All’inizio poteva sembrare una scelta rischiosa. Muoversi verso Est con la propria startup in valigia, abbandonando la rassicurante vitalità della scena di Berlino alla ricerca di un altro terreno fertile per fare germogliare la propria idea. Ma la mossa, alla fine, si è rivelata azzeccata. È questa la storia di Gruvit – The Marketplace for Musicians, una startup dedicata a musicisti, dj, e party lovers. Gruvit è stata fondata da due italiani, Luca Mastrococco e Mario Di Nucci, a Sofia, in Bulgaria, una città che sta cominciando ad attrarre numerose startup, europee e non solo.
«Non ci saremmo mai aspettati di finire a Sofia», ammette oggi Mastrococco, che prima di varcare i confini bulgari lavorava a Berlino, tra i più conosciuti e vitali centri per startup tecnologiche del mondo. Nell’affascinante città che sorge ai piedi del monte Vitoša, Gruvit sta oggi trovando il suolo giusto su cui edificare le proprie fondamenta. Qui, infatti, è stata accolta nel programma di un acceleratore locale. «A Sofia c’è meno competizione rispetto ad altrove. Ci sono meno pressioni, il che ti permette di emergere grazie all’idea, più che al fatto di avere già un prodotto in funzione». A dimostrazione di ciò, la recentissima vittoria al Betapitch Sofia, una competizione locale tra giovani startup in fieri.
Gruvit è un marketplace dove persone interessate a live music/clubbing possono prenotare band, musicisti e dj locali per le loro feste. Al momento è ancora in versione beta privata, ma i ragazzi stanno lavorando per essere pronti al lancio ufficiale. In città, al momento, sono soltanto due i fondi di investimento attivi, Eleven e Launchub. «Sono ancora pochi, è vero, ma si stanno muovendo in maniera molto veloce per creare la giusta comunità», assicura Mastrococco. «Tant’è che Sofia è diventato uno dei maggiori centri in tutta l’Europa dell’Est». Un’affermazione che trova conferma, ad esempio, nel fatto che anche Soundcloud – la più celebre startup musicale di Berlino – abbia aperto recentemente i propri uffici anche nel cuore della capitale bulgara.
La lista delle “città per startup che non ti aspetti”, comunque, non si limita alla sola Sofia. Restando Europa, ad esempip, ci si può trasferire a Grenoble, dove 38.500 abitanti su 160.000 si occupano di scienza e tecnologia. La città francese, pioniera della ricerca legata alla micro e nanotecnologia, ospita uno degli ecosistemi startup più interessanti del panorama continentale. Con un riscontro anche a livello economico: da questo centro urbano alpino non distante da Italia e Svizzera, nel 2013, Bonitasoft ha raccolto quasi dieci milioni di euro di investimenti. Grenoble, pur non vivendo l’eccitazione e l’hype tipici della Silicon Valley o di Berlino, offre ospitalità a decine di startup che crescono e maturano, lontano dagli occhi del mondo, vicino a quelli degli investitori.
Al di fuori dei confini europei, altre città hanno cominciato a rincorrere lo status di nuova Silicon Valley. È il caso di Nairobi: la capitale del Kenya, rinominata appunto “Silicon Savannah”, offre realtà come iHub, uno spazio aperto per compagnie e programmatori accanto ad incubatori come NaiLab, che supporta 30 startup locali e più di 100 compagnie a distanza. Tra le realtà più interessanti dislocate nelle Americhe ci sono Bogotà, che dispone di numerosi programmi di accelerazione (tra cui spicca Wayra Colombia) e di una burocrazia snella e agile, e Waterloo, la cittadina che sta sfidando Toronto e Vancouver come fucina di talenti della scena tecnologica canadese e alla cui startup community è stato dedicato recentemente addirittura un film.
E che dire di Bangalore, India? Questa corporazione municipale da otto milioni di abitanti, centro di eccellenze scientifiche indiane come l’Istituto di Astrofisica e il National Center for Biological Science, è stata inserita da Startup Genome tra i venti ecosistemi di startup più influenti del mondo (in diciannovesima posizione). La città ha attirato venture capitalists e angels da tutto il mondo: nel 2012, secondo una ricerca di Venture Intelligence, qui i finanziamenti early stage sono stati tra i più alti di tutta l’Asia, con 164 milioni di dollari investiti. A Bangalore migliaia di startup stanno nascendo, molte stanno fallendo, alcune si stanno trasformando. Numerosi eventi di networking si sono affermati negli ultimi mesi (Open Coffee Club, Bar-Camps, Startup Saturday tra gli altri), dimostrando come la scena startup, nel sud dell’India, sia estremamente vitale. Bangalore, tra l’altro, è gemellata proprio con San Francisco. Difficile sia un caso.