Pare che Obama adori la serie televisiva e che Renzi abbia addirittura consigliato ai membri della direzione del Partito Democratico di studiarla per capire meglio come funziona la politica e per trarre ispirazione.
Stiamo parlando di House of Cards e, in particolare, del suo protagonista, che sul piccolo schermo si chiama Frank Underwood ed è un democratico americano, mentre nei libri di Michael Dobbs, da cui la serie è tratta, si chiama Francis Urquhart ed è un conservatore inglese.
In giro si diceva che, dopo che qualcuno gli aveva riportato le affermazioni di Matteo Renzi su House of Cards, Dobbs abbia spedito a Renzi uno dei suoi libri infilando tra le pagine un messaggio: «Stia attento, il mio libro non è un manuale di istruzioni».
In questi giorni Michael Dobbs è in Italia, dove il suo libro House of Card è stato pubblicato da Fazi. L’abbiamo raggiunto per farci due chiacchiere e questo è quello che ne è venuto fuori.
Quando Matteo Renzi, al vertice del Partito Democratico, disse ai suoi che per capire la politica avrebbero dovuto guardare House of Cards, lei rispose che il suo libro non era un manuale di istruzioni. Quanto crede che sia pericoloso che un politico, un leader in questo caso, si faccia ispirare da Francis Urquhart, (nella serie tv Francis Underwood, detto Frank)?
Francis Urquhart sa cosa vuole e più di tutto lui vuole il potere. Sceglie di essere efficace piuttosto che cercare di essere amato. Guardatevi dai politici che vogliono essere amati; tenetevi stretti i politici che sanno in che direzione stanno andando!
Chi era il politico a cui si è ispirato per il personagio di Francis? In chi lo rivede in questo momento?
La politica è un affare duro, sporco e spesso ingiusto. Non ci sono risposte facili. Spesso per il politico non si tratta di scegliere tra una cosa giusta e una sbagliata, ma piuttosto tra due differenti tipi di sbagliato. L’ispirazione per Francis mi è venuta da moltissime fonti diverse, hanno contato la mia esperienza con Margaret Thatcher — tempi duri — e la lettura, quando ero un ragazzo, del Giulio Cesare di Shakespeare. La spietatezza conta. E c’è un po’ di Francis in tutti i politici.
È curioso che un personaggio come Francis, nato nel suo libro come un conservatore inglese e diventato un democratico statunitense nella serie televisiva prodotta da Netflix, funziona perfettamente in entrambi i casi. Dovremmo leggerci una lezione sul significato attuale di destra e sinistra?
No, non ci si può leggere nulla sulla destra e sulla sinistra nel personaggio di Francis. Semplicemente perché non c’è nulla di ideologico in lui. Francis fa quello che le situazioni in cui si trova gli richiedono. Negli Stati uniti, per esempio, durante il mandato di Bush, la serie televisiva West Wing (molto più buonista, dialogante di House of Cards, ndr) divenne molto popolare, forse anche come reazione alla politica muscolare del presidente Bush. Oggi, invece, che abbiamo un’anatra zoppa, un presidente dimezzato in Barack Obama, la gente reclama qualcuno che faccia qualcosa di concreto. Fatti avanti Franck Underwood!
Come si sarebbe comportato Francis di fronte al referendum scozzese sull’Indipendenza dal Regno Unito? E come si rapporterebbe con l’Unione Europea.
Francis non avrebbe sicuramente sostenuto l’indipendenza scozzese. Lui ha bisogno di un grande palcoscenico sul quali muoversi. Non avrebbe tollerato la Commissione Europea a Bruxelles. Avrebbe insistito per tenere lui stesso le redini del potere, non avrebbe mai accettato di cederlo a un presidente non eletto. Non si sarebbe troppo preoccupato dal fatto che il bilancio dell’Unione Europea non fosse approvato dai revisori per 19 anni. Ciò di cui si sarebbe allarmato, più di quanto avrebbe potuto sopportare, è che sembra che nessuno sappia dove sono finiti i soldi.