Nella storia dei mondiali di calcio ci sono immagini che rimangono impresse per sempre nell’immaginario collettivo di ogni sportivo. Basta pensarci un attimo per far scorrere davanti ai nostri occhi tutta una serie di gesti rimasti indelebili nella nostra mente. La “mano de dios” di Maradona ai mondiali di Messico’86 contro l’Inghilterra, e il successivo gol realizzato al termine di una serpentina storica nella stessa partita. Il volto ingenuo e disperato di Totò Schillaci nelle notti magiche di Italia’90; la corsa liberatoria di Tardelli nei mondiali del 1982 e quella di Fabio Grosso in Germania nel 2006. Il colpo di testa impetuoso di Pelè che sovrasta Burgnich, infila Albertosi e spiana la strada per la vittoria del terzo titolo mondiale del Brasile a Messico 1970. Noi italiani quel mondiale ce lo ricordiamo bene e non per la finale persa contro i verdeoro: in quella partita lì non potevamo fare proprio nulla. Troppo forti loro, troppo stanchi noi.La nostra finale l’avevamo già giocata quattro giorni prima sempre a Città del Messico contro la Germania. Non una partita qualunque, ma “la partita”: Italia-Germania 4-3.
La Coppa del Mondo di Messico’70 si lega in un certo senso a quella che prenderà il via tra sette giorni esatti in Brasile. I mondiali messicani rappresentano infatti l’inizio del rapporto tra la nuova tecnologia e il mondo del pallone, considerando il fatto che tutti gli incontri di quella manifestazione furono trasmessi per la prima volta a colori. Un connubio, quello tra tecnologia e mondo del pallone, troppo spesso ostacolato da padroncini del calcio retrogradi e anche un po’ miopi che poco hanno saputo imparare dagli insegnamenti provenienti da altri sport. Ecco perché il mondiale che è alle porte può rappresentare un’ottima occasione di riscatto. Siamo nell’era in cui la tecnologia ha completamente invaso le nostre vite, e a tratti sembra quasi averne preso possesso. L’importanza di essere sempre connessi va al di là della stessa capacità di prendere coscienza di un’esperienza: potremmo definirli mondiali “delocalizzati” o mondiali in movimento, perché grazie alla proliferazione di smartphone, tablet e social network ogni luogo sarà quello adatto per vivere l’esperienza della manifestazione calcistica più importante.
L’originalità di Brasile 2014 però sta anche nella presa di coscienza che questo sarà il mondiale della tecnologia soprattutto dentro il campo. Blatter, insieme al Governo brasiliano, su questo punto ha voluto dare un segnale importante di cambiamento, mostrando fin da subito l’importanza dato al ruolo della tecnologia a Brasile 2014. Tanto è vero che il 12 giugno a San Paolo, alle 17 ore locali, sarà un ragazzo paraplegico a dare il via ai Campionati del mondo, per la partita Brasile Croazia. Il giovane – che deve ancora essere selezionato – indosserà un esoscheletro che gli consentirà di attraversare il campo da gioco muovendo gli arti con il pensiero. Tutto ciò grazie a elettrodi situati sul cranio che invieranno un segnale elettrico a un computer posto sulla schiena. Gli impulsi dati dal ragazzo si trasformeranno in comandi motori. Secondo quanto sostiene Miguel Nicolelis, responsabile del progetto “Andar de Novo” «il calcio inaugurerà una nuova era di neuroscienze. Il nostro obiettivo è quello di mandare in soffitta le sedie a rotelle».
La vera novità però è che per la prima volta in una Coppa del Mondo verrà utilizzato il sistema Goal-Line Technology (GLT) un sistema di rilevazione che sarà utilizzato per aiutare gli arbitri a capire quando la palla ha oltrepassato completamente la linea di porta, e quindi concedere il gol. Per poter implementare questa tecnologia la FIFA ha dovuto attuare un lungo processo di testing di diverse aziende in grado di realizzare dispositivi di questo tipo: tra queste è stata selezionata GoalControl una giovane start up tedesca. I parametri di questi sistemi devono rispondere alle richieste della IFAB, vale a dire che essi non devono interferferire con il naturale svolgimento del gioco, condizione possibile grazie al fatto che solo i direttori di gara riceveranno il segnale dell’avvenuto o meno superamento della linea di porta da parte della palla. Gli arbitri dal canto loro saranno muniti di orologi adatti che riceveranno il segnale entro un secondo, in modo tale da poter consentirgli di prendere una decisione immediata. Per permettere l’utilizzo di questa tecnologia per ognuno dei dodici stadi in cui verranno disputate le partite, sono state installate 14 telecamere ad alta velocità in cima ad ogni impianto, e altre sette telecamere di monitoraggio sulle linee di porta. Affinché venga garantito il normale svolgimento del gioco i movimenti della palla vengono registrati in 3D, come già descritto, nel caso in cui la palla oltrepassa la linea di porta, il direttore di gara riceverà un segnale direttamente dall’orologio.
Protagonista troppo spesso criticato nei recenti mondiali, anche per il pallone da gara entra in gioco la tecnologia. Brazuca è il nome della sfera progettata da Adidas – azienda che dal 1970 si occupa della realizzazione dei palloni per i mondiali – e scelto tramite una votazione da oltre un milione di appassionati di calcio brasiliani. Il nome indica un termine locale per descrivere l’orgoglio nazionale brasiliano, ma al di là della semplice estetica Brazuca porta con sé un po’ di tecnologia e innovazione: innazitutto è composto da sei pannelli in poliuretano ad incastro a cui sono state aggiunte migliaia di piccole fossette sulla superficie per creare maggiore aderenza e velocità. Inoltre la superficie ruvida e le cuciture profonde permettono alla sfera di agitare l’aria che scorre sopra di essa, evitando quel fastidioso effetto “scia” che tanto aveva fatto discutere nel 2010 con Jabulani Brazuca è stato testato da due anni e mezzo a questa parte e approvato da centinaia di giocatori professionisti tra cui Lionel Messi, Bastian Schweinsteiger, Iker Casillas e anche Zinedine Zidane.