Portineria MilanoBerlusconi vuole far ‘decadere’ Napolitano con lui

Il Quirinale e il Cavaliere

Silvio Berlusconi ha in mente di sganciare «una bomba atomica» contro il governo di Enrico Letta. Di questo si parla nel suo giro più stretto, a poche ore dall’estromissione del Cavaliere dal Parlamento, decaduto dal Senato alle ore 17:42 del 27 novembre e, ormai, cittadino comune. Il riserbo su quale sia l’arma segreta in mano al leader di Forza Italia è totale. Ma tutti gli indizi portano a pensare che il bersaglio questa volta sia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Anzi, c’è chi scommette su un inedito asse con il Movimento 5 Stelle per chiedere l’impeachment del Capo dello Stato. Ma c’è persino chi ha approfittato della recente visita in Italia del presidente Putin per avanzare un’ipotesi ancora più esplosiva: il Cav sarebbe in possesso di documenti imbarazzanti del KGB che metterebbero non poco in difficoltà il presidente ex Pci.

In queste ore, dal direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti fino a Sandro Bondi e Daniela Santanché, è partito il tiro al Capo dello Stato. Soprattutto per chiedere «l’apertura della crisi di governo» e «le dimissioni di Enrico Letta», come hanno ribadito i capigruppo di Forza Italia (ex-Pdl) Renato Brunetta e Paolo Romani in visita al Quirinale. Sallusti, però, pare aver anticipato la strategia del Cav parlando a Un giorno da pecora: «Ci vorrebbe l’impeachment: come dicono i 5 Stelle. Forza Italia dovrebbe appoggiarli. Il Presidente ha benedetto tanti golpe. Se ne intende di colpi di Stato». A detta degli esperti i falchi non fanno altro che seguire le indicazioni di Berlusconi che, se nel giorno della decadenza ha preferito risparmiare bordate contro il Capo dello Stato, in realtà è da un paio di settimane che prende di mira Napolitano sia pubblicamente («La decadenza è un golpe. Mi dia la grazia senza richiesta») che sui quotidiani di area, con attacchi di ogni tipo. Uno dei più pesanti? «Napolitano ricatta». 

È ormai chiaro che l’ex premier attribuisce la colpa della sua situazione politica e giudiziaria in particolare al Presidente della Repubblica, responsabile di «aver tramato contro di lui sin dal 2011» e «di non aver fatto nulla per fermare le procure». “Tradimento”, insomma, è la parola d’ordine in queste ore tra le residenze di Arcore e palazzo Grazioli. E pare a questo punto che Berlusconi sia a un passo – come ha fatto l’altro esponente “extraparlamentare” Beppe Grillo chiedendo l’impeachment nei mesi scorsi – dal chiedere le dimissioni di Re Giorgio: sarebbe il primo asse inedito con il leader del Movimento 5 Stelle. 

Il passaggio è delicato: fin troppo importante. Le colombe del Nuovo centrodestra di Alfano, come il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, ma soprattutto gli anziani cerimonieri di Arcore Ennio Doris, Fedele Confalonieri e Gianni Letta continuano a buttare acqua sul fuoco. Si cerca di mediare, di frenare l’ira di un Cavaliere che decaduto non vede l’ora di far “decadere” il primo ex-comunista al Colle. Lo scontro tra Napolitano e Berlusconi non gioverebbe di certo alla situazione politica internazionale del paese. E anche a chi, in particolare tra i figli del Cav, crede che ci sia ancora spazio per un atto di clemenza nei confronti del padre. Ma i rapporti ormai appaiono incrinati. «Pessimi» li giudica chi conosce bene entrambi. D’altra parte è di pochi giorni fa la nota del Colle che parlava di «assenza di condizioni per il provvedimento di grazia». E il colpo sembra pronto in canna. Ma cosa potrebbe riguardare? Il passato di Napolitano magari? Quando era un dirigente del Pci?

A diversi esperti del Palazzo non è sfuggito un libro da poche settimane nelle librerie. Si intitola i “Panni sporchi della sinistra”, edito da Chiarelettere e scritto dai giornalisti Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara. In uno dei primi capitoli, a pagina 37, si legge un passaggio legato proprio ai rapporti tra Giorgio e Silvio. Si legge:

«Possono essere i legami internazionali a unire Berlusconi e  Napolitano? La nostra fonte sostiene che Putin avrebbe dato al primo delle carte compromettenti sul secondo provenienti dal Kgb».

Su questo punto non ci sono riscontri ufficiali. Secondo alcuni, sia ex Pci sia attuali membri di Forza Italia, si tratta di pure illazioni. Anzi «se Silvio le avesse avute le avrebbe già usate» spiegano alcuni. E se invece Berlusconi avesse voluto aspettare perché confidava nella grazia? Ora, a mani libere, il Cavaliere potrebbe persino rinvangare  la vicenda legata alla sentenza della Cassazione sul caso Fininvest, quando in un’intercettazione disse che: ««Mi è stato detto che il capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata». Considerazione che fu subito smentita dal Colle, e che creò la prima spaccatura tra i due. Nel libro di Pinotti e Santachiara si legge ancora rispetto alle presunte carte del Kgb: «Se esistono, queste carte riguardano più i rapporti americani di Napolitano che quelli con i russi. Mosca lo teneva sotto osservazione come potenziale infiltrato degli statunitensi nel Pci. Le carte di Putin su Napolitano non possono riguardare i rapporti del Pci con Mosca, perché Napolitano come ministro degli Esteri del Pci si è occupato solo di Europa e Stati Uniti, non di Urss né di Asia».

Ma c’è anche chi dà un’altra versione. Ancora nel libro: «Un’altra fonte coperta, appartenente ai servizi segreti, conferma questa lettura, ma in parte la corrregge: “Napolitano è rilevante per gli americani proprio perché ha avuto intensi rapporti anche con Mosca, di cui conosce in chiave storica tutti i finanziamenti al Pci». Bettino Craxi, storico leader del Psi, amico di Berlusconi, di quei finanziamenti ne parlò in un’aula del palazzo di Giustizia di Milano durante Tangentopoli, di fronte all’ex pm Antonio Di Pietro. Era il 1993, pochi mesi dopo Berlusconi sarebbe sceso in campo.  

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