L’innovazione tecnologica si sa corre su binari ad altissima velocità. Non si fa in tempo ad abituarsi alle novità che ce ne sono già altre in arrivo. Tutto ciò assume livelli esponenziali quando si tratta di dispositivi come gli smartphone ad esempio: modelli sempre più sofisticati ci vengono proposti un anno dopo l’altro, costringendoci in certi casi a sentirci nella condizione di rincorrere perennemente un traguardo che si allontana ogni volta sempre di più.Stesso discorso vale, in tono minore ovviamente, per altri settori in cui dinamiche innovative potrebbero modificare non poco gli scenari futuri. Qualche tempo fa in questo articolo vi raccontavamo quanto le stampanti 3d stiano diventando strumenti alla portata di tutti: costi non troppo eccessivi, facilità nella costruzione e conoscenze di base dei software di modellazione, sono elementi sufficienti per permettere a chiunque di stampare semplici oggetti di uso quotidiano.
Ora però l’asticella sembra alzarsi sempre di più, e già da qualche tempo si parla di stampanti 4d, ovvero strumenti dotati della cosiddetta quarta dimensione quella che permetterà alla materia di autoprogrammarsi. Andrea Manfrin, professore alla Medway School of Pharmacy dell’Università di Kent, ha raccontato di cosa si tratta durante un incontro tenuto al Future Forum di Udine. Una suggestione non da poco che porta Manfrin a sostenere l’idea secondo cui in futuro «vivremo in un mondo di farmaci “autoprogrammabili”. In una condizione dove la materia si programmerà e si assemblerà da sola». Le cronache di tutti i giorni ci hanno ormai abituato a fare i conti con realtà in cui strumenti tecnologici hanno o stanno cambiando il modo di lavorare di milioni di persone, e troppo spesso ci si deve confrontare con la capacità di reinventarsi, di adattarsi al nuovo che avanza senza troppo timori. Eppure a sentire queste parole sembra lecito chiedersi come cambieranno gli attori coinvolti in questa evoluzione.
«Se dobbiamo pensare alla farmacia come struttura fisica — rivela Manfrin a Linkiesta — sono dell’idea che essa avrà delle similitudini con quella che noi oggi conosciamo. Certo ci sarà la necessità di ridisegnare gli spazi che saranno meno ad appannaggio dell’esposizione dei prodotti fisici, ma più organizzati in sale/aree private per la consulenza sempre più specialistica.Ovvio che nel laboratorio galenico la stampante diventerà una parte integrante del laboratorio stesso». A fronte di una struttura che tutto sommato resterà pressoché invariata, c’è di contro un sostanziale mutamento della figura del farmacista, il quale dovrà abbinare competenze sia chimiche che informatiche «si svilupperà in maniera preponderante la figura del farmacista preparatore, colui che oltre alle basi della galenica classica dovrà acquisire nozioni avanzate per l’utilizzo di software 3D/4D, dell’assistenza farmaceutica avanzata, valutando dei parametri biometrici che il medico gli invierà assieme alla ricetta».
La vera notizia in realtà sta nel fatto che questa metamorfosi dovrebbe portare il paziente ad essere sempre di più al centro del processo di assistenza sanitaria in che andrà a configurarsi «il farmacista — osserva ancora Manfrin — in collaborazione con il medico e l’industria sarà in grado di creare farmaci assolutamente su misura per il singolo paziente. Grazie alla massima ottimizzazione del farmaco “su misura” si andrà verso un sistema in cui si dovrebbero diminuire anche gli effetti collaterali dei farmaci, e di conseguenza una logica riduzione dei costi per la gestione delle emergenze sanitarie dovute a questi effetti. In sostanza il farmacista diventerà sempre più paziente-centrico, in grado cioè di disegnare un prodotto seguendo esattamente le indicazioni del medico e quelle che sono le esigenze del paziente. E non solo, perché ci troveremo di fronte ad un professionista in grado di modificare/adattare il farmaco in qualsiasi momento, in base ai suggerimenti del medico. Quest’ultimo poi sarà dotato di strumenti per la monitorizzazione in tempo reale delle variazioni comportamentali nutrizionali, biochimiche e fisiologiche del paziente».
Va detto che al momento non è ancora possibile sapere con certezza quando le stampanti 4d verranno messe in commercio, ma considerate le premesse viene da chiedersi quanto possa essere concreta la possibilità di trovarsi un giorno di fronte ad una deriva “fai da te” della realizzazione di farmaci: «escluderei uno scenario di questo tipo — conclude Manfrin. Penso che sarebbe un errore molto grave se tutto ciò avvenisse, in quanto potrebbe dare adito ad un mercato parallelo dove sicuramente i controlli della qualità non potrebbero essere assicurati e se questo accadesse i danni potrebbero essere superiori ai benefici. Sono sicuro quindi che i vari stakeholders stanno lavorando per fare in modo che il tutto possa avvenire nel modo più sicuro e migliore al fine di fornire qualità professionalità e sicurezza che sono gli obiettivi ai quali tutti noi dobbiamo sempre fare riferimento».