In esclusivaQuattro domande all’autore di How I Met Your Mother

Craig Thomas in anteprima per Linkiesta

Il 16 ottobre è uscito un numero speciale intitolato Serial Writers, e dedicato a chi la televisione la fa. Racconta le sfide e i successi delle serie televisive più belle del mondo con 14 interviste ai loro autori, sceneggiatori, showrunner. Da Vince Gillian di Breaking Bad a Matthew Weiner di Mad Man, passando per David Benioff de Il Trono di Spade.

Luca Barra ha intervistato per Link Craig Thomas, uno dei due autori di How I Met Your Mother. L’ultima stagione della serie, quella in cui finalmente conosciamo la mamma, va in onda negli Stati Uniti su CBS ed è ancora inedita in Italia. Abbiamo quattro domande dall’intervista in anteprima:

Com’è nata l’idea di How I Met Your Mother? Come siete riusciti a sviluppare personaggi così a tutto tondo, partendo dall’esperienze personali?
Mentre stavamo scrivendo il pilota di How I Met Your Mother, ci siamo attenuti alla saggezza senza tempo delle regole della scrittura: scrivi-di-ciò-che-conosci. Almeno in un primo momento, così, abbiamo basato i personaggi su noi stessi e sulle nostre vite. Quando avevamo vent’anni, il mio collega sceneggiatore Carter [Bays, ndr], proprio come Ted, era single e aspettava di incontrare la persona giusta. Io invece stavo con mia moglie fin dal primo anno di università, proprio come Marshall e Lily. Barney, dal canto suo, è partito come uno strano mix di alcuni amici assurdi che conoscevamo a New York. Solo dopo abbiamo preso queste fondamenta relativamente reali dei personaggi e vi abbiamo costruito sopra: li abbiamo abbelliti, abbiamo creato tratti, fissazioni e back-story che hanno reso i protagonisti finalmente loro stessi, persone del tutto uniche e speciali. Alcuni fan dicono: “Mi piace How I Met Your Mother, perché mi ricorda quando io e i miei amici usciamo insieme”; ecco, questo è probabilmente il complimento che apprezziamo di più.

Escludendo indizi e false piste, per otto stagioni non abbiamo avuto idea su chi fosse la madre dei figli di Ted. Quali sono i limiti, e quali invece le soddisfazioni, nello sviluppare una storia che ha previsto la soluzione del “mistero” finale così tanto avanti nel tempo?
How I Met Your Mother è in realtà molto di più che la semplice risposta alla domanda “Chi è la madre?”. È un padre che racconta ai suoi figli che tipo di persona fosse prima di avere dei bambini. Allo stesso tempo, però, ci piaceva avere un grande mistero che si costruiva man mano durante la serie. L’intero show ne risulta pieno di suspense. Così, come conseguenza, molti nostri episodi e archi narrativi individuali contengono qualche tipo di elemento misterioso minore nella narrazione, come a rappresentare un microcosmo dell’intera serie. Il mistero, insomma, è inscritto nel Dna del programma.

Nella serie, fate un continuo uso di flash-back e flash-forward. Come possono interagire con la storia senza frammentarla troppo?
Speriamo che tutti i flash-back e i flash-forward (e più in generale la continua giocosità a livello di struttura narrativa) aiutino a impedire che le scene sembrino troppo lunghe o troppo statiche; e siamo convinti che questi strumenti siano diventati parte importante del linguaggio narrativo della nostra serie, più che farla sembrare incostante o frammentata. Nel bene e nel male, è il modo in cui ci piace raccontare storie. Se giriamo un episodio e ci sembra troppo lento o lineare, cerchiamo di trovare un espediente per spezzettarlo in sala di montaggio: incrociamo scene diverse, creiamo flashback con il narratore. How I Met Your Mother è al suo meglio quando ha lo slancio di un treno fuori controllo.

Nelle ultime stagioni, How I Met Your Mother ha ampliato i suoi toni, aggiungendo alla commedia un sapore più drammatico – penso, per esempio, all’episodio in cui viene a mancare il padre di Marshall. In che modo questa ampiezza di emozioni incide sulla vostra scrittura comica? Con quali risultati?
Forse il più grande vantaggio di fare una sitcom per otto anni (e ora ancora per un’ultima, nona, stagione!) è che ti conquisti la possibilità di approfondire i personaggi. Nel corso del tempo, ci siamo accorti di come gli attori siano bravi e versatili, non solo nella commedia: non c’è un solo membro del cast di How I Met Your Mother la cui performance non sia riuscita a farmi piangere, e spesso più di una volta. Tutto questo è dovuto al numero di stagioni che siamo riusciti a fare. Non avremmo mai scritto una linea narrativa sulla perdita del papà di Marshall nella seconda stagione, ma nella sesta ormai ce l’eravamo guadagnata. Come sceneggiatori, il fatto di poter scrivere scene dove questi personaggi a cui tieni così tanto passano attraverso esperienze di vita reale – e non soltanto attraverso classiche storyline da sitcom – è una di quelle cose che Carter e io in assoluto preferiamo fare. E speriamo che questo sia qualcosa che ci contraddistingue da un mucchio di altre sitcom.

Link – Idee per la televisione lo trovate in libreria, su iPad, Android e Kindle. È lungo 158 pagine, edito da RTI e costa da 10 a 2,69 €.

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