Picierno, la «Santanchè del Pd» a caccia di preferenze

Picierno, la «Santanchè del Pd» a caccia di preferenze

«Donna competente e giovane dal punto di vista anagrafico, ma politicamente parlando è ben più anziana di me». Parole e musica sono di Michele Emiliano, che commenta pettinato ma pungente la notizia di Pina Picierno capolista del Pd nella circoscrizione Sud alle europee. Il suo piazzamento, maturato last minute in segreteria nazionale, ha fatto storcere il naso a più di qualcuno cominciando dal sindaco di Bari, allertato da settimane per fare il capolista. Così Emiliano ha deciso di ritirare la sua candidatura, non senza un appunto: «È probabile che avrei preso più voti di lei, ora la sostengo con spirito di servizio». Le preferenze incombono, con Antonio Polito che attacca: «Picierno è da molto tempo espressione di una nomenclatura romana non meno tale perché giovane e donna. Ha fatto fuori grazie alla roman-connection un candidato veramente del Mezzogiorno come Emiliano».

Prima delle critiche la scalata europea di Giuseppina parte dalla Campania e passa per la Capitale con una serie di tappe imprescindibili. Classe 1981, nata a Santa Maria Capua Vetere ma vissuta a Teano, si è laureata in Scienze della Comunicazione a Salerno con una tesi sul linguaggio politico di Ciriaco De Mita. Vasco Pirri su Panorama ricordava che proprio l’ex fuoriclasse Dc «la fece salire imponendola alla carica di presidente dei giovani della Margherita». Per anni simbolo e maestro, poi surclassato dall’allieva. L’ironia della sorte vuole che nel 2008, su impulso del rinnovamento veltroniano, Picierno fosse capolista del Pd in Campania2 al posto dello stesso De Mita che lei al Corriere del Mezzogiorno descriveva così: «Un innovatore, utilizza le metafore, mutuate per lo più dal mondo del calcio o della sanità, per costruire un discorso diretto alla gente comune. Inoltre fa riferimenti alla sua esperienza o vita privata, un modo per coinvolgere gli interlocutori che si possono identificare».

Lei era poco più che ventenne, ma con un curriculum già formato. Gioventù militante nella Margherita e volontariato nella Croce Rossa, alcuni impieghi nel marketing e ricerche di mercato per RedBull Italia, fino ai testi scritti per RaiSat. In politica i suoi cavalli di battaglia sono legalità e lotta alla criminalità, partendo dalla terra d’origine dove ha lanciato Occupy Scampia. Recentemente si è schierata a favore della legalizzazione delle droghe leggere: «I tempi sono maturi, bisogna soprattutto sottrarre mercato alle organizzazioni criminali». Nel 2007 diventò responsabile nazionale giovani e «ministro-ombra» nella segreteria di Veltroni, mentre oggi è alla seconda legislatura a Montecitorio: lavora in commissione Giustizia e in Antimafia ma soprattutto spicca tra le avanguardiste mediatiche del nuovo Pd renziano di lotta e di governo.

Carattere di ferro, capelli lisci e largo sorriso, pochissimi peli sulla lingua. «A seconda delle foto pare molto carina o per niente brutta», scriveva Diana Zuncheddu sul FoglioLa ragazza di Teano non soffre timori reverenziali né reticenze di sorta. Epico a dicembre lo scontro in Transatlantico con l’allora viceministro Vincenzo De Luca: «Ti devi dimettere, lo ha detto anche Matteo, chiamalo..», chiosava all’indirizzo del sindaco di Salerno che poi avrebbe glissato con un «parla a capocchia». Ma il vero avversario risponde al nome di Movimento 5 Stelle, contro cui Picierno duella senza il tailleur del politichese. In Aula si è scagliata contro la «parentopoli» grillina facendo nomi e cognomi per poi concludere l’intervento con un «vaffa». Ma è stata anche tra i primi a esprimere solidarietà a Casaleggio dopo l’operazione chirurgica: «Forza, non fare scherzi. Ti vogliamo in forma per tornare a litigare. Come prima, più di prima, guarisci presto».

Presenzialista tv, da Ballarò a Servizio Pubblico. Il suo è un eloquio sicuro e incalzante, slogan scanditi e tono mai grave. L’ultima performance l’ha vista battibeccare con Paola Taverna e Marco Travaglio nello studio di Santoro. Tra frecciatine e articolo 416-ter, ha scalato i trending topic su Twitter proprio mentre i Cinque Stelle ridacchiavano: «Mandatela più spesso in tv, così ci porta voti». A distanza di qualche giorno il critico tv de L’Espresso Riccardo Bocca non rinuncia alla stilettata: «Stavo passando un sabato pomeriggio bellissimo, poi mi è venuta in mente Pina Picierno». In campo non poteva mancare Beppe Grillo che alla deputata dedica prima l’epiteto di «contaballe» per poi marchiarla come «velina di Renzi» dopo la candidatura europea. Lei ribatte in punta di fioretto: «Ci sentiamo il 26 maggio Beppuzzo e l’unica (carta) velina che riconoscerai sarà quella utile ad asciugarti i lacrimoni».

Pasionaria dal carattere gagliardo, per nulla incline al low profile. «Tosta e caparbia, non rinuncia mai alla grinta», dice chi la conosce. Lei stessa su Twitter avverte: «Caratteraccio, dico sempre quello che penso e sono testarda come un mulo». Amata e odiata nelle giovanili di partito campane, Andrea Scanzi l’ha definita la «Santanchè del Pd», altri preferiscono identificarla come «l’Alessandra Moretti del Sud». Ma le definizioni lasciano il tempo che trovano, tanto quanto le correnti. Picierno non è renziana della prima ora: cresciuta politicamente con Franceschini (lo conosce dall’età di 16 anni), la ricordano pure veltroniana e alle primarie del 2012 ha sostenuto Bersani mentre all’ex sindaco fiorentino inviava frecciatine. «Renzi fa la supercazzola sui diritti» oppure «qualcuno gli dica che l’ONU ha appena stabilito che deve studiare», scriveva su Twitter. E ancora, stavolta in radio, scherzava: «Renzi è un conservatore di centro» Poi a dicembre 2013 la chiamata al Nazareno, col rottamatore che le affida l’incarico di responsabile legalità e Mezzogiorno.

Ama le poesie di Neruda e la Nutella, ha casa a Roma e si muove in Lancia Y. La serietà fa il paio con l’autoironia di chi sa pure sfornare dichiarazioni bipartisan al vetriolo: «Fassina ha la voce uguale a quella di Malgioglio», «D’Alema è il principe dello snobismo italiano, c’ha la puzzetta sotto al naso», «la Meloni è inutile», «Berlusconi è basso e unto», «Se becco uno dei 101 che non hanno votato Prodi gli faccio un mazzo così». La ragazza si fa rispettare, attira critiche ma procede con passo spedito. La sfida europea è intessuta di populismo e preferenze, un percorso a ostacoli in una circoscrizione, quella del Mezzogiorno, che adesso spaventa molti dirigenti democratici dopo il forfait di un nome acchiappavoti e carismatico quale quello di Emiliano. «Il Sud è una riserva di bellezza e porta d’accesso al Mediterraneo», incalza Picierno. Ci saranno tempi e modi per far ricredere gli scettici e sfidare Beppuzzo. Giovane sì, ma la guerra è appena cominciata.

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