L’economia illegale ha fatto lievitare il Pil italiano della bellezza dell’un per cento, grazie alle nuove metodologie di calcolo. È un impatto quasi doppio di quello del Regno Unito e un unicum fra i Paesi Ocse, insieme alla Spagna. Negli altri Paesi ha pesato di più l’introduzione di altri parametri, come la nuova capitalizzazione delle spese di ricerca e sviluppo: la cosiddetta R&D vale nel caso italiano un 1,3% di maggior Pil, contro il 2,5% degli Stati Uniti e il 3,1% della media Ocse.
Vista la varianza fra Paesi nelle stime, il messaggio che scaturisce da queste revisioni è che – a parità di altri fattori – l’economia illegale italiana pesa, e di molto. Se invece si volesse criticare in modo più costruttivo, e forse meno chiassoso, la distorsione indiretta che l’inclusione di attività non propriamente registrabili ha sulla stima del Pil italiano, ebbene non resta che la via più diretta, ma anche provocatoria e improbabile – forse improponibile – conoscendo il conservatorismo della nostra società: la legalizzazione di prostituzione e droghe leggere. Sognare non costa nulla e, soprattutto, non deforma le stime del Pil.
I nuovi standard
Nel 2009 la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha approvato una nuova serie di standard internazionali per la compilazione dei conti nazionali, il sistema dei conti nazionali (Sna) 2008, che sostituisce la versione del 1993. Ad esso è seguito una revisione dell’equivalente europeo del Sna, il Sistema dei conti nazionali (Sec) 2010. I due standard sono, con qualche piccola eccezione, pienamente compatibili.
I maggiori cambiamenti introdotti dal Sna 2008 riguardano la capitalizzazione delle spese per R&D, prima trattate come spese intermedie, che dal 2014 sono perciò considerati alla stregua di investimenti, nel caso in cui il loro beneficio si protragga nelle produzioni future. È un cambiamento del tutto logico, soprattutto nel contesto di economie dove il vantaggio competitivo risiede sempre più in consistenti spese di ricerca e sviluppo di prodotti e servizi digitali. Cambiamenti, con impatti pressoché nulli sui maggiori aggregati, sono stati apportati anche alla contabilizzazione delle spese per armamenti e delle spese pensionistiche, nonché ai confini del perimetro pubblico, con piccoli impatti, per esempio, sul livello del deficit pubblico.
Insieme ai nuovi standard, solitamente gli uffici statistici rivedono puntualmente il loro insieme di fonti, e le loro metodologie, per aumentare il grado di affidabilità delle stime del prodotto interno lordo e degli altri aggregati rilevanti del sistema dei conti nazionali. Le nuove stime dei prodotti sono l’insieme combinato di queste due differenti procedure statistiche.
I cambiamenti dei Pil
Gli uffici statistici nazionali hanno implementato le raccomandazioni del nuovo sistema di conti nel 2014, e i grafici riportano una valutazione dell’impatto di tale cambiamento sul livello del prodotto per l’anno 2010, disaggregato per tipo di revisione. Dai dati si nota che, in media, nei Paesi Ocse l’insieme di revisioni ha fatto lievitare il livello del prodotto del 3,5%, sebbene in alcuni casi vi siano cambiamenti sostanziali, vicini all’8%, come per Corea e Paesi Bassi. Il Pil italiano è stato rivisto da Istat al rialzo del 3,4%, in media con l’Ocse, ma ciò che stupisce del nostro Paese è la decomposizione del montante della revisione.
Fonte: Ocse
Fonte: Ocse
Come si nota nel secondo grafico, l’Italia è assolutamente fuori linea per quanto riguarda l’impatto sul livello del Pil dell’inclusione delle stime dell’economia illegale, prettamente droga e prostituzione. Sebbene già il sistema Sna 1993 prevedesse come raccomandazione quello di includere sempre nel sistema di conti anche le attività illegali, è solo nel 2014 che molti Paesi hanno migliorato, o almeno così è da credere, i metodi di stima e le fonti che permettono l’inclusione di attività per le quali, ricordiamo, non esiste modo di registrare le transazioni di quantità e prezzi, se non per via indiretta. La ratio di tale raccomandazione risiede nel preservare la comparabilità internazionale dei prodotti nazionali, che non può essere inficiata dalla sola esistenza di leggi che regolano in modo diverso un’attività economica. Per alcune legislazioni nazionali, infatti, la prostituzione e la commercializzazione di alcuni tipi di droghe sono attività legali e regolate: questo ha un impatto diretto sul prodotto, poiché il valore aggiunto di tali attività è incluso nel Pil, a differenza di quanto accadrebbe per un Paese – è il caso dell’Italia – dove droga e prostituzione fossero illegali. I due prodotti sarebbero perciò non comparabili in livello, soprattutto nel caso di confronti del valore pro-capite. I tassi di crescita dei prodotti, infatti, sono per lo più invariati rispetto alla metodologia precedente.