Gli Usa firmano la partecipazione a Expo 2015 facendo contento il premier Matteo Renzi e chi paventava a Milano un passo indietro degli americani. E Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, ottiene rassicurazioni sul fronte della difesa militare e sui caccia F35. Non solo. Dal ministero dell’Economia arriva pure un assist sulle nomine nelle aziende pubbliche («Nei cda non ci devono essere manager sotto processo» ndr): un modo che potrebbe spianare la strada a un amministratore delegato filo americano in Eni e Finmeccanica. C’è chi parla di scambio alla pari, chi smentisce, ma nella trattativa tra Renzi e Obama andata in onda a Roma giovedì 27 marzo ci sono anche queste due variabili direttamente proporzionali. Dopo le inchieste e l’arresto dell’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, nell’ultima settimana era circolato un certo malessere tra i vertici dell’Expo sulle reali intenzioni del presidente americano. Invece Obama è stato chiaro, sin dall’intervista al Corriere della Sera: «Il nostro impegno sarà straordinario».
Un accordo ratificato poco dopo da un comunicato di Expo Spa. «Gli Stati Uniti d’America hanno firmato il contratto di partecipazione a Expo Milano 2015. Ad annunciarlo è stato il Presidente Barack Obama al termine dell’incontro di oggi, a Roma, con il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. Nel pomeriggio il Segretario di Stato americano, John Kerry, e il Commissario Unico per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, si sono riuniti per approfondire i dettagli della presenza statunitense all’Esposizione Universale del prossimo anno. Con l’adesione degli USA sale a 147 il numero dei Partecipanti Ufficiali all’evento». Festeggia l’Italia, festeggia Sala, pure lui finito negli ultimi giorni sui quotidiani per la sua «non particolare irreprensibilità» sulla vicenda Rognoni, ma senza implicazioni di tipo giudiziario all’orizzonte. La carovana Expo, quindi, va avanti, anche se tra mille difficoltà.
E ad andare avanti sono anche le spese per la difesa, nel cui novero va inserita la vicenda degli F35, i famosi cacciabombardieri che nemmeno una settimana fa il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, aveva minacciato di congelare. «È lecito immaginare che si può ripensare, si può ridurre, si può rivedere» disse la Pinotti. «Bisogna chiedersi: vogliamo un’aeronautica? Dobbiamo chiederci che tipo di difesa vogliamo, quale tipo di protezione ci può servire. C’è un impegno assunto dal governo, aspettiamo la fine dell’indagine conoscitiva per prendere una decisione». Il punto è stato affrontato da Obama nel bilaterale con Renzi. Ci sono possibilità di risparmi, ha sottolineato Obama, ma «esiste un impegno irriducibile che i Paesi devono prendere» per la Nato e le linee di difesa. Eccolo il passaggio più delicato su cui si è soffermato il presidente Usa: «l’Italia e l’Europa hanno «impegni irriducibili» con la Nato.
«Non pretendiamo -ha spiegato Obama nel corso della conferenza stampa – che ogni Paese duplichi ciò che facciamo noi Stati Uniti. Ma c’è rapporto di collaborazione e di partnership che non può vedere gli Usa spendere costantemente per la difesa in Europa e l’Europa solo l’1%: il divario è troppo grande. Tutti -ha continuato- facciano la loro parte. Si può prevedere che l’Italia avrà capacità specializzate per sfide che arrivano da Africa settentrionale e da Mediterraneo e dunque avrà bisogno di risorse». Un invito che Renzi ha subito colto, sottolineando che «l’Italia ha fatto sempre la sua parte consapevole delle proprie forze» e spiegando che «ha ragione Obama quando dice che la libertà non è gratis. Il tema dell’efficienza dei costi della pubblica amministrazione e della difesa sono sotto gli occhi di tutti e nel rispetto della collaborazione provvederemo a verificare i nostri budget».
Sul tema nomine l’assist del Tesoro è evidente, anche perché il piatto grosso delle trattative diplomatiche e non riguarda Eni. Non è un segreto che a San Donato, dal prossimo anno, potrebbe esserci un manager più filo Usa. Paolo Scaroni, attuale amministratore delegato, è stato per anni vicino al presidente russo Vladimir Putin, anche perché l’interlocutore era Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio. Ora con l’arrivo di Renzi le carte in tavolo potrebbero cambiare. E non è un caso che tra i nomi per la successione di Scaroni ci siano Leonardo Maugeri, già consulente di Washington in tema di energia e, secondo il sito Dagospia, Lorenzo Simonelli, responsabile del settore Oil&Gas di General Electric. Nei corridoi di San Donato sostengono che Simonelli potrebbe essere «Il coniglio nel cilindro segreto di Matteo».
La vera vittoria di oggi riguarda però Expo 2015. «Proprio oggi, a 400 giorni dell’apertura di Expo 2015 – ha dichiarato il Commissario Unico Giuseppe Sala –, arriva la bella notizia della firma del contratto di partecipazione degli Stati Uniti d’America. Ancora una volta, grazie al Governo italiano e al Presidente del Consiglio per il lavoro straordinario in vista del grande evento del 2015”. Il padiglione americano, il cui concept architettonico – American Food 2.0 – richiama la struttura di un granaio, svilupperà il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” in modo innovativo, per offrire ai visitatori soluzioni e strumenti in grado di rispondere a due delle principali sfide con cui si confronta quotidianamente la popolazione mondiale: la sicurezza alimentare e la promozione di stili di vita salutari, «argomenti» dicono da Expo «su cui l’mministrazione Obama ha mostrato negli anni grande sensibilità».