Come in ogni attività, a seconda del grado di esperienza, di fronte alle stesse cose le emozioni cambiano. Anche nel poker. Il principiante andrà nel panico più spesso, impiegherà più tempo (e più energia) per fare calcoli di probabilità (il più delle volte del tutto arbitrari) e faticherà di più. Chi gioca da più tempo sarà più tranquillo: abituato agli schemi del gioco, sa quando preoccuparsi e quando può giocare a memoria. L’esperto, il professionista, è il più freddo di tutti. Non solo interpreta il gioco in modo razionale, ma agisce sulla base di intenzioni e calcoli personali, con i quali tenta di dirigere gli scambi. Siamo, insomma, di fronte a modi di impiego del cervello diversi.
Questa infografica interattiva, realizzata da PartyPoker, lo illlustra bene: Your Brain on Poker (che potete trovare cliccando qui) mostra le attività cerebrali di tre tipologie di giocatore (principiante, medio, esperto) di fronte alle varie fasi del gioco.
Come si può vedere, al momento del deal, cioè quando si distribuiscono le carte ai giocatori e si depongono le carte comuni al centro del tavolo (sì gioca alla texana), il cervello ha un livello di attività bassissimo, ed è solo l’inizio.
Al momento del raise, cioè quando si rilancia su una giocata, a seconda dei livelli di gioco, si verifia un’attività cerebrale più ampia. Il giocatore inesperto è quasi nel panico: non sa che pesci pigliare. L’amatore è sorpreso, e procede con i suoi calcoli. Il professionista rimane tranquillo. Sono situazioni che ha già previsto, calcolato. È pronto alla sua sua mossa, e aspetta il turno:
Tutto cambia, però, al momento più emozionante del gioco: l’all in. La puntata massima, quando un giocatore (o tutti) decidono di giocarsi tutto quello che hanno in mano. “Tutto dentro”. Tensione altissima, attività cerebrale a mille. E qui, come si vede, impazzisce anche il professionista: