Altro che tassi invariati. Ancora una volta Mario Draghi ha sorpreso gli investitori, che puntavano in coro (tranne UBS) su un mantenimento dello status quo, modificando la politica monetaria della Banca centrale europea. Durante il meeting odierno la Bce ha deciso di intervenire ancora, tagliando di 25 punti base il tasso d’interesse di riferimento, portandolo allo 0,25%, il minimo storico. Ma ha dato una sforbiciata analoga anche al tasso sulle operazioni di rifinanziamento, le Marginal lending facility (Mlf), che ora è a quota 0,75 per cento. Invariato, invece, il tasso sui depositi. Traduzione: la crisi dell’eurozona non è ancora finita e servono ancora misure accomodanti. Almeno fino al 2015.
Dopo lo spettro della disgregazione della zona euro, ora c’è lo spettro della deflazione. La riduzione generale del livello dei prezzi, evidente in Irlanda, Grecia e Italia, spaventa. Questo perché il fenomeno è frutto, nella maggior parte dei casi, della debolezza della domanda interna. Più cala la richiesta di un bene, più il prezzo di quel bene cala, riducendo il margine per le imprese produttrici di quel bene. Uno scenario ben conosciuto sia in Giappone sia nella Germania del 2009. È anche per prevenire una spirale fatta di bassa crescita, deflazione e contrazione della domanda interna che la Bce manterrà il tasso d’interesse ai minimi per un prolungato periodo di tempo. Secondo Goldman Sachs, almeno fino al 2015. Ma è possibile che si passi a uno scenario ancora più lungo periodo. Una previsione azzeccata, dato che Draghi ha spiegato che le Main refinancing operations (Mro) a tasso fisso resteranno attive fino al luglio 2015. Proprio come le operazioni di rifinanziamento a tre mesi, che saranno condotte a tasso fisso fino al secondo trimestre 2015. E questo significa che si tratta una versione soft delle Long-term refinancing operation (Ltro). Lo scopo, ancora una volta, è diminuire la frammentazione dei mercati interbancari.
Le banche potranno avere più liquidità a disposizione. Draghi ha ripetuto che le armi della Bce sono ancora tante. L’obiettivo è duplice in questo frangente: su un lato c’è il timore di lungo periodo di bassa inflazione (non deflazione, dice Draghi), sull’altro c’è il pericolo di un credit crunch capace di non trasferire dalle banche all’economia reale l’intervento odierno. Entrambi i problemi potranno essere affrontati tramite la nuova via della politica monetaria della Bce. Il tutto con la speranza che basti questo per ripristinare il canale di trasmissione fra Eurotower e banche della periferia della zona euro, le più colpite dalla frammentazione bancaria esistente, seppur in via di riduzione.
La decisione sui tassi ha fatto crollare il valore dell’euro contro il dollaro. È per questo che, ha fatto notare Société Générale, «la scelta di Draghi rientra nelle armi convenzionali della Bce sul mercato valutario». In altre parole, la scelta dell’Eurotower è servita per deprezzare una valuta che era arrivata a valere troppo conto il dollaro. Nonostante Draghi abbia rimarcato che non ci sono state discussioni sul tasso di cambio, è palese che l’intervento di oggi gioverà sulle esportazioni, amplificando la ripresa che si sta affacciando nella zona euro. Avere un cross euro/dollaro a 1,33 invece che a 1,38, come nelle ultime settimane, è un sostegno non da poco.
Per rivitalizzare le imprese, e quindi per contrastare la fiacchezza della domanda interna e la crescente disoccupazione, ci sono ancora diverse armi. Quella più evidente è un altro Ltro. Le indicazioni di Draghi sono state chiare: «Ci sono ancora diversi strumenti che possiamo utilizzare per sostenere una ripresa che rimane comunque fragile». Oltre a un nuovo round di linee di credito bancarie a basso costo, c’è anche un taglio al tasso d’interesse sui depositi, che potrebbe arrivare nei prossimi mesi, forse già a dicembre. «C’è stata una discussione su questo tema, che resta sul tavolo», ha spiegato Draghi durante la conferenza stampa. Tanto dipenderà dai dati macroeconomici, specie sul fronte dell’inflazione e sui tassi d’interesse che le banche dell’eurozona applicheranno ai prestiti erogati alle imprese.
L’eurozona dipinta dalla Bce e da Draghi è un’area economica che naviga ancora in acque tempestose. Il peggio è passato, ma ora si tratta di fornire slancio all’economia reale. Ed è ormai chiaro che l’Eurotower resta pronta a fare di tutto per garantire un adeguato livello di accesso al credito per le banche di Italia e Spagna. Secondo il presidente della Bce le decisioni odierne serviranno a ripristinare i canali ora a secco. «La reazione dei mercati conferma il nostro scenario», ha detto. Si vedrà fino a che punto l’euforia iniziale si trasformerà in un sentimento duraturo.