Provate a chiedergli che cos’è il sogno americano, lui sicuramente saprà rispondervi. Sudafricano di nascita americano d’adozione Elon Musk è oggi uno degli uomini più ricchi e visionari al mondo. Cresciuto a Pretoria fino all’età di diciassette anni, decise di emigrare in Canada piuttosto che affrontare il militare di leva obbligatorio sudafricano. Una scelta nata anche dall’idea che se si voleva avere successo nel campo della tecnologia era necessario spostarsi verso il Nord America. Il tempo poi gli avrebbe dato ragione. Il settimanale statunitense Time lo ha inserito nella lista dei cento uomini che hanno influenzato di più il mondo nel 2013, mentre la rivista Esquire lo ha addirittura nominato una delle 75 persone più influenti del ventunesimo secolo.
Il suo profilo Twitter conta “appena” 1,26 milioni di follower, poco più di mille tweet e l’immagine di copertina è un cielo stellato. Sì, perché Musk oltre che di auto elettriche è anche un appassionato ed esperto di spazio. L’ultimo progetto a cui starebbe lavorando prevede il lancio in orbita di 700 satelliti in miniatura — si parla di un peso che supera di poco i 110 kg, meno della metà dei più piccoli satelliti di comunicazione attualmente in commercio — e piuttosto economici, che renderebbero possibile la connessione ad Internet dell’intero pianeta. Il compagno di viaggio in questo progetto si chiama Greg Wyler ex manager di Google e fondatore di Worldvu Stellites Ltd, azienda leader nel settore delle radiocomunicazioni. L’obiettivo è certamente ambizioso, tanto quanto lo sono quelli dei principali concorrenti, tra i quali compaiono nomi del calibro di Facebook e Google, convinti di raggiungere lo stesso obiettivo con i rispettivi progetti internet.org e Project Loon
Il passato di Musk è un misto di successi e abbandoni seguiti ancora da successi. Ad esempio nel 1995 già laureato in economia e fisica decise di iscriversi ad un corso di laurea specialistica in fisica applicata all’università di Stanford. Ci vollero solo quarantottore per capire quanto la carriera accademica gli andasse stretta, perciò decise di abbandonare gli studi e fondare una sua società. «All’epoca pensai che se avessi scelto di entrare in una società e il progetto non sarebbe andato in porto, sarei sempre potuto tornare a studiare» ha dichiarato lo stesso Musk qualche hanno fa in un’intervista a Foundation. L’idea si rivelò più che azzeccata perché insieme al fratello Kimbale e all’amico Greg Kouri, Elon fondò la società Zip2 azienda che si occupava di pubblicazioni online. Lo scopo era quello di realizzare un software capace di portare le grandi aziende editoriali online un passo alla volta, e considerati i tempi — era il 1995 appunto — guardando all’attualità si può comprendere quanto fosse visionaria quell’idea. La Zip2 venne poi venduta nel 1999 ad AltaVista per 307 milioni di dollari. Musk divenne ufficialmente un uomo ricco.
Non contento di aver dato il via ad una sorta di rivoluzione editoriale, tira fuori un altro coniglio dal suo inesauribile cappello a cilindro. Questa volta il campo in cui opera è quello finanziario, e più specificatamente quello dei servizi finanziari online. Convinto più che mai dall’idea di una complessiva arretratezza culturale mista a scetticismo da parte delle banche nei confronti dell’innovazione, decise di percorrere un sentiero fino ad allora inesplorato. Prima fondò la società X.com con cui ottenne un investimento di 25 milioni di dollari da parte di Sequoia Capital, e successivamente, deciso a puntare solo sui pagamenti online, diede vita ad una nuova società grazie alla fusione tra X.com e Company (diretta concorrente nel campo dei servizi finanziari). Da questo sodalizio nacque il servizio di pagamenti online più utilizzato e più sicuro che attualmente conosciamo, PayPal. Acquistata nel 2002 da Ebay per 1,5 miliardi di dollari.
L’eclettismo di Musk si manifesta ancora una volta qualche anno dopo. È il 2002 e superata la soglia dei trentanni Musk decide che è arrivato il momento di puntare in alto, molto in alto. Lo spazio diventa il suo principale interesse, e quando un amico gli chiede cosa volesse fare dopo PayPal egli rispose di voler andare nello spazio ma di non sapere di preciso in che modo. Il pallino che gli gira in testa da tempo è quello di riuscire a conquistare Marte «sul pianeta rosso si giocherà una partita importantissima per il futuro della razza umana — ha dichiarato lo stesso Musk qualche giorno fa durante un seminario con gli studenti del Mit di Boston». Per cominciare fonda la Space Exploration Technologies Corporation, terza azienda della sua carriera. Nonostante egli stesso abbia più volte dichiarato di essere stato un autoditatta in materia di razzi, la Space X si contraddistingue per la progettazione di razzi orbitali, tra cui i modelli più conosciuti sono Falcon1 e Falcon9. Riesce inoltre a siglare un accordo con la Nasa che lo rende il primo fornitore privato in grado di portare gli astronauti americani in orbita con i suoi mezzi. E nel 2012 la capsula Dragon ha anche attraccato sulla ISS.
Molto spesso oggi il nome di Elon Musk viene prevalentemente associato al marchio Tesla Motors, la società che ha co-fondato nel 2003 il cui principale obiettivo è quello di mettere sul mercato mondiale automobili sportive elettriche. Il primo modello in commercio, nel 2008, fu la Tesla Roadster una sportiva a due porte in grado di raggiungere una velocità massima di 200 km orari, alimentata con batteria di ioni a litio, che forniscono un’autonomia di 392 chilometri, ma che necessitano di oltre tre ore per essere ricaricate. Di recente è stato lanciato il secondo veicolo denominato “Model S” una berlina elegante totalmente elettrica che può raggiungere i 212 km orari, e con un sistema di ricarica estremamente rapido, solo 45 minuti. Di questa versione esiste poi anche quella più aggiornata, “Model D” che come novità assoluta porta con sé la presenza del pilota automatico E in cantiere pare ci sia anche un terzo modello “Model 3” che verrà presentata alla fine del 2016.
Una vettura Tesla “Model D” (Mark Ralston/Getty Afp)
E il futuro? A leggere la storia di Elon Musk sembrerebbe una domanda retorica, eppure, al di là della realizzazione della cosiddetta giga-fabbrica e del suo continuo impegno nel solare, c’è già un progetto in grado di provare a cambiare ancora una volta vita di milioni di persone. Stiamo parlando di Hyperloop un sistema di trasporto futuristico in grado di superare 1200 km all’ora di velocità, essere autonomo dal punto di vista energetico e perfino costare meno di una classica linea ad alta velocità. Grazie a delle capsule in alluminio “sparate” in un tubo soprelevato, 40 passeggeri per volta — questa la capienza di ogni capsula — potrebbero percorrere la tratta Los Angeles-San Francisco (lunga 570 chilometri) in 35 minuti. Va detto che non si tratta dell’ennesima trovata al limite della fantascienza, dato che JumpStartFund — tra le più conosciute piattaforme di crouwdfunding americane — ha da poco annunciato la nascita di Hyperloop Transportation Technologies la società che si prenderà in carico la realizzazione del progetto di Musk.
E se pensate che tutto ciò che abbia a che fare con la tecnologia sia approvato dal visionario sudafricano, vi sbagliate di grosso. Musk ancora una volta è riuscito a sorprendere tutti, stigmatizzando pesantemente l’idea di affidare l’intelligenza ai computer: «le intelligenze artificiali sono la più grande minaccia per la sopravvivenza della nostra razza — ha dichiarato durante un seminario con studenti del Massachussets Institute of Technology — affidarsi ai computer è come invocare il demonio». A leggere queste parole non non c’è da preoccuparsi quindi, perché da qui in avanti saranno ancora gli uomini a inseguire il sogno americano.