Chi sono gli italiani che vanno a prostitute

Con il viagra aumentano gli anziani

Sono uomini di ogni ceto, provenienza geografica e fascia d’età. Spesso sono istruiti, tanto che al crescere del grado d’istruzione aumenta anche la domanda. Molti di loro continuano a cercare rapporti in strada, mentre una parte altrettanto consistente ormai lo fa nell’anonimato offerto dal web. Fino a qualche anno fa erano stimati in 9 milioni di individui, quasi un sesto della popolazione nazionale. “Ma è di certo più verosimile la stima dell’Università di Bologna, che ha ridimensionato la cifra a due milioni e mezzo”, spiega Mirta Da Pra, responsabile del progetto “Vittime” del Gruppo Abele.

Quello dei clienti della prostituzione ad oggi resta un mondo dai contorni vaghi, indefiniti. A cercare di scandagliarlo è proprio il Gruppo Abele, in un convegno che andrà avanti fino al 28 gennaio nella sede torinese dell’associazione. Tra i relatori, giornalisti, operatori sociali e di strada, esponenti di associazioni e delle forze dell’ordine. Che cercheranno di restituire un volto, o meglio una serie di volti, ai clienti della prostituzione, dal momento che, a livello quantitativo, non esiste una cifra universalmente accettata che ne indichi la diffusione sul suolo nazionale.

“I dati raccolti finora – continua Da Pra, prima relatrice della giornata – sono frammentari, basati su stime più che su rilevazioni oggettive. Quel che è certo, è che portare la cifra a nove milioni equivale a stabilire una pericolosa corrispondenza tra ‘maschio’ e ‘cliente’. Il che non è assolutamente realistico, dato che non tutti gli uomini frequentano o hanno frequentato prostitute. A livello quantitativo, secondo molti ricercatori, la stima più attendibile si ottiene moltiplicando per dieci prestazioni giornaliere il numero delle persone che si prostituiscono; moltiplicandolo poi di nuovo per il numero delle giornate di lavoro annuali”.

Qualcosa di più emerge sul piano qualitativo, anche se la situazione non è molto più definita. “Dal momento che i clienti tendono a non uscire allo scoperto – prosegue Da Pra – ciò che sappiamo arriva, oltre che dalle interviste con questi ultimi, anche da quelle con le prostitute stesse e con gli operatori sociali; o da registrazioni effettuate a insaputa del cliente, come fatto per il libro-inchiesta ‘Quanto vuoi’”. 

Quel che è certo, secondo la Da Pra, è che“non esiste un ‘cliente-tipo’. Le tipologie sono varie quanto lo è l’intero universo mondo maschile”, continua. “Tra i clienti delle prostitute troviamo italiani come migranti, operai come forze dell’ordine e sacerdoti. A livello anagrafico, la fetta più consistente riguarda gli adulti, la metà dei quali sarebbe composta da uomini sposati. Subito dopo vengono i giovani, mentre l’arrivo di farmaci come il Viagra, ha fatto lievitare anche la domanda da parte degli anziani”.

E al mutare degli identikit, cambiano anche motivazioni e modalità di approccio. Ci sono uomini che prediligono le italiane, che spesso sono meno soggette ai meccanismi della tratta. Secondo Da Pra, però, la maggior parte dei clienti preferisce consapevolmente rapportarsi alle straniere o alle vittime di tratta, le quali hanno “un potere contrattuale molto minore, e sono più vulnerabili rispetto a determinate richieste, come il sesso non protetto”. Di fatto, “il vero boom della prostituzione di strada coincide con l’emergere della tratta e l’arrivo in massa delle straniere”.

Ed è interessante, poi, come molti di questi uomini elaborino le più varie autogiustificazioni per porre simili rapporti in una luce positiva: “Alcuni – precisa Da Pra- si giustificano dicendosi che queste donne ‘guadagnano molto’ e che comunque ‘sapevano cosa sarebbero venute a fare in Italia’. C’è poi chi, addirittura, è convinto di aiutarle, dicendosi che ‘se non portassero soldi verrebbero picchiate dai protettori’”.

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