Sono le domande che ci si chiede da quando si è alle elementari. Perché, di tutti i mesi, proprio febbraio deve essere quello più breve? La decisione fu presa, alla fine, da Giulio Cesare. Febbraio e Gennaio furono aggiunti alla fine al calendario, perché si riteneva che l’inverno (all’epoca non si sapeva dell’esistenza di un emisfero australe) non andasse diviso in mesi.
Furono aggiunti dopo, da Numa Pompilio, e febbraio era l’ultimo. Per questo i suoi giorni variavano a seconda di quanti ne servivano per chiudere l’anno (nota: era un calendario lunare) e a volte era necessario aggiungere un mese in più, il mese Intercalare. Un sistema poco pratico, e fu messo a posto da Giulio Cesare, appunto, che dopo un soggiorno in Egitto capì che era meglio basarsi sul ciclo solare e non quello lunare. Febbraio rimase sempre più breve, ma raggiunse una lunghezza maggiore: 28 giorni, a volte 29 (e la leggenda che Augusto ne tolse uno per allungare agosto, il suo mese, è solo – appunto – una leggenda).
Febbraio, che deriva dal verbo “februare”, cioè purificare (era il mese in cui si tenevano particolari riti di purificazione che, per circostanze da indagare, sono confluiti in San Valentino), è sempre stato il mese materasso, quello su cui si poteva infierire senza pietà. I romani, soprattutto, non ne hanno mai avuto rispetto.