La Cancellieri dimentica il reato di omicidio stradale

Le associazioni: “Inasprire le pene”

Aveva detto che entro fine gennaio avrebbe proposto al consiglio dei ministri di istituire il reato di omicidio stradale. Ma non l’ha fatto, o perlomeno non se ne è avuta notizia. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri aveva annunciato la svolta a inizio anno, dopo l’ennesimo incidente, che in Calabria aveva tolto la vita a due persone. Sembra che nelle settimane successive avesse cambiato idea: chi spera in un’accelerazione ora guarda a Renzi, primo firmatario di una proposta di legge per introdurre il nuovo reato.

A fine gennaio l’Aifvs, Associazione italiana familiari e vittime della strada, ha incontrato Cancellieri. «Mi è sembrato che non volesse più creare il reato di omicidio stradale», spiega la presidente Giuseppa Cassaniti. «Credo che sia d’accordo con alcune nostre richieste, che sono diverse». L’associazione non vuole l’istituzione di un nuovo tipo di delitto: «Abbiamo già le norme necessarie, e poi sbaglia chi chiede di introdurlo legandolo solo all’assunzione di droghe o alcol. Chi guida troppo veloce non uccide allo stesso modo? Bisogna punire tutti i comportamenti inaccettabili, non solo alcuni».

La richiesta dell’Aifvs è che siano alzate le pene minime previste dalla legge. «Al momento», dice Cassaniti, «vanno da due a sette anni, o da tre a dieci per chi è ubriaco. I giudici partono sempre dal minimo, mentre dovrebbero fare il contrario, e le procedure consentono di scendere ancora di più. Si arriva a 8-12 mesi, e quasi sempre c’è la sospensione della pena. Per noi il minimo dev’essere almeno 14 anni: con le diminuzioni e le attenuanti previste dal diritto penale possono diventare anche sei, ma almeno uno sei anni se li fa». L’associazione dice che ogni anno in Italia gli incidenti fanno quasi 4mila morti. «Nel 2000 erano 8mila. I dati sono dell’Istat, ma secondo noi quelli reali sono un po’ più alti».

Anche l’Asaps, Associazione sostenitori e amici della polizia stradale, parla di diminuzione delle vittime negli ultimi anni. «La riduzione però è più lenta rispetto ad altri Paesi», sottolinea il presidente Giordano Biserni. In particolare calano anche le persone uccise da pirati della strada, che scappano dopo averle investite: nel 2013 sono state 114, l’anno precedente 130. Come migliorare ancora? «È vero che le norme ci sono, ma non funzionano», dice Biserni. «Se non vogliamo creare un nuovo reato, serve comunque un cambiamento sostanziale, come alzare la pena minima almeno a sette anni».

Secondo l’Asaps, però, istituire il delitto di omicidio stradale sarebbe utile. «Avrebbe un’efficacia dissuasiva. Chiarirebbe che i reati commessi alla guida non sono reati minori. Manderebbe un messaggio chiaro: d’ora in poi chi uccide perché drogato o ubriaco non pagherà più come per un borseggio». L’associazione ritiene sbagliata l’idea di allargare il campo anche a chi non è sotto l’effetto di alcol e droghe: «Rischiamo di spaventare parte dell’opinione pubblica e della politica».

Appunto, la politica. Prima di Cancellieri, anche i ministri Corrado Passera e Nitto Francesco Palma avevano parlato di introduzione del reato di omicidio stradale. Non se ne è fatto niente, e intanto c’è chi ha raccolto firme: 76mila l’Asaps, insieme alle associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni (dedicate a due vittime della strada, appunto), per creare da zero un nuovo reato; 30mila l’Aifvs per inasprire le pene. «Forse Cancellieri non ha presentato la novità annunciata per problemi burocratici, o per la situazione politica declinante», dice Biserni. «Di sicuro sappiamo che Renzi è il primo firmatario della nostra proposta di legge, e glielo ricorderemo». Perché “cambi verso” anche in questa materia.

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