Portineria MilanoNapolitano boia? In passato fu “terùn” e “traditore”

Impeachement

Il Movimento 5 Stelle attacca il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E scoppia la polemica sugli insulti al Capo dello Stato da parte dei grillini. A difesa del Colle si schiera (quasi) tutto l’arco parlamentare, dal premier Enrico Letta fino al segretario del Partito Democratico Matteo Renzi. Tace Forza Italia. Il «boia Napolitano avalla queste posizioni» per «cucirci la bocca», ha detto il deputato Giorgio Sorial. Il riferimento è al decreto legge Imu Bankitalia e alla possibile tagliola sui tempi di approvazione. L’affondo  arriva in una conferenza stampa in cui i 5 Stelle denunciano l’illegittimità e l’incostituzionalità di altri decreti, privi di coperture e approvati dalle Camere. Non è la prima volta che Napolitano viene attaccato. Oltre al leader M5s Beppe Grillo («Napolitano morfeo» o «come un re») in un passato nemmeno troppo lontano, si parla di dicembre 2013, ex esponenti del Popolo della Libertà ora Forza Italia bersagliarono il Colle con accuse molto pesanti. Lo stesso Silvio Berlusconi, leader del partito di centrodestra, ha parlato spesso di «colpi di stato», accusando di fatto Napolitano di essere stato artefice del governo Monti nel 2011 e di aver di fatto avallato pure la condanna della Corte di Cassazione. Ne uscì pure una polemica quando la trasmissione di Corrado Formigli Piazza Pulita mandò in onda una telefonata dove il Cavaliere sosteneva che sarebbe stato proprio «Napolitano a intervenire sui i giudici». È una lista lunga quella di attacchi al Colle, parte da Umberto Bossi, leader della Lega Nord e arriva fino all’ex leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. 

GUERRAFONDAIO – 10 luglio 2011, Umberto Bossi dice: «Il partito della guerra è molto numeroso, Berlusconi è andato in Libia perche’ inviato dal Presidente della Repubblica: bisogna dire la verità, la guerra in Libia la sosteneva anche il Presidente della Repubblica, senza fare nomi”. Cosi’ Umberto Bossi durante un comizio a Trescore Cremasco in provincia di Cremona.

TERRONE – 30 dicembre del 2011, durante la Berghem Frècc (festa della Lega Nord organizzata a Bergamo), lo storico leader leghista esclama dal palco: «Mandiamo un saluto al Presidente della Repubblica… Nomen omen», spiega facendo riferimento al cognome del Capo dello Stato e alle sue origini napoletane. «Non lo sapevo che era un “terun”», ha poi scherzato. In diversi passaggi il Senatur ha criticato Napolitano per il ruolo avuto nella costituzione del Governo Monti, a suo avviso una «robaccia anti democratica»

CRAXI AVEVA RAGIONE SU DI LUI – 6 agosto 2012, Antonio Di Pietro, all’epoca leader dell’Italia dei Valori: «Ci sono due Giorgio Napolitano: quello che ci racconta oggi la pubblicistica ufficiale, il limpido garante della Costituzione, e quello che raccontò l’imputato Bettino Craxi in un interrogatorio formale, reso, nel 1993, durante una pubblica udienza del processo Enimont, uno dei più importanti di Tangentopoli“. Secondo Di Pietro: «Craxi descriveva quel Napolitano, esponente di spicco del Pci nonché presidente della Camera, come un uomo molto attento al sistema della Prima repubblica specie coltivando i suoi rapporti con Mosca».

NASCONDE LA TRATTATIVA STATO MAFIA – 10 agosto 2012, ancora il leader dell’Italia dei Valori: «Prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato. Il minimo che si legge sui giornali, a parte le solite eccezioni, a proposito del sottoscritto – prosegue Di Pietro – è che sono un irresponsabile eversivo. Io, che per tutta la vita altro non ho fatto che servire lo Stato come poliziotto, come magistrato e come ministro. Oppure dicono che ho fatto saltare il centrosinistra per correre dietro all’antipolitica. Io, che per mesi e anni mi sono sgolato chiedendo che l’alleanza di centrosinistra venisse formalizzata mentre i leader del Pd facevano orecchie da mercante». 

NAPOLITANO È INUTILE – 16 ottobre 2013, Sandro Bondi, senatore del Popolo della Libertà (ora Forza Italia): «Le riflessioni e le raccomandazioni del capo dello Stato sono il metronomo della politica italiana. Francamente comincio ad avere seri dubbi sull’utilità di questo ruolo esercitato da Napolitano, nella convinzione di guidare dall’alto l’Italia verso l’uscita dalla crisi. Le conseguenze di questo metodo, infatti, non sono affatto incoraggianti».

UN PRESIDENTE CHE NON È SUPER PARTES – 16 dicembre 2013, Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: “Il presidente della Repubblica non può essere di parte, non può essere a favore di questo o quel governo, di questa o quella riforma. Il presidente della Repubblica deve essere super partes. Non mi pare che il presidente Napolitano lo sia e questo è contro la Costituzione”. Lo ha affermato in una dichiarazione ai Tg il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta.

BOLSCEVICO – 18 dicembre 2013, in alcuni retroscena sui quotidiani mai smentiti, Silvio Berlusconi attacca il presidente della Repubblica: «Napolitano non è un arbitro imparziale» e «gli italiani devono capire che è un bolscevico».

DELUDENTE – 31 dicembre 2013, Daniela Santanchè afferma che «il discorso di Napolitano è deludente: sul suo strapotere, excusatio non petita… Unica nota positiva è che ha fatto intendere che non resterà per molto nella istituzione più costosa d’Italia».

SI DIMETTA  2 gennaio 2014, sempre l’onorevole Santanché: «Sarei molto contenta se Napolitano non fosse più il presidente della Repubblica perché ha fallito nella missione della pacificazione. Le larghe intese sono fallite. Sono pronta a votare l’impeachment dei grillini nei suoi confronti. In Italia c’è stato un colpo di stato, la democrazia è dimezzata. Napolitano si dimetta»

“SILENZIO ORRIBILE” – 2 gennaio 2014, ancora Brunetta: «Il silenzio di Giorgio Napolitano nel discorso di fine anno su Silvio Berlusconi «è stato orribile. In questo 2013 il leader del centrodestra, il leader dei moderati, il leader di 10 milioni di italiani che ha governato per almeno 9 degli ultimi 20 anni, è stato estromesso dalla vita politica e dal Parlamento dapprima da un’ingiusta condanna penale e in seconda battuta dall’applicazione di una legge incostituzionale, usata retrottivamente con il solo obiettivo di cacciare dal Senato Silvio Berlusconi»

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