Come cambiano gli equilibri di potere in Vaticano

Verso la riforma della Curia di Roma

Superato da poco il primo anno di pontificato, è possibile fare un primo bilancio sul mutamento degli equilibri di potere interni al VaticanoIl processo per la verità è ancora in corso e anzi si aspetta quella definitiva riforma della Curia romana che però ha bisogno di essere preparata accuratamente dal punto di vista organizzativo. A quest’aspetto stanno lavorando da tempo gli otto cardinali del consiglio del pontefice (il G8 del Papa), cioè quel gruppo di porporati nominati da Bergoglio poco tempo dopo la sua elezione con il compito di coadiuvarlo nel governo della Chiesa universale.

Così se una “nuova curia”, con dicasteri accorpati o rinnovati, deve ancora prendere forma, il Papa si sta dotando di un assetto istituzionale che presenta già notevoli e significative novità. In primo luogo sta progressivamente venendo meno l’idea del Segretario di Stato inteso come di una sorta di “vice Papa”. Il cardinale Pietro Parolin, al contrario, sembra assomigliare molto, nella gestione bergogliana, al Segretario di Stato modello Casa Bianca, cioè ha assunto principalmente il ruolo di plenipotenziario per la politica estera; si tratta del resto di un campo estremamente vasto per una Chiesa che si definisce universale. È stato inoltre da poco creato un nuovo dicastero che sembra destinato a crescere d’importanza, la Segreteria per l’Economia alla cui guida il Papa ha chiamato il cardinale australiano George Pell. La Segreteria si avvale anche in un consiglio per l’economia – misto di laici e prelati – coordinato dal cardinale tedesco Reinhard Marx. Entrambi i porporati fanno anche parte del G8, il che configura già un’idea di nuova curia che ruota intorno a un gruppo ristretto di cardinali rappresentativi delle varie aree continentali.

Una figura poi che sta crescendo d’importanza è quella del Segretario generale del Sinodo, stiamo parlando del cardinale Lorenzo Baldisseriil ruolo del Sinodo, nell’impostazione di Francesco, è destinato a crescere, l’organismo dovrebbe infatti diventare il luogo in cui la Chiesa assume decisioni importanti, di indirizzo generale, che dovranno però sempre passare dall’approvazione definitiva del Papa. In questa prospettiva la Chiesa cattolica tende ad avvicinarsi alle chiese ortodosse e anche a quella anglicana dove il carattere sinodale – cioè l’assemblea dei vescovi con funzione deliberativa – è un tratto distintivo.

Altra personalità di primo piano nello schema fin qui messo a punto dal Papa, è quella del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, dell’Honduras, che ha coordinato fin dall’inizio il G8 vaticano. Così intorno al Papa troviamo cinque cardinali: lo stesso Maradiaga, il Segretario di Stato Parolin, Pell (coadiuvato da Marx) all’economia, Baldisseri al sinodo. A questa prima fascia vanno aggiunte almeno altre due figure di un certo rilievo. Un altro porporato che fa parte del gruppo degli otto è infatti l’americano Sean O’Malley, di Boston, il cardinale in saio da frate cappuccino già fra i candidati al Soglio di Pietro all’ultimo conclave. O’Malley è a capo della commissione che si occupa della tutela dei minori, un organismo appena creato e destinato a pesare non poco in futuro perché dovrà porre mano al più grave scandalo che ha colpito in tempi recenti la Chiesa (gli abusi sui minori) e indicare soluzioni e iniziative in grado di incidere sulla vita interna di diversi episcopati.

Ancora, fra i porporati che hanno acquistato peso, va indicato sen’altro il nuovo presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, Santos Abril y Castellò. Quest’ultimo, spagnolo, una lunga carriera diplomatica alle spalle, ha sostituito il cardinale Tarcisio Bertone in uno degli incarichi più delicati al vertice della Chiesa. Per altro con la sua nomina al posto di quella del Segretario di Stato (il “naturale” successore di Bertone sarebbe stato Parolin) è stato sancito in modo evidente il ridimensionamento della Segreteria di Stato.

Resta però un problema. In questo schema non rientra infatti la Congregazione per la dottrina della fede guidata dal cardinale tedesco Gerhard Muller; l’ex sant’Uffizio fino a non molto tempo fa era considerato con reverenza il dicastero più importante della Curia romana. Di certo La Dottrina della fede, resta un ministero di primo piano e tuttavia ha cessato di essere punto di riferimento ineludibile per ogni dibattito dottrinario. La crescita del sinodo infatti inevitabilmente diminuisce le prerogative assolute della Congregazione che fu di Ratzinger. Non a caso il Papa ha convocato ben due sinodi – uno che si terrà entro il 2014 e un secondo l’anno dopo – sui temi della famiglia che dovranno mettere mano a un bel po’ di questioni dibattute ormai da decenni all’interno del mondo cattolico. Diversi altri, naturalmente, sono poi gli uomini di cui il Papa si fida e che non hanno incarichi di altissimo livello; e però la nuova geografia del potere vaticano che si sta cominciando ad articolare sembra far intravedere fin da ora mutamenti profondi che avranno ricadute sull’intera struttura della Chiesa cattolica.

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