Salta la soluzione salomonica tra le due anime del Pd

Secondo giorno di Assemblea nazionale

«Se siamo stati capaci di organizzare le primarie in due giorni, come successe in occasione delle parlamentarie, saremo capaci di organizzare il congresso entro l’8 dicembre?». La rappresentazione plastica del giorno conclusivo dell’Assemblea nazionale democratici si ha quando la pasionaria Rosi Bindi stringe la mano al renziano Lorenzo Guerini. Perché non ci sarà alcuna modifica dello Statuto, e il lavoro della commissione congressuale, durato quasi quattro mesi, non ha portato a nulla. La riunione protratta fino a tarda notte scorsa non è servita a nulla. «La commissione congressuale ha deciso di ritirare le modifiche statutarie».

Salta il tavolo, nonostante gli incontri che si sono svolti in questi giorni, e nonostante la mediazione trovata la scorsa notte. Insomma, per dirla con un uomo di Largo del Nazareno, «il Pd del Lingotto di Walter Veltroni è sopravvissuto all’Opa dei bersaniani». Avevamo sottovalutato i numeri  in Assemblea degli uomini dell’ex segretario Pier Luigi Bersani. Diversi delegati, secondo quanto apprendiamo all’Auditorium della Conciliazione, non hanno ritirato la delega, e il quorum dei due terzi, necessario per le modifiche statutarie, non era facilmente raggiungibile. Del resto, sbotta il renziano Davide Faraone, «l’Assemblea è difficilmente controllabile, la gente vota liberamente».

Insomma, dopo due giorni dell’assise dei democratici, l’unico risultato acquisito è la data del congresso per le elezione del segretario: l’8 dicembre. Adesso la parola passerà alla direzione nazionale, che è stata convocata per il prossimo 27 settembre. Direzione che «dovrà approvare il regolamento, ratificare la data dell’8 dicembre, e prevedere come ultimo termine di presentazione delle candidature l’11 ottobre». Sulla separazione del ruolo di segretario da quello di premier del centrosinistra, o tanto meno sulla platea e sulla data dei congressi regionali, resta tutto invariato. Perché, come afferma animatamente Enrico Morando, «la direzione nazionale non potrà apportare modifiche statutarie, e qualora lo facesse, mi rivolgerei alla magistratura». Il dubbio resta. Perché, mormorano diversi esponenti di punta del Nazareno uscendo dall’Auditorium, «i bersaniani proveranno a giocare l’ultima carta in direzione, cercando di spiegare che con le regole vecchie il percorso congressuale potrebbe allungarsi, ed in questo modo potrebbe slittare il congresso». Piccolo particolare: su questa linea ci potrebbe essere la convergenza delle truppe del Presidente del Consiglio Enrico Letta. Oggi sarebbe dovuto intervenire il fedelissimo Francesco Boccia, ma inspiegabilmente ha ritirato l’intervento. E c’è più di un sospetto che dietro il caos di oggi in Assemblea – la seduta è stata interrotta per circa un’ora per raggiungere un accordo all’ultimo secondo – ci sarebbe lo zampino del Presidente del Consiglio. Oggi negli States ma ancora imbufalito per l’atteggiamento di quel giovanotto di Firenze che ha criticato in più di un’occasione il governo dell’allievo di Beniamino Andreatta. Tuttavia, ad oggi, la data congressuale, dopo mesi di dibattito «surreale», c’è ed è quella dell’8 dicembre. E ciò risulta certificato dal sito internet dei democratici che ha aggiornato l’apertura della homepage: «Primarie l’8 dicembre». Sarà vero?

Twitter: @GiuseppeFalci 

I tre punti approvati nella notte e poi saltati in assemblea:

Primo punto.

La commissione per il congresso propone di superare l’identificazione automatica tra segretario e candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e di prevedere la scelta di quest’ultimo attraverso specifiche primarie di coalizione. La commissione propone di eliminare l’ultima frase dell’art. 3.1 dello Statuto (“ed è proposta dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio”) e di riformulare l’articolo 18.8 come segue: “il candidato del Pd alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri è scelto attraverso primarie di coalizione o di partito a cui sono ammessi, oltre al Segretario nazionale, anche altri iscritti al Partito democratico”.

Secondo punto. 

Secondo lo statuto attuale il segretario è scelto dagli elettori del Pd, definiti come cittadini italiani o residenti in Italia che “dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrati all’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori” (art.2.3) La commissione propone di confermare l’attuale formazione statutaria e di prevedere la possibilità all’albo degli elettori anche al momento del voto. La quota di partecipazione suggerita è di due euro.

Terzo punto.

La commissione suggerisce di tenere i congressi di circolo e provinciali prima dello svolgimento della fase riservata agli iscritti del congresso nazionale. La commissione propone di mantenere la norma attuale che prevede la scelta dei segretari regionali da parte degli elettori, e di svolgere i congressi entro il 31 marzo 2014. 

Al fine di svolgere l’elezione del segretario nazionale e della Assemblea (art.9 dello Statuto) l’8 dicembre, la commissione suggerisce il 27 settembre la direzione nazionale che approva il regolamento e di prevedere come termine per la presentazione della candidature l’11 ottobre. 

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