Introduzione
Zorro fa la zeta perché si chiama Zorro, o si chiama Zorro perché fa la zeta di Zorro? È dal lontano 1920, precisamente da sabato ventisette novembre di quell’anno, che gli appassionati di uomini mascherati possono dilettarsi intorno a questo dilemma. Nel frattempo, da quel giorno, possiamo anche goderci le avventure, sulle pagine dei libri o sugli schermi grandi e piccoli, alla ricerca, dentro e fuori di noi, del segno di Zorro.
NERO E TEMPESTOSO
Era una notte… buia e tempestosa, scriverebbe qualcuno, ma a me basta che sia buia, quella notte, e tengo le tempeste per la prossima occasione. Buia buia, però, nera come il nero più nero che c’è. Niente penombre, né vie di mezzo. Peccato per la Luna nel cielo, che sarà anche romantica più che mai, con il suo faccione pensieroso, ma qui finisce davvero per rendere il buio un po’ meno buio, il nero un po’ grigio e non è più così notte come volevo io.
Ma se, appena sopra l’orizzonte, proprio al centro di quella Luna grande così, appare più nera che mai la sagoma nera e inconfondibile di un uomo – e che uomo! – con tanto di mantello al vento e spada nel pugno, le cose cambiano. E se, sotto la sella, appare anche un cavallo – e che cavallo! – nero come il mantello nero, rampante sulle sue forti zampe posteriori, quasi svengo. Che se lo avessi cavalcato io sarei finito a terra in mezzo secondo e mi sarei nascosto nel buio tutt’intorno, rosso di vergogna e nero di rabbia. Altro che Zorro!
Ecco, Zorro… Mi sono sempre chiesto che eroe sia un eroe che compare solo con la Luna piena, una volta al mese, più o meno, solo perché sta scritto nella sceneggiatura ed, effettivamente, fa la sua bella scena anche in Technicolor, tanto è tutto nero… E per i ventisette giorni tra una Luna e l’altra? Lasciamo che gli uomini della legge stiano senza il mio fuorilegge preferito e facciano il comodo loro? Non me ne vorranno gli studiosi di astronomia, ma dalle parti di Monterey non è Zorro che appare con la Luna piena, ma è la Luna a riempirsi, con il suo faccione entusiasta, a ogni arrivo dell’uomo mascherato, che lo sanno tutti che è don Diego, ma il cuore galoppa lo stesso e, con lui, galoppa il cavallo nero.
Non sarebbe Zorro, Zorro, senza il cavallo di Zorro a riempire lo schermo più di lui. Sarà per questo che c’è il mantello a svolazzargli sulle spalle? Per apparire un po’ più grande, o un po’ meno piccolo del nero destriero?
Quando lo vedo giro la sedia, con lo schienale davanti al petto, mi dondolo e un po’ sono a cavallo anch’io. Non ho la maschera sugli occhi, né il cappello sulla testa, ma è anche vero che sono da questa parte del film e non è che posso passare ogni volta in camerino, prima di accendere la tivù. Che poi se all’improvviso entrasse mammà e mi vedesse al galoppo, con il lampadario a fare da Luna e la California nel televisore, sai che figura?! Se accadesse, però, sarei pronto con la mia spada a incidere in tre tocchi una zeta sul suo pancione da sergente Garcia, che se lo sapesse, che l’ho paragonata a quel ciccione, diventerebbe tempestosa davvero, la situazione, e nemmeno Zorro – quello vero – riuscirebbe a togliermi dai guai.
Ma in fondo è simpatico, Garcia. Sotto sotto faccio il tifo anche per lui. E anche lui, ne sono certo, sotto sotto fa il tifo per Zorro: si intuisce dal ghigno ammirato del suo faccione rotondo come la Luna, quando segue con lo sguardo la sagoma nera del nostro eroe all’orizzonte, e del suo cavallo nero. Suvvia, mamma Garcia, alla fine siamo compari, tu e io. del resto mica tutti son degni di avere la mia zeta incisa nel vestito.
Allora scendo in garage, salto sulla mia bicicletta nera nera, con un’agilità che… Che tanto mica mi vedi e potrei pure scrivere di aver fatto un triplo salto mortale carpiato con avvitamento… Sfondo il cancello e pedalo al galoppo. Sfreccio per la valle solitaria, entro nel parco ed è il mio regno. I nonni sulle panchine nemmeno mi vedono, tanto sono nero nel buio della notte, allora galoppo, pedalo, galoppo, pedalo, finché arrivo in cima alla collina e da lì… Beh, da lì è tutta discesa, per fortuna, perché non ce la faccio più. Lo sceneggiatore deve essersi dimenticato di darmi una dose extra di ossigeno. A casa, veloce, che comincia la puntata di Zorro!
Che fatica! La prossima volta, oltretutto, sarà bene ricordarsi di gonfiare le gomme al mio cavallo a pedali.
Quando avrò diciott’anni mi compro un cavallo nero. Poi vediamo come va.
Lo chiamerei Tempesta, uno stallone nero così, e la notte buia, magicamente diventerà più tempestosa che mai. E avrei chiamato Tempesta pure il cavallo di Zorro, altroché, invece no. Si chiama Tornado, che è un po’ una tempesta anche quella, anzi, di più, un uragano di energia, ma per la mia frase è un nome che fila un po’ meno. E non c’entra la Luna nel cielo, con il suo faccione brillante. Però la scrivo lo stesso:
Era una notte buia e Tornado… che non vuol dir nulla, ma a me piace così.
Chi non conosce il Sergente Garcia? E chi non lo riconoscerebbe, con quel suo fare goffo e impacciato, con quel suo pancione simpatico e il baffo un po’ in disordine? Già, ma chi sa chi sta sotto tutto questo?
Dentro quella pancia e sotto quei baffi c’è l’attore Henry Calvin, ma a chiamarlo così non lo conoscerebbe nessuno… E dire che era anche un discreto cantante, con la sua tonante voce baritonale, e che come attore comparve anche in altri film, ma non c’è nulla da fare: il Sergente Garcia è troppo un bel personaggio per ricordarsi tutto il resto e chi ne ha interpretato le gesta, impacciate e goffe, sarà sempre ricordato come Sergente Garcia. Con tanto di zeta incisa sul pancione.
Ai tempi di Zorro in tivù, qualsiasi cosa si stesse facendo, se le orecchie captavano le note della sigla non c’era nulla da fare: si mollava tutto e ci si accomodava in poltrona per la puntata che andava a cominciare.
A cantare erano i Boys Group, con il loro leader Riccardo Zara, specialista, con i suoi tre compagni, proprio nelle sigle televisive. La loro voce, come la spada di Zorro, era giustizia sicura!
Vuoi saperne di più, ma molto di più, sul mondo di Zorro, sulla sua storia e le nostra storie con lui? C’è chi ha fatto una bella ricerca per te e l’ha messa on line. Lì troverai le immagini in bianco e nero, che hanno fatto la leggenda di questo eroe fuorilegge, la storia degli attori, protagonisti o comprimari, quella delle fanciulle che ogni tanto appaiono a ingentilire le scene; potrei leggere due parole sull’intelligenza e l’eleganza di Don Diego, scoprirai la hacienda di Monterey, i nemici di Zorro, i dettagli cinematografici, con doveroso omaggio agli stuntmen, e tante altre informazioni, che ad alcuni mettono un po’ di nostalgia, ad altri fanno sorridere e sono parte della storia di tutti noi.
Isabel Allende – Zorro, l’inizio della leggenda – Feltrinelli
Chi era Zorro, prima di diventare Zorro? Cosa faceva e dove viveva il giovane Diego de la Vega, prima di mascherarsi di nero? Isabel Allende ha provato a immaginarselo e, tra notizie storiche reali, spunti tratti dal racconto originale e l’inserimento di nuovi protagonisti, otteniamo un romanzo prima del romanzo e un’avventura prima dell’avventura. Ci sono pure la mamma e la nonna di Diego, ma anche una scrittrice, un pirata e una regina e la lettura, per chi Zorro già lo conosce, si fa intrigante e sorprendente.
Il primo segno di Zorro apparve sulle pagine di una rivista, la All-Story Weekly, che pubblicò in cinque puntate il romanzo breve La maledizione di Capistrano, dello scrittore americano Johnston McCulley. Era l’estate del 1919 e quella zeta sarebbe arrivata fino a noi. La storia è già tutta in quelle pagine: c’è don Diego del la Vega, il suo fedele servo sordomuto Bernardo, la bella Lolita, perché c’è una bella in ogni romanzo, accanto a ogni eroe. Poi c’è il capitano Ramon e il sergente Gonzales e, tutto intorno, l’attuale California, che era California anche allora, ma faceva parte dei possedimenti spagnoli oltre oceano.
Fu però il cinema, come spesso accade, a rendere Zorro eroe più popolare che mai: Douglas Fairbanks fu il protagonista del film Il segno di Zorro, primo di una lunga serie, con Zorro interpretato via via anche da attori come Tyrone Power, Alain Delon, Antonio Banderas, ma anche dallo strampalato comico Franco Franchi. Ognuno, a modo suo, lasciò il proprio segno.
Tra gli eroi fuorilegge, dalla parte dei poveri e del popolo, contro le prepotenze dei potenti, è impossibile non ricordare Robin Hood, collega di Zorro e suo antenato medievale. Anche lui viene ricordato e raccontato a cavallo tra realtà e leggenda, rendendo le sue gesta ancor più avventurose. Chi non ha mai immaginato di cavalcare nella foresta di Sherwood? Persino Walt Disney si lasciò affascinare da questo piccolo eroe, dedicandogli un film tra i più belli. Astuto com’è, lo rappresentò come una volpe e da Esopo e Fedro in poi tutte le volpi sono furbe e astute, non è vero? Infatti anche la parola zorro, in lingua spagnola, altro non vuol dire che volpe, anche se a volte non sapere le cose è quasi meglio: un conto è esclamare arriva Zorro! Altro dire arriva il signor Volpe…
Se Zorro è nero, come il buio della notte, più nero di lui c’è solamente Furia, cavallo del West, che beve solo caffè, per diventare più nero che mai. Dicevano più o meno così le parole della sigla della trasmissione televisiva di Furia, cavallo nerissimo, adorato da tutti i ragazzi di qualche anno fa, quando le immagini in tivù erano in bianco e – appunto – nero. Chi non vorrebbe trovarsi nei panni di Joey, unico in grado di addomesticare quello stallone e, quindi, di cavalcarlo? Chi non vorrebbe avere Furia come migliore amico?
Non è un eroe come Zorro, il cavallo Furia, a parte quando toglie qualcuno dai guai, cosa che accade almeno una volta in ogni puntata, scampando a un incendio o a un’inondazione, mettendo in fuga un bandito o galoppando a più non posso per chiamare i rinforzi.
Certo che se Zorro avesse avuto Furia sotto la sella, chissà che scintille e che fuochi d’artificio avremmo visto al cinema e in televisione!
È un eroe mascherato, è nero lui e il suo mantello, quando qualcuno è nei guai arriva e risolve ogni problema, chi è? Non va in giro a cavallo, quindi non si può trattare di Zorro, peccato… Si tratta, invece, di Batman, l’uomo pipistrello che da più di settant’anni riempie le pagine dei fumetti e gli schermi dei cinema. Se ci si pensa bene, i due non sono poi tanto diversi tra loro, uno nella californiana Monterey, l’altro nella futuristica Gotham City. Secondo me, nel segreto della sua batcaverna, anche Bruce Wayne trascorre ogni tanto delle intere mezze giornate affascinato dalle avventure a cavallo di Diego de la Vega e probabilmente ha persino preso spunto dallo spadaccino mascherato per qualche sua avventura.