Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, l’ex premier di centrodestra e il nuovo premier di centrosinistra che deve tirare fuori dalla palude l’Italia. Per il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo sono uguali. Per gli inguaribili oppositori, Renzi sarebbe addirittura il figlio politico di Berlusconi. E se nel Pd bollano questi paragoni come quisquiglie, tra le fila di Forza Italia sono in parecchi a chiedere all’ex sindaco di Firenze di prendere più ispirazione dal fondatore di Mediaset. Senza pretese di completezza, non è difficile stilare una piccola classifica di passioni comuni. Tanti aspetti che accomunano l’ex Cavaliere e il rottamatore del Partito Democratico nella vita privata, come nel modo di fare politica.
1) La passione per i sondaggi. Berlusconi è stato senza dubbio il primo presidente del Consiglio a sdoganare l’importanza dei sondaggi, a puntare sul consenso per governare. Lo irridevano, ma in pochi anni è diventato un esempio da seguire. E Renzi sembra avere lo stesso vizio. A rivelarlo è stato Matteo Richetti, ex renziano della prima ora, che in un’intervista al Corriere della Sera ha criticato così il premier: «Non si governa tenendo sul tavolo i dati del gradimento elettorale». Piccolo particolare: stando a quel che si mormora a Montecitorio, i due avrebbero troverebbero persino ispirazione dalla stessa sondaggista: la stimata Alessandra Ghisleri di Euromedia Research
2) L’amore che vince contro l’invidia e l’odio. Di contestazioni Silvio Berlusconi ne ha ricevute molte in questi anni. Resta negli annali quella famosa di Cinisello Balsamo, quando nel giugno del 2009 perse la pazienza e diede dei “poveri comunisti” a un gruppetto di critici. Eppure in questi anni l’ex Cavaliere è stato l’alfiere «dell’amore che vince su tutto». Anche sull’invidia e sull’odio, come ama ripetere. E in tanti lo scorso fine settimana hanno vissuto un curioso dejavù, quando durante un incontro pubblico a Ferrara alcuni grillini hanno contestato il presidente del Consiglio. Da Renzi sono arrivate le stesse parole di distensione e amore di Berlusconi. «A chi ci lancia le uova, noi continuiamo a rispondere con un sorriso».
3) L’ostile asse franco-tedesco. Nel 2011, durante un vertice europeo sulla crisi, l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy e la Cancelliera tedesca Angela Merkel si misero a ridere di fronte a una domanda su Berlusconi. La cosa fece giustamente infuriare l’ex premier italiani. Pochi giorni fa a Milano, in occasione della conferenza sul lavoro, è accaduta una scenetta analoga. Seppure lontana dalle telecamere. Come hanno riportato i quotidiani – e come lo stesso Renzi avrebbe constatato di persona – mentre il premier italiani parlava in conferenza stampa Francois Hollande e la Merkel si sarebbero dati dei «pizzicotti» di intesa sotto il tavolo. E la cosa pare che non sia stata digerita dal presidente del Consiglio fiorentino.
Renzi gioca a calcio
4) Il calcio. Renzi e Berlusconi sono entrambi appassionati di calcio. Uno tifava Inter e poi ha comprato il Milan, l’altro è tifoso della Fiorentina e non ha mai fatto nulla per nasconderlo. Entrambi si fanno vedere allo stadio spesso e volentieri. Tutti e due amano ricorrere al pallone anche nel proprio ruolo istituzionale. «Guardate che crea maggiori pensieri per il ministro Padoan il risultato di Juventus-Roma che il vostro giudizio sulla legge di Stabilità», scherzava pochi giorni fa a Palazzo Chigi il premier, ironizzando sul titolare di via XX settembre, acceso tifoso giallorosso. L’ex Cavaliere non è da meno. Anzi, ora che non ha più la reponsabilità di governo è sempre più presente a Milanello, dove dispensa lunghi e non richiesti consigli a Filippo Inzaghi su come allenare il suo Milan.
5) Il cabaret. Dotati di umorismo, entrambi durante le conferenze stampa cercano sempre di suscitare una risata in platea. Il Cavaliere ne ha fatto un marchio di fabbrica. Storielle per tutti i gusti, raccontate con disarmante naturalezza. Quelle sporche, quelle su Rosi Bindi, quelle sui suoi avversari politici. Renzi per ora è fermo alle battute estemporanee. Più slogan in grado di strappare un sorriso, freddure da avanspettacolo. Insomma, se Berlusconi era un’artista delle barzellette, Renzi deve fare ancora un po’ di strada.
6) I voti di fiducia. Intendiamoci, non sono gli unici. Eppure più degli altri presidenti del Consiglio sono entrati al centro delle polemiche per il ricorso smodato e disinvolto al voto di fiducia. Un obbligo, si dirà. In attesa di una riforma dei regolamenti parlamentari, entrambi non si sono fatti troppi problemi. Per Berlusconi la difficoltà dell’iter legislativo italiano è un vecchio refrain, lo sta diventando anche per Renzi, che deve andare spedito e portare a casa le riforme.
7) L’amico fiorentino. Renzi e Berlusconi hanno un amico in comune. Si chiama Denis Verdini, è il garante del Patto del Nazareno. Gli oppositori ironizzano maligni su questa frequentazione. Ma il rapporto sembra non risentirne. Verdini è rimasto nelle grazie dell’ex Cavaliere nonostante la fidanzata Francesca Pascale abbia fatto terra bruciata attorno al leader. Renzi lo ascolta spesso, raccontano. Anzi Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, ha sostenuto con sarcasmo che il premier porti persino più rispetto a Denis che alla vecchia ditta.
8) I speak english. Ai due piace parlare inglese, non è un mistero. E ogni volta che si sono trovati all’estero sia Renzi che Berlusconi non si sono vergognati di sfoggiare la conoscenza della ligua straniera. I risultati sembrano essere apprezzati dai partner internazionali, ma non hanno messo i due al riparo da qualche ironia. Di Renzi c’è chi dice che non parli l’idioma di Sheakespeare nel miglior modo possibile, altri lo prendono in giro per la pronuncia. E in questo ricorda un po’ Berlusconi, che veniva spesso preso in giro durante le sue uscite negli Stati Uniti. In particolare in un noto duetto con l’allora presidente americano George Bush.
9) Il brutto rapporto con i poteri forti. Renzi e Berlusconi sono leader venuti dal basso, o almeno così vogliono accreditarsi. Politici benvoluti dalla gente ma lontani dal Palazzo. Imposti dal voto poplare, non da segrete manovre dei potenti di turno. Ecco perché entrambi hanno, o hanno avuto, un brutto rapporto con i poteri forti. Il Corriere della Sera e i suoi azionisti, vedi Diego Della Valle, sono una spina nel fianco di Renzi. Guardacaso, in passato lo sono stati per Berlusconi.
10) Vogliono la riforma della magistratura. Con i magistrati i rapporti non sono buoni. Per Berlusconi è un discorso lunghissimo, per Renzi sta diventando di attualità negli ultimi mesi, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati del padre Tiziano per il fallimento dell’azienda di famiglia. Non occorre scomodare la responsabilità civile dei giudici. L’ultima battaglia del premier sulle ferie delle toghe avrebbe già incontrato il favore dell’ex Cavaliere. Del resto Berlusconi lo avrebbe pure detto a Renzi: «A me colpiscono il figlio, a te il padre». Il secondo riuscirà a riformare la magistratura? Al primo non è riuscito per niente.