Portineria MilanoL’impresa di Grillo: una nuova classe dirigente M5s

Elezioni europee

L’ultimo in ordine di tempo è il caso di un militante dei Meet Up del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo di Chiavari, in Liguria, provincia di Genova. Marino Bertuletti, ex informatore medico scientifico di 55 anni, è stato arrestato il 25 ottobre per pedoporagrafia su internet. I suoi messaggi sul sito M5s dove si inneggia alla democrazia diretta non ci sono più perché i grillini li hanno cancellati. Ma un ex militante ligure che ha riesumato le immagini, ha scelto di mettere il dito nella piaga: «Mi aspettavo dal Movimento, che fa della trasparenza e democrazia diretta la sua bandiera, almeno un piccolo comunicato stampa in cui, riconoscendo la propria superficialità nella scelta degli attivisti prendesse le debite distanze». 

La classe dirigente è uno dei talloni d’Achille per GrilloI casi di impreparazione di deputati, senatori e consiglieri regionali non si contano più sulle dita di una mano. Ma anche l’incapacità di muoversi nella morsa della palude romana: basti pensare al caso delle mail trafugate con le foto scottanti della deputata Giulia Sarti. Figuriamoci quindi tra militanti e attivisti, ancor meno controllabili. Sempre in Liguria, in agosto, fu arrestata per droga Diletta Botto, eletta alle ultime amministrative nel municipio Medio Ponente. Insomma una catastrofe  Che riguarda anche alcuni senatori dissidenti. Esempio è Marino Mastrangeli, poliziotto, cacciato dal movimento per le sue ardite partecipazioni a Pomeriggio Cinque con Barbara D’Urso. Ma anche deputati, come Carlo Sibilia, famoso per il suo stravolgimento della Costituzione in aula, quando disse rivolto a Enrico Letta che Napolitano poteva togliergli l’incarico: peccato sia una competenza del parlamento. 

In vista delle elezioni europee i grillini cercano di riorganizzarsi e rinnovarsi. Nei giorni scorsi ha fatto rumore il post sulla bacheca Facebook del deputato 5 stelle Angelo dal titolo “Siamo in guerra”. Obiettivo è la ricerca di nuovo personale, per sfidare la casta su materie quali la giustizia, gli affari costituzionali, il lavoro e la finanza pubblica. «Le figure che stiamo ricercando devono avere capacità di drafting normativo e/o conoscenze specifiche e certificabili nei settori indicati. Professionalità che non sono state rilevati nei curricula precedentemente ricevuti». C’è da crederci a vedere i casi che compaiono qua e là lungo lo stivale. Perché Tofalo lo scrive nero su bianco: «Non saranno presi in considerazione i curricula che non abbiano le caratteristiche specifiche». 

Del resto, non ci sono solo blog, social network e banchetti. La vita a Cinque Stelle popola anche e soprattutto i Meetup. Scriveva Grillo in tempi non sospetti: «Ho pensato come fare per dare a tutti coloro che seguono il mio blog l’opportunità di organizzarsi tra loro e prendere iniziative. Ho deciso di utilizzare Meetup». Invenzione americana benedetta da Casaleggio per aggregare la galassia Cinque Stelle, il sito è oggi un punto di riferimento per centinaia di gruppi territoriali grillini. Il Meetup di Napoli conta oltre 5.000 iscritti, a Milano sono 2.500, a Firenze 2.300, a Palermo 2.000, mentre il gruppo del Lazio supera i 1800 e la compagine storica di Genova annovera un migliaio di partecipanti. Quello virtuale è un serbatoio di voti e idee, un laboratorio di logistica e contenuti che agisce quotidianamente in parallelo alle attività social condotte dal fortino della Casaleggio Associati. Dai Meetup partono proposte e dibattiti, si discetta di temi locali e si pianificano eventi. In queste settimane è il V-Day a farla da padrone: l’obiettivo è sbarcare in forze a Genova, con gruppi e striscioni pronti all’appello del primo dicembre. C’è chi raccoglie i nominativi e chi organizza i pullman, qualcuno accarezzava pure l’idea di un treno speciale ma il gruppo di Roma lancia l’allarme: «Abbiamo ricevuto 25 adesioni, affrettatevi nel comunicare il vostro interesse in modo da valutare se continuare a organizzare il servizio o abbandonarlo».

I Meetup, e con essi anche forum e blog d’area, sono termometri affidabili del clima politico in casa Cinque Stelle. Registrano fermenti, riportano polemiche, rilanciano incontri. Attualmente sono in molti a chiedere più peso specifico nelle decisioni del Movimento a livello nazionale, invocano quella democrazia partecipata che è stella polare del vangelo pentastellato. L’arrivo della piattaforma web, con cui gli attivisti potranno emendare le proposte di legge parlamentari, ha placato le critiche e generato un moto di entusiasmo (migliaia di accessi nelle prime ore). «Si tratta di un passaggio necessario per coinvolgere gli attivisti e allargare la base di contenuti», spiega a Linkiesta una deputata M5s anche se «la reale utilità del portale è da verificare perché sui grandi temi è facile coinvolgere gli attivisti ma il lavoro quotidiano di atti ed emendamenti non è vincolabile alla piattaforma ed è giusto che non lo sia, altrimenti diventerebbe una gabbia per noi parlamentari».

Il timore tra i Cinque Stelle è che la piattaforma sia solo un primo mattone, se non una foglia di fico: «Si dà l’impressione di coinvolgere tutta la base ma poi la proposta di riforma elettorale M5s pubblicata sul web non è stata nemmeno discussa in assemblea tra noi parlamentari». Quindi, qual è la situazione? «C’è un problema – ripetono da Roma – esistono parlamentari di serie A e serie B, solo dopo arrivano gli attivisti». Ultimamente dai territori sono partite accuse di scollamento e lontananza delle questioni romane. «Hanno ragione, si sentono marginalizzati se non addirittura traditi – spiega a microfoni spenti un altro parlamentare – ma non abbiamo gli strumenti che erano stati promessi. E poi non sempre gli attivisti hanno la percezione della complessità e della mole del nostro lavoro a Palazzo. Spesso sono più interessati a chiederci i rendiconti che a conoscere le nostre proposte di legge».

Se ieri su blog e Meetup ha fatto discutere il post di Grillo e Casaleggio per il reato di immigrazione clandestina, oggi tengono banco le elezioni europee. Chi candidare? Secondo quali criteri? La palla è in mano al quartier generale milanese, dove verranno stilate le regole e certificati i passaggi del procedimento elettorale: le prime indiscrezioni vogliono che a questo round servano «laurea, due lingue perfettamente parlate oltre all’italiano e conoscenza del diritto comunitario». Eppure sul web è già nato un dibattito intessuto di avvertimenti, casi scuola e proposte. La domanda classica porta la firma di Dario Augello: «Qualcuno ha notizie ufficiali per le modalità sulle candidature?». Alle risposte si sostituiscono opinioni. E quella che va per la maggiore propone l’elettorato attivo e passivo per tutti gli iscritti certificati. Un po’ ovunque contestano il metodo imposto dai diarchi alle scorse Parlamentarie, dove poteva concorrere solo chi si fosse già candidato alle amministrative o alle regionali in una lista Cinque Stelle, «ma questa regola ha escluso migliaia di persone capaci».

Lorenzo, tra gli organizzatori del Meetup “Parlamento 5 Stelle”, spiega: «A mio parere le uniche regole devono essere quelle base del Movimento. Chi si candida deve essere incensurato, non deve aver mai fatto politica e deve risiedere dove si è candidato, senza che nessuno si inventi trucchetti per venire eletto al posto di altri». La pensa diversamente Davide Pulzella, sul Forum Roma5Stelle (spazio web espressione della “corrente” di Roberta Lombardi):  «La scelta dei candidati alle Europee dovrebbe ricadere sui candidati nazionali non eletti alle scorse politiche, così per dare un senso di continuità alle scelte del Movimento». Pierfrancesco Rosselli è tranchant: «Io invece spero che Grillo e company decidano di non candidare nessuno di Roma e del Lazio così per i prossimi mesi eviterò di vedere litigate su tutti i social network e magari si tornerà a lavorare sul territorio senza fronzoli per la testa».

La richiesta che transita dai vari gruppi web è improntata alla trasparenza e al rispetto delle regole. Quasi in coro gli attivisti chiedono che sia premiata l’onestà prima dei titoli di studio, che pure non vengono disdegnati in ottica Bruxelles. Nel frattempo permangono dubbi ed equivoci, come scrive Elia Tropeano: «Alle passate elezioni politiche mi fu comunicato dallo staff di Grillo che avevo i requisiti per candidarmi al Senato, ma non fu specificato quali erano. Inoltre non ero stato nemmeno candidato con il Movimento alle amministrative. Quindi tutt’oggi non so quali requisiti abbia avuto per candidarmi alle parlamentarie». Qualcuno evoca scenari complottistici, altri giurano che è già tutto deciso dall’alto. In attesa di notizie da Milano, Pietro Avino mette le cose in chiaro: «Non ci siano sorpresine, chi si crede meglio di Grillo si faccia da parte».

Twitter: @ARoldering @MarcoFattorini

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