Matteo Renzi ha chiuso la Festa nazionale dell’Unità a Bologna, segnata quest’anno dalle numerose polemiche dei precedenti dirigenti del Partito democratico, da Pier Luigi Bersani a Rosi Bindi, e dalle stoccate a distanza di imprenditori e manager importanti. Come aveva annunciato il premier in mattinata, il nuovo patto sull’Europa è stato siglato davanti ad un piatto di tortellini in brodo. Renzi, Manuel Valls, Pedro Sanchez, Hakim Post e Diederik Samson si sono infatti attovagliati al ristorante ‘Bertoldo’ insieme ai ministri Madia, Pinotti, Mogherini, al sottosegretario Sandro Gozi, al vicesegretario del Pd Debora Serracchiani e al presidente del partito Matteo Orfini. Chiaro il senso del patto progressista, riassunto dall’ex sindaco di Firenze: «Noi siamo impegnati per fare dell’Europa una cosa seria. Non ci interessano vincoli di bilancio e spread ma valori, dignità e ideali comuni».
Poi, nel corso dell’intervento conclusivo, non sono mancate frecciate e messaggi in bottiglia a chi lo critica sui temi più caldi dell’agenda politica. Anzitutto gli accademici: «finora i tecnici – attacca Renzi – ci hanno detto che è finita la luna di miele. A noi ci porta bene ma c’è una parte di esperti del paese, cresciuta all’ombra della prima repubblica, incapace per 20 anni di leggere Berlusconi, che non ha anticipato la crisi e ora ci spiega che gli 80 euro sono un errore. Ma noi non accettiamo lezioni. Non mollo». Quanto alle riforme, non sono «come ha sostenuto qualcuno, inutili, insignificanti, anzi uno scandalo, noi portiamo avanti, sia pure con modifiche, la legge elettorale e la riforma costituzionale, dimostriamo che la politica sa decidere». Di più. «Lavoriamo invece che lamentarci, basta gufi, cambiamo le cose con lo spirito dei nostri nonni e la fantasia dei giovani. Un segretario, un premier da solo non può fare niente, serve una scommessa su di noi perché in ballo non c’è il mio destino ma il paese».
Infine dal premier-segretario arriva la richiesta a tutte le anime del partito di unirsi perchè il momento è delicato e decisivo: «Ci sono due paletti: io da solo non ce la faccio e l’altra condizione è che i veti non sono accettabili. Non possiamo passare tempo a litigare. Propongo una segreteria unitaria, dove la responsabilità è in capo a tutti».
I tweet sull’evento:
I tweet del profilo della Festa dell’Unità