Quirinale, gli incubi di Renzi sono Prodi e Amato

Quirinale, gli incubi di Renzi sono Prodi e Amato

Matteo Renzi dà la carte. Studia la situazione, incontra le delegazioni dei partiti, vaglia i nomi dei candidati al Quirinale. Guida la successione di Giorgio Napolitano da regista, come è ovvio che sia. L’elezione del presidente della Repubblica è probabilmente la prova più difficile da quando è entrato a Palazzo Chigi. Un passaggio chiave anche per il suo futuro politico. Perché il capo dello Stato che nei prossimi giorni salirà al Colle dovrà essere il garante di tutti, certo. Ma soprattutto un garante di Renzi, del suo governo, delle sue riforme. 

Ecco perché un’ipotesi, più di tutte, preoccupa il premier: se al Quirinale – nei secoli residenza di almeno trenta pontefici romani – salisse un antipapa? Un presidente scelto da qualcun altro, magari grazie a un insospettabile accordo di Palazzo. Un presidente a cui Renzi dovrebbe accordare il suo consenso, ma solo perché costretto. Proprio per evitare questo scenario stamattina il presidente del Consiglio ha provato a ricompattare il Pd. «Forza Italia non vuole un presidente con una storia militante nel nostro partito? – ha spiegato ai parlamentari dem – Non possiamo accettare veti, non facciamo e non accettiamo diktat». Segno evidente che il premier è pronto a scegliere un presidente anche fuori dalle intese del Patto del Nazareno.Certo, il rischio rimane. 

I profili sono due, ciascuno espressione di un percorso diverso. C’è Giuliano Amato, giudice della Corte costituzionale, ex premier, ex socialista. Tra i suoi principali sponsor, raccontano, si è schierato Silvio Berlusconi. Ma anche gli esponenti della minoranza Pd Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani. Nessun colpo a sorpresa, sia chiaro. Amato è da tempo una carta del mazzo. Il premier ne ha parlato con i suoi, in questi ne giorni ne sta valutando la possibile ascesa al Colle. Ma il dottor Sottile non è tra i suoi candidati preferiti. Il motivo è evidente: sarebbe un capo dello Stato scelto da altri. Eletto grazie al sostegno decisivo dei principali avversari di Renzi, dentro e fuori il Patto del Nazareno. Senza considerare che Amato al Quirinale sarebbe tutt’altro che un passacarte. Anche grazie al prestigio internazionale di cui gode, la sua figura finirebbe per essere parallela – con il rischio di entrare in conflitto – con quella del presidente del Consiglio. 

E poi c’è Romano Prodi. A leggere i borsini delle quotazioni quirinalizie il Professore è ormai fuori dai giochi. Persino la sua storica portavoce, la deputata Pd Sandra Zampa, lo ha recentemente e pubblicamente depennato dalla lista dei papabili. Eppure attorno al nome dell’ex premier potrebbe coalizzarsi un’altra sorprendente alleanza. Un accordo al riparo del voto segreto. La sua candidatura potrebbe raccogliere le preferenze di molti grandi elettori a Cinque Stelle, di Sinistra Ecologia e Libertà, della minoranza del Partito democratico. E perché no, magari anche di qualche dissidente di centrodestra, deciso a ostacolare il percorso del Patto del Nazareno. Anche stavolta per Renzi l’esito potrebbe essere teoricamente disastroso. Specie se durante i primi tre scrutini – quando il Pd voterà scheda bianca – il Professore dovesse raccogliere un bel pacchetto di preferenze. A quel punto il segretario del Pd sarebbe in evidente difficoltà. Dovrebbe assumersi la responsabilità di bocciare il fondatore dell’Ulivo. Magari per preferirgli un candidato espressione del Patto del Nazareno, il suggello dell’intesa con Silvio Berlusconi. 

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