I terroristi della porta accanto

Scordatevi turbante e barba lunga

In TV, almeno in TV, abbiamo smesso di figurarceli con il copricapo bianco e la barba lunga. L’immaginario di Bin Laden, sul piccolo schermo, è morto e sepolto, insieme al fondamentalista islamico leader di Al Qaida. I terroristi, ora, assumono forme simbolicamente più paurose: quelle di un vicino di casa, di un amico, di un genitore, di un agente dell’FBI. Insomma, il detto “a letto con il nemico” sembra aver fatto scuola alla televisione seriale. Dopo Hostages (in cui il cattivo-poi-non-cattivo che prende in ostaggio la famiglia della dottoressa che avrebbe dovuto operare il presidente degli Stati Uniti era un agente federale) arriva Crisis, show adrenalinico in cui nei panni di un villain c’è un insospettabile, aiutato – c’è bisogno di dirlo? – da membri dei servizi segreti. Okay, niente spoiler, anche se il volto del malvivente viene svelato in chiusura dell’episodio pilota. Basti sapere che ancora una volta il terrorismo apre le porte di casa nostra: non sono più soldati estremisti cresciuti in terre lontane, non sono fanatici religiosi che interpretano la jihad come un benestare per la guerra. No, sono amici, parenti, genitori, persone nate e cresciute negli States. Non sono nemmeno state condizionate da un’esperienza drammatica, come nel caso del “povero” (ahinoi) marine Brody di Homeland, convertito alla causa islamica dopo una prigionia durata otto anni in Iraq.

Crisis, serie NBC iniziata la settimana scorsa in America, segue il rapimento di un gruppo di studenti di una scuola di Washington. Non studenti a caso, sia chiaro: sono tutti figli di papà illustri, dalla prole del Presidente a quello dei maggiori esponenti del mondo finanziario ed economico del Paese. La loro scomparsa, durante una gita scolastica, dà il la a una crisi di portata nazionale, permettendo allo show di oscillare tra drama politico e familiare.

Dimenticatevi Strike Back e tutti le produzioni che ruotano intorno alla lotta al terrorismo internazionale: Crisis opta per la più subdola delle paure post 11 settembre, ovvero la convinzione che i cattivi siano più vicini di quanto possiamo immaginare. Si tratta di un filone non nuovo: ad inaugurarlo era stato Sleeper Cell nel 2005, la prima serie in grado di raccontare il terrorismo dall’interno, grazie ad un infiltrato in una cellula dormiente americana. Non nuovo, dicevamo, ma sempre vincente, del resto l’attentato alle Torri Gemelle di Manhattan è stato, per dirlo con un paragone seriale, come Lost per la TV: indietro non si può tornare.

I raffinati cultori di serie via cavo potrebbero storcere il naso, gli appassionati dei film d’azione potranno invece trovare pane per i loro denti. Non solo: Crisis conquisterà in un battibaleno tutti i nostalgici, quelli che fremono dalla voglia di rivedere i propri beniamini di nuovo sul set. Prima tra tutti Gillian Anderson, pronta a regalare un’altra magica interpretazione dopo The Fall e l’indimenticabile X-Files.

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