La Cina ha annunciato che proibirà l’utilizzo del sistema operativo di Microsoft, Windows 8, in tutti i nuovi computer governativi, una mossa messa in atto, sembrerebbe, per garantire la sicurezza dei nuovi computer dopo la dismissione di Windows XP. Secondo quanto riferiscono fonti ufficiali del governo cinese, su tutti i nuovi computer desktop, portatili e tablet acquistati dagli organi centrali dello Stato dovrà essere installato un sistema operativo diverso da Windows 8.
La notizia ha fatto meno scalpore della firma dello storico accordo di mercoledì 21 che prevede la fornitura di gas russo alla Cina per trent’anni a partire dal 2018. Ma è risuonata come una bomba all’interno della comunità tech.
Si tratta di una misura cautelare che interessa solo i computer governativi e non quelli personali dei singoli utenti. La maggior parte dei computer istituzionali cinesi infatti è provvista del sistema operativo che Microsoft ha lanciato nel 2001. Ma su Windows XP la stessa Microsoft ha deciso di terminare il supporto a partire dallo scorso 8 aprile, scatenando una vera psicosi da sicurezza informatica a Pechino, nonostante le grandi società cinesi, esperte in sicurezza informatica, avessero garantito sulla fornitura di assistenza tecnica per prevenire i rischi di attacchi informatici.
Ecco perché, a fronte di questa situazione di impasse, a Pechino stanno pensando di concentrare alcune risorse nello sviluppo di un sistema operativo basato sulla piattaforma Linux. Il che rappresenterebbe, oltretutto, una grande opportunità per le aziende cinesi di sperimentare un proprio sistema operativo di successo. Quelli già esistenti infatti, e ci riferiamo a KylinOS e StartOS, non hanno avuto il riscontro che ci si aspettava in termini di popolarità.
Fa riflettere però il fatto che una scelta di questo tipo da parte del governo cinese giunga proprio nei giorni in cui gli Stati Uniti accusano il Dragone di furto di segreti commerciali nei quali sarebbero coinvolti cinque colossi americani, tra cui pare anche Coca-Cola, e un sindacato. L’Fbi accusa alcuni funzionari dell’Esercito Popolare di Liberazione (il nome ufficiale delle forze armate cinesi) di reati quali cospirazione per commettere frodi informatiche, furto aggravato di identità e spionaggio economico. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian, la società di sicurezza informatica californiana Mandiant sostiene che i funzionari cinesi avrebbero lanciato oltre centoquaranta attacchi informatici in venti diversi settori. Tra gli obiettivi rientravano una serie di dipartimenti governativi americani e aziende private, tra cui il Pentagono e il New York Times.
La Cina dal canto suo ha lungamente negato le accuse di spionaggio informatico da parte degli Stati Uniti e anzi il viceministro degli esteri cinese Zheng Zeguang ha convocato l’ambasciatore americano Max Baucus facendo presente che questo comportamento potrebbe causare ritorsioni. E forse l’inizio di queste ritorsioni potrebbe essere proprio l’inibizione dell’utilizzo del sistema operativo di Bill Gates, considerando anche che le motivazioni legate ad un possibile risparmio energetico non convincono granché. Il colpo per Microsoft potrebbe non essere cosa da poco visto che con Windows Xp godeva del 70 per cento della quota di mercato cinese, e che in ballo c’è oltre il 50 per cento del mercato di computer desktop, una fetta di torta prelibata di cui Microsoft non può assolutamente fare a meno.