Adesso un gesto di dignità per l’Italia

La fine della seconda repubblica

Potremmo cavarcela dicendo che era già tutto scritto nelle stelle pazze di questo paese. Che arrivati al dunque, davanti allo spettro finale della decadenza e dell’arresto, Silvio Berlusconi avrebbe mostrato il suo demone, quello di un monarca bizzoso e insofferente alle regole, gli interessi personali prima di tutto. Su Linkiesta abbiamo scritto molte volte negli ultimi 6 mesi quale fosse il senso di queste larghe intese appese fin da subito alle convenienze del Cavaliere. Non ne abbiamo mai avuto il mito, per un semplice motivo: le larghe intese tra partiti non pacificati (Pd e Pdl) servono solo in via emergenziale per fare le riforme non differibili. Un’alleanza a tempo, circostanziata. Questo e solo questo le giustifica. E poi avevamo già visto com’era andata la prima larga intesa tra gemelli diversi e riottosi: l’avventura mesta di Mario Monti a Palazzo Chigi. Per Letta e con Letta non poteva che essere la stessa cosa se non peggio.

Il 4 marzo 2013, dieci giorni dopo il pareggione elettorale Pd-Pdl-M5s, abbiamo scritto “Legge elettorale e voto per evitare la sindrome Monti” perchè ci sembrava chiaro che fosse quella l’unica strada per rendere possibili le riforme in questa pazzo paese; il 19 maggio, poche settimane dopo il varo del governo Letta e leggendo una dettagliata intervista di Angelino Alfano al Corriere della Sera in cui il vicepremier fissava le regole d’ingaggio del Pdl per stare al governo (cominciando dal tasto dolente della giustizia), abbiamo scritto “Sinceramente, quanto può durare un governo del genere?”. Dentro questi pezzi ci sono già tutti i semi della tempesta scatenata ieri pomeriggio, non perché fossimo particolarmente acuti, bastava raccogliere i segni sul terreno. Insomma dov’è la notizia?, verrebbe da dire. Il calcolo razionale di Berlusconi e del partito Mediaset (meglio decaduto ma al governo che decaduto all’opposizione con un partito in rotta e le procure alle calcagne), dopo il primo agosto, giorno della sentenza di Cassazione, è capitolato davanti ai fantasmi di un uomo braccato e disperato, a fine stagione, mal consigliato anche sul senso pratico di un rovesciare il tavolo che serve nemmeno a fermare l’orologio giudiziario.

Però oggi tutti questi argomenti non bastano più, hanno perso di senso davanti ad un blitz tanto folle e lesionista. Il paese è così in panne, esposto al ludibrio internazionale e dei mercati, bloccato da zeppe e anni di non riforme, umiliato e prostrato, che serve un gesto forte da parte di chi molti di noi hanno sempre messo in conto non si sarebbe mai staccato dal Cavaliere. Per fedeltà, riconoscenza (zucche trasformate in principi e principesse), servilismo o semplice mancanza di coraggio al cospetto del Capo. Il Pdl è un partito che ancora gode di molti consensi nel paese nonostante la rotta, l’emorragia di voti, la delusione di milioni di moderati italiani per il tradimento della missione riformista del ’94 e lo sconcerto per la crociata contro una sentenza definitiva giusta o sbagliata che sia (in uno stato di diritto le sentenze si criticano anche aspramente, ma le si accettano sempre altrimenti salta tutto). Fin da domani in Parlamento, quando il premier Letta farà il suo discorso, è il momento di mettere fuori la testa, battere un colpo, l’occasione della vita per darsi una botta di coraggio affrancandosi dal gorgo del Capo. E’ il momento di stare dalla parte dell’Italia e degli italiani. Serve uno scatto di dignità perché non è pensabile che un’intero partito si suicidi insieme al caro leader disperato, affondando un paese che è già oltre le bizze, oltre il bipolarismo di guerra, oltre questa seconda repubblica fallimentare e inconcludente.

Ma questo scatto di dignità deve servire non per rifare l’ennesima larga intesa fallimentare. Ma per produrre, con chi ci sta, quelle 2-3 cose minime (legge di stabilità, normalizzazione internazionale e nuova legge elettorale) per andare in primavera al voto con regole di gioco potabili e competitive, dove chi vince può governare senza alibi e interdizioni, in tempo per guidare il semestre europeo. Questo è l’impegno che i moderati del Pdl, le colombe se ci sono, hanno il dovere di prendersi domani davanti al paese. Non possiamo permetterci di passare dal governo Letta al Lettino, una maggioranza per una manciata di voti eterogenei, raccogliticcia. Entro due mesi saremmo punto e a capo. Le larghe intese così come le abbiano conosciute in Italia sono fallite, non siamo in Germania dove il capo dell’opposizione, sconfitto, si ritira per favorire l’accordo con la cancelliera Merkel. Siamo in un paese che ha bisogno di ripartire dai fondamentali. Da un governo di scopo che faccia le cose minime per riportare gli italiani a votare. Sperando che, a sinistra come a destra, gli attuali vertici abbiamo il buongusto di farsi da parte e aprire al cambio generazionale, al rinnovamento. Altrimenti si entra in terra incognita, e persino la Troika potrebbe essere il minore dei mali…  

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