come enti senza scopo di lucro, sono coinvolte in numerosissime attività di natura commerciale. Dalle Fondazioni dipendono i sussidi distribuiti ai diseredati, alle famiglie delle vittime della guerra Iran-Iraq (1980-88), esse hanno la funzione di uffici di collocamento, soprattutto per pasdaran e paramilitari basiji in pensione, forniscono borse di studio, alloggi popolari, assistenza sanitaria. Sono divenute, quindi, una sorta di sistema sociale permanente che forma la base sociale del consenso al regime. Esse godono di ampi favori fiscali, tra cui la non imponibilità degli utili, nonché di prestiti agevolati e donazioni, di indipendenza nel commercio estero.

La Fondazione dei Diseredati, Boyand-e janbazan va mostazafan, è la seconda azienda del Paese dopo la Società Nazionale del Petrolio. Possiede alberghi, banche, imprese in più di ottanta paesi, nel Golfo Persico ed in Europa. Nacque nel 1979 dall’esproprio della Fondazione Pahlavi per il sostegno ai diseredati, ai poveri. Essa offre assistenza sanitaria, medica, educativa, artistica e sportiva. Le banche che questa Fondazione possiede controllano un quarto delle banche commerciali di Dubai.

La seconda Fondazione più importante è la Asnane Oze Rezavi, è la più antica dell’Iran ed ha sede nella città di Mashad. Il punto di forza di questo ente è il potere di contrattazione diretta con l’estero che le è tradizionalmente riconosciuto. Il Presidente, Vàez Tabasi, è membro dell’Assemblea degli Esperti. La Fondazione gestisce una propria banca ed una propria compagnia aerea. È monopolista nello sfruttamento dell’oro, dei metalli preziosi e del gas lungo la frontiera con il Turkmenistan. Naser Tabasi, figlio del Presidente della Fondazione e marito di una delle figlie di Khamenei, si è dedicato al progetto di inserire Mashad in un network di città commercialmente attraenti in Asia centrale ed inoltre ha lavorato per l’acquisizione di armi e tecnologie nucleari.

La terza per importanza è la Fondazione dei Martiri, guidata da Mohammad-Hosein Rahimiyan, fondata da Khomeini. Conta 350 uffici e 30.000 dipendenti. I suoi obiettivi ufficiali sono il sostegno ai veterani della Rivoluzione Islamica e alle famiglie dei caduti della guerra Iran-Iraq. La Fondazione possiede 68 industrie, 75 agenzie commerciali, 21 compagnie edilizie, 17 imprese agricole, terreni e beni immobili. Le Fondazioni sono inoltre legate ai mercanti del bazar attraverso il Consiglio Islamico di Coalizione, guidato dai tecnocrati. Per questo intercorre uno stretto rapporto tra Fondazioni e famiglia Rafsanjani. Grazie a questi legami Rafsanjani controlla gran parte del commercio con l’Asia ed accede ad un’ingente frazione degli introiti della vendita del petrolio.

Rohani inizia il suo mandato e avvia una nuova pagina nei rapporti con Europa e Stati Uniti per i negoziati sul nucleare. Ma il primo interlocutore resta Mosca. Teheran potrebbe infatti trattare direttamente con la Russia per la costruzione di nuovi reattori presso la centrale nucleare di Bushehr. Le sfide del nuovo governo in politica interna riguardano soprattutto le richieste che vengono dai giovani oppositori, confluiti nel movimento contrario alla presidenza Ahmadinejad nel 2009, e alle riforme del sistema bancario, chieste dai mercanti del bazar.
Ma i privilegi, assicurati ai tecnocrati e all’intero establishment della Repubblica islamica dal sistema delle Fondazioni, non saranno toccati.

Twitter: @stradedellest

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