Federica Guidi, neo ministro allo Sviluppo Economico, ha spiegato di aver conosciuto il presidente del Consiglio Matteo Renzi solo in occasioni pubbliche e istituzionali. Eppure tra l’ex presidente dei Giovani Industriali e il sindaco di Firenze c’è stato qualcosa di più che una semplice «conoscenza istituzionale». Ora si è dimessa da tutti gli incarichi di Ducati Energia – amministrata dal potente padre Guidalberto Guidi, amico di Romano Prodi e di Silvio Berlusconi allo stesso tempo -, ma era ancora vicepresidente con delega agli acquisti quando l’azienda di famiglia scoprì che era stata, tra le altre, proprio Firenze a vincere l’appalto targato Ducati per fornire alla città il servizio di bike sharing. L’intesa è partita nel 2012, inserita in un progetto sulla mobilità elettrica nella città amministrata dal rottamatore fiorentino.
Il comune ha partecipato a un regolare bando di gara indetto dall’Anci e dal ministero dell’Ambiente del 14 novembre del 2011, rivolto ai comuni con più di 30mila abitanti: potevano riceverle in dotazione per combattere l’inquinamento atmosferico nell’ambito di un programma di mobilità urbana. Il ministero ha stanziato 1,2 milioni di euro, quasi 1.200 euro a bicicletta. Alla fine sono stati 42 gli enti a spartirsele: 50 biciclette elettriche sono finite a Firenze. Caso vuole che all’epoca, alla presidenza dell’associazione dei comuni italiani, fosse arrivato da un mese Graziano Delrio (divenne presidente il 5 ottobre, ndr), attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio e firmatario del bando. Si tratta di uno degli ennesimi capolavori di Guidi, che grazie alle sue conoscenze in politica, il suo appeal bipartisan, ha sempre trovato collaborazioni virtuose tra la sua azienda e l’amministrazione pubblica.
Già nel 2012 – come si legge in una nota – Firenze «manifestava l’interesse per la partecipazione della sperimentazione di prototipo di bicicletta a pedalata assistita ad alto rendimento e ad emissione zero prodotta da Ducati Energia S.p.A». Il 23 settembre del 2013, durante i mondiali di ciclismo in città, a inaugurare la mostra «2 ruote per la città del futuro» c’era proprio Guidalberto Guidi, sorridente proprio insieme con il sindaco. L’atto dirigenziale di chiusura dell’accordo è stato pubblicato il 14 febbraio scorso, esecutivo dal 17: prevede un piano triennale per 60 mila euro, su un totale di 120 in accordo con il ministero dell’Ambiente che finiranno nelle tasche della Ducati Energia, quindi della famiglia Guidi. Qui il link
Bicicletta Ducati Energia
La passione per la bicicletta di Renzi, insomma, si è sposata con gli interessi della Ducati Energia di Guidi. Prima di lui rapporti così stretti con il governo, Guidalberto Guidi, li aveva avuti con l’esecutivo di Silvio Berlusconi. Proprio con quella Stefania Prestigiacomo, ex ministro dell’Ambiente, che firmò con Delrio l’accordo sulla fornitura di biciclette elettriche nel novembre 2011. Del resto, il padre di Federica, è stato, oltre a vicepresidente di Confindustria, anche presidente di Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori). Nel 2009 non si calcolano le dichiarazioni di affetto nei confronti dei fondi stanziati da palazzo Chigi per il ciclo e il motociclo.
Ma Guidalberto Guidi è molto di più. Nato il cinque agosto del 1941 a Modena, laureato in Giurisprudenza nell’università della città, è un uomo per tutte le stagioni. È l’uomo del «giro stretto di Prodi» quando nel 1995 il professore di Bologna deve candidarsi alle elezioni politiche: Guidi è presidente della Confindustria regionale e partecipa al crowfunding per la campagna elettorale. Ma Guidi è anche quello che partecipa insieme al “Gran Ciambellano” del centrodestra, Gianni Letta, alle feste romane per ricordare la figura del governatore della Banca d’Italia, Guido Carli. L’anno scorso era lì, il 7 maggio del 2013. Con lui i neo ministri Angelino Alfano e Nunzia De Girolamo, la stessa Prestigiacomo, ma pure Francesco Gaetano Caltagirone, la figlia Azzurra, il marito Pier Ferdinando Casini, il presidente Rai Anna Maria Tarantola, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il giurista Giovanni Maria Flick e l’ex presidente Telecom Italia Franco Bernabè.
Guidi è stato tutto. Nel 2007 vantava più poltrone di Luca Cordero di Montezemolo, altro gran commis della Confindustria italiana. E’ stato nel consiglio di amministrazione di Autostrade Spa con i Benetton. È stato vicepresidente del consiglio di amministrazione del Sole 24 Ore, presidente del Sole 24 ore Spa, consigliere di amministrazione di Interbarca, di Lloyd Adriatico e Air Liquid Italia, commissario straordinario e governativo di quasi 31 società, dalla Fochi a molte altre. Lo definiscono un «berlusconiano» di ferro, ma in realtà ha sempre saputo muoversi da una parte all’altra, con molta disinvoltura. Abilità che gli ha permesso di sponsorizzare la figlia per il nuovo governo. L’esecutivo scelto da Renzi ha ricevuto un solo voto positivo, un 8, sul Mattinale di Forza Italia diretto da Renato Brunetta, appunto per Federica Guidi. E secondo l’Huffington Post lo stesso Berlusconi avrebbe festeggiato la nomina, perché «una dei nostri».
Federica, al contempo, nonostante le dimissioni, si ritroverà da ministro a dirimere diverse problematiche. Dalla cessione della Bredamenarinibus, azienda produttrice di autobus controllata da Finmeccanica, dove tra i pretendenti per l’acquisto c’è pure la Ducati Energia (insieme alla turca Karsan). E poi pure la questione Free Duck, mezzo prodotto sempre dall’azienda di famiglia, che ha stretto un accordo con Poste Italiane, società pubblica amministrata da Massimo Sarmi, in sella 2002 e ora in scadenza di mandato nel famoso valzer di nomine pubbliche. In sostanza, l’incrocio ad alto rischio c’è tutto. Ma lei, definito un “falco” negli ambienti della Confindustria, temuta dai sindacati, a favore dei contratti ad personam, non ci bada più di tanto. Ci sono 160 tavoli di crisi aziendali aperte. Intanto garantisce papà.