Ne abbiamo sentito parlare tanto in queste ultime settimane e ora il diritto all’oblio è divenuto realtà. Dal 26 giugno Google ha cominciato a rimuovere dai risultati di ricerca i link di quegli utenti che ne hanno chiesto l’eliminazione, secondo quanto previsto da una sentenza della Corte di Giustizia Europea. Come già ampiamente raccontato qui su Linkiesta, da quel fatidico 14 maggio le richieste di rimozione dei contenuti dalla Rete non sono mancate, arrivando a toccare quota 41mila istanze in soli quattro giorni. Ecco perché gli ingegneri di Google da qualche giorno stanno lavorando all’aggiornamento dei sistemi tecnologici del motore di ricerca, in maniera tale da poter implementare la funzione in maniera definitiva.
Con una mail indirizzata agli utenti in questione, Google ha informato che i link di cui avevano chiesto la rimozione verranno eliminati a breve. Anche senza far parte della cerchia di coloro che hanno avanzato tale richiesta, si può facilmente verificare quanto sta avvenendo nel circuito della Rete. Inserendo nella barra di ricerca di Google il nome di una singola persona (ad esempio il proprio nome), ci si accorgerà che in fondo all’elenco dei risultati compaia la scritta “Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell’ambito della normativa europea sulla protezione dei dati”. Cliccando poi su “ulteriori informazioni” si avrà accesso alla sezione domande frequenti (Faq). Qui sarà possibile ottenere qualche informazione in più su come Google stia implementando la decisione della Corte di giustizia Europea relativa al diritto all’oblio, o anche conoscere la procedura da effettuare per richiedere la rimozione dei contenuti dalla Rete (a cominciare dalla compilazione del modulo di riferimento).
Una squadra apposita pare sia stata allestita da Sergey Brin e soci per valutare appositamente ogni richiesta: «questa settimana stiamo iniziando a dar seguito alle richieste di eliminazione che abbiamo ricevuto» ha dichiarato un portavoce di Google al Wall Street Journal «si tratta di un nuovo procedimento da parte nostra, e stiamo lavorando il più velocemente possibile per smaltire tutte le istanze». Tra tutte le richieste è probabile che la prima a essere stata esaudita sia stata quella di Mario Costeja Gonzáles, ovvero quel cittadino spagnolo da cui tutta questa vicenda ha avuto inizio.
Come molti ricorderanno fu Costeja a chiedere per la prima volta a Google la rimozione di un contenuto che lo riguardava. La notizia faceva riferimento a un suo vecchio debito, successivamente estinto, con la previdenza sociale spagnola e fu il quotidiano la Vanguardia — che nel 1998 aveva pubblicato la notizia sull’edizione cartacea — a mettere il contenuto in Rete a seguito della digitalizzazione dei suoi archivi. Dopo inutili sollecitazioni da parte dello stesso Costeja, per far sì che venisse eliminato quel contenuto, sia nei confronti della società che gestisce il giornale sia nei confronti di Google, alla fine il cittadino spagnolo decise di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea. Questa con una sentenza senza precedenti diede ragione a Gonzáles, dando di fatto il via all’era del diritto all’oblio.
La prontezza con cui si sono adoperati da Google per far fronte a tali richieste ha generato pareri contrastanti da parte dei regolatori della privacy. C’è chi ha elogiato la società di Mountain View per la rapida attuazione della sentenza della Corte, altri invece hanno espresso le loro perplessità sul fatto che i contenuti verranno rimossi solamente dai risultati di ricerca della pagina europa del sito, rimanendo di fatto intatti sul Big G statunitense. E intanto c’è anche chi prevede che casi di questa natura potranno riproporsi anche in altri Stati: il regolatore della privacy di Hong Kong Allen Chiang Yam-wang ha postato sul suo blog un commento in cui sosteneva che casi simili a quelli avvenuti in Europa potrebbero ripetersi anche in Canada e Giappone, suggerendo inoltre a Google di applicare la sentenza Europea a livello globale.
I concorrenti di Big G nel frattempo non stanno a guardare: da Yahoo fanno sapere che anche da parte loro ci potrebbe essere l’intenzione di attuare tale politica sulla rimozione dei contenuti, stesso discorso per Microsoft che pare stia già lavorando ad un processo di elaborazione delle richieste di rimozione dei link, per gli utenti europei sul motore di ricerca proprietario Bing. Insomma è arrivato il momento di scomparire dalla Rete: avanti il prossimo.