RIMINI – Il sindaco di Verona Flavio Tosi evoca un «guazzabuglio», il collega di Firenze Dario Nardella parla di un «manuale delle giovani marmotte», mentre il primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia, bolla come «inaccettabile» la gimkana di imposte con relative modifiche, bilanci e delibere intervenute negli ultimi tre anni ai piedi dei municipi italiani. Il coro di sindaci canta al Meeting di Cl dove, orfano del presidente Anci Piero Fassino convocato a Palazzo Chigi, partecipa a un dibattito con Giorgio Vittadini sul «futuro delle città». In Riviera, allo stesso tavolo, dialogano la sinistra renziana, la rivoluzione arancione e la Lega “progressista”. Strette di mano calorose e foto di gruppo, ma dietro i sorrisi si nascondono le preoccupazioni per un autunno caldo.
In conferenza stampa gli stati d’animo sono quasi tutti per il labirinto della Tasi, nonchè delle imposte comunali vecchie e nuove che assillano il dibattito sotto i campanili. Ballano le aliquote diverse da città a città e le famiglie nel caos, mentre aleggia lo spettro degli aumenti. I tre sindaci non ci stanno a incassare e vanno al contrattacco: la parola d’ordine è semplificare. Il renziano Nardella parte dall’esperienza di Firenze: «La strada non è quella dell’aumento della pressione fiscale. Noi ci siamo avvalsi di strumenti positivi collegati alla Tasi, rimodularla per fare scelte politiche». «Siamo sempre stati pronti a fare la nostra parte» eppure, sottolinea l’ex numero due di Matteo Renzi a Palazzo Vecchio, «c’è bisogno di una semplificazione del sistema fiscale da parte dello Stato, quello che abbiamo oggi è un manuale delle giovani marmotte».
Anche Pisapia va all’attacco: «I comuni hanno già dato troppo e questo non è più accettabile. Da quando c’è il federalismo fiscale abbiamo avuto tagli di 7,5 miliardi di euro. Comprendiamo le difficoltà nazionali e daremo come sempre il nostro contributo, ma non accetteremo un’ulteriore modifica delle nuove tassazioni». La richiesta dell’avvocato ex Rifondazione Comunista è che «il gettito dell’imposta sui fabbricati di tipo D rimanga alle città, anche perché i comuni possono dare risposte ai cittadini e fare grandi opere che creano occupazione». Il collega leghista Flavio Tosi taglia corto: «I comuni virtuosi sono sulla stessa barca, a Verona abbiamo un rapporto dare avere negativo con lo Stato. Versiamo un miliardo annuo tra Irpef e Ires ma ci torna molto meno». La speranza è quella di una semplificazione urgente, «mai come questa volta». Il sindaco veneto delinea uno scenario ulteriore: «La soluzione alle grandi sperequazioni di questo Paese è dare più autonomia ai comuni in un tempo congruo entro il quale devono riuscire ad arrangiarsi e a trovare il modo di amministrarsi con le proprie risorse. Questo porterebbe a un risparmio dello Stato». Sul piano delle riforme pochi dubbi, da Nardella a Pisapia l’attenzione è tutta rivolta alle città metropolitane, «spina dorsale del paese nelle quali si produce metà del Pil».
Tra i dossier in predicato di esplodere spicca pure il rapporto Cottarelli. Da uno studio del commissario per la spending review emerge che una partecipata dagli enti locali su quattro ha rendimento negativo. Senza contare che 1.075 di queste hanno i bilanci 2012 off limits persino per Cottarelli, mentre altre 1.242 risultano non attive. «Il punto – spiega Tosi – non è obbligare le multiutility alla dismissione ma far sì che stiano sul mercato, senza monopoli ed evitando che ci siano affidamenti diretti da parte degli enti locali». Il coro dei sindaci sale d’intensità. Secondo Pisapia «lo sfoltimento delle partecipate dev’essere urgente e drastico, un impegno da tener presente nell’ottica della città metropolitana». A mettere i puntini sulle i è Dario Nardella: «Non sopporto chi dice che bisogna cambiare e poi però che sia sempre necessario partire dagli altri. Sulle partecipate c’è un bel lavoro da fare e la strategia del governo è giusta, ma ci sono comuni e comuni. C’è chi ha già datto mettendo in atto pratiche virtuose e premiali». A tal proposito lancia un suggerimento traendo spunto dalla kermesse ciellina: «Il criterio meritocratico per la scuola tanto caro a Vittadini sia applicato anche ai comuni». Allo stesso tempo, chiosa Nardella, «occorre semplificare il sistema normativo delle partecipate, servono regole più chiare perché la normativa sui servizi pubblici è alluvionale, incoerente, conflittuale». Alla fine la parola d’ordine è sempre quella. Semplificare.