Un tempo i nazisti perseguitavano i musicisti. Oggi accade il contrario, e pare quasi una di quelle vendette anacronistiche messe in scena da Quentin Tarantino. Mi riferisco all’applicazione di sorveglianza sonora che ha portato la polizia tedesca della Sassonia a sviluppare il prototipo di un “sistema di registrazione delle ‘impronte audio’ del rock neo-nazista”, secondo quanto riporta Der Spiegel. Se Hitler amava Wagner e i tedeschi negli anni ’30 pare ascoltassero il melodramma italiano, oggi i neonazisti preferiscono il rock. L’applicazione è stata soprannominata Nazi Shazam, come la popolare applicazione per smartphone che contente di identificare il nome del brano e dell’artista da un sample sonoro di pochi secondi. Il vantaggio di questo metodo, secondo quanto riferito al giornale dal governo degli interni, è: “il risparmiare risorse, consentendo indagini più veloci”.
In Germania l’apologia di nazismo può essere punita con tre anni di reclusione. I media sono regolati da un’infrastruttura nata per proteggere i giovani, si chiamaFederal Review Board for Media Harmful to Minors e può emettere restrizioni sulla musica in modo da renderla inaccessibile ai minori. Solo lo scorso anno sono state individuate 73 canzoni neonazi.
Nel commentare questa notizia, l’Atlantic fa un’operazione un po’ radicale (ma, come dimostra il caso, a volte è necessario fare esempi estremi) e nota l’assonanza a ShotSpotter, un sistema di sicurezza della polizia di Oakland in grado di geolocalizzare e identificare uno sparo. Funziona così: una serie di microfoni posti in zone strategiche della città identificano i suoni forti. Attraverso algoritmi che elaborano informazioni – tipo di pistola, luogo, ora, traiettoria e altezza – la polizia è in grado di raggiungere il luogo dello sparo anche senza sentirlo. Un’estensione dell’orecchio. Il giornalista, a questo punto, fa un’operazione di mashup tra le applicazioni. E si immagina un imminente futuro in cui sarà possibile correlare la musica ascoltata al tipo di comportamento sociale, una sorta di presupposizione sonora-lambrosiana. Dopotutto, dice, alcune persone credono già ci sia una particolare affinità tra la musica Drill e le gang responsabili di omicidi a Chicago, concludendone che ciò comporta un conflitto stridente con la libertà.
Simone Rafael, diNetwork Against Nazis, approva l’iniziativa della polizia tedesca, e dice al Guardian che: “La musica è un modo in cui i giovani sono reclutati in circoli nazisti”, aggiungendo “Una canzone può collegare un teenager all’ideologia nazista tramite i testi”. C’è qualcosa, in questo modo di intendere i media come soggetti attivi che ipnotizzano i giovani, che sembra ripetere male e tardi i discorsi dei detrattori dei videogiochi. I videogiochi, dicevano gli apocalittici, stimolano i ragazzini a diventare sanguinari assassini. Il pubblico non si comporta mai nell’uso degli oggetti della realtà quotidiana come prevedevano i creatori di tali oggetti, come scrive Michel De Certeau. Le pratiche di consumo dei soggetti deboli, ovvero le tattiche che si oppongono alla strategia dominante, non sono quasi mai passive. L’idea di un consumatore in pantofole cui viene fatto il lavaggio del cervello dai media è materiale per Adorno. Come se, tornando a casa, la vostra ragazza vi trovasse a produrre metanfetamine e voi le diceste candidamente: “Colpa di tutte quelle stagioni di Breaking Bad, tesoro”.