Perdita dei punti di riferimento, solitudine, sensazione di sradicamento. Aspettative disattese. Ecco alcuni degli aspetti psicologici, spesso sottovalutati, che un expat affronta quando lascia il proprio paese e va a vivere all’estero. Una volta che si è trovato l’alloggio, sistemate questioni come visto o lavoro, bisogna fare i conti con il cambiamento appena avvenuto: nuove abitudini e un contesto profondamente diverso da quello lasciato. Non si è più immersi nel tessuto sociale italiano e non si può più contare sul supporto del nostro gruppo di riferimento.
«Quando si emigra si perde il supporto del proprio gruppo di riferimento»
Noi siamo Chiara e Alessandro, due psicoterapeuti che come molti altri italiani all’estero hanno lasciato il Bel Paese per vivere e lavorare nella capitale britannica. Alessandro con una formazione in Psicoterapia maturata in quindici anni di esperienza tra Bologna e Firenze, e Chiara una formazione a Roma prima in Psicologia poi in Psicoterapia dei gruppi. Insieme ci occupiamo del fenomeno degli expat sia in ambito di psicoterapia individuale che soprattutto in ambito di gruppo.
Su Linkiesta curiamo una rubrica mensile dedicata ai temi che caratterizzano il vissuto degli expat. Esploreremo i temi dell’autostima, dei rapporti con le distanze e i confini. Sarà un viaggio che scorrerà parallelo al percorso di gruppo per italiani a Londra iniziato lo scorso 11 aprile.
I partecipanti ai nostri gruppi per expat condividono il fatto di essere immigrati, di aver lasciato affetti, desideri, speranze in Italia e aver iniziato un nuovo percorso di vita a Londra. Il lavoro di gruppo è un’esperienza che in modo spontaneo crea una comunicazione profonda e collettiva, dove si riscoprono aspetti dimenticati di sé e si impara a riconoscere relazioni importanti. Il dialogo all’interno del gruppo può essere sviluppato in forme diverse utilizzando tecniche e strategie comunicative differenti, creando immagini, disegni, condividendo argomenti personali attraverso l’utilizzo della scrittura, il movimento corporeo, i sogni.
«Vogliamo creare uno spazio di condivisione, di solidarietà e di confronto»
Durante la prima giornata di lavoro, ad esempio, abbiamo chiesto ai partecipanti di disegnare qualcosa che li rappresentasse in quel momento. I lavori creati hanno trasformato energie e tensioni interiori in qualcosa di riconoscibile, come immagini e parole. Nella seconda parte dello stesso incontro, quando abbiamo formato dei sottogruppi, i partecipanti hanno sperimentato relazioni più intime, rinforzando la fiducia nel dialogo e nella condivisione. Le parole hanno preso in questa fase il posto delle immagini disegnate. La stanza si è riempita di voci, risate, a volte qualche tensione si è sfogata attraverso il pianto. Ma è tutto fisiologico e funzionale. Durante il lavoro il terapeuta rimane in ascolto sia dei singoli che del gruppo, per facilitare lo scambio.
«Aiutiamo gli expat a riscoprire aspetti dimenticati di sé e a riconoscere nuove importanti relazioni»
La comunicazione che si crea lavorando in questo modo rafforza l’autostima, il senso di fiducia negli altri, le capacità comunicative e relazionali. Si creano legami affettivi e senso di sicurezza che permettono di iniziare a condividere la propria esperienza: la nuova vita in Inghilterra, il paese che si è lascito alle spalle, il lavoro.
Il nostro obiettivo terapeutico è quello di creare uno spazio di condivisione, di solidarietà e di confronto ed evitare l’isolamento facilitato dallo status acquisito di expat. Lavoriamo sui confini individuali e sociali. Lo stesso proveremo a fare sulle colonne de Linkiesta.
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Alcuni commenti degli expat che hanno preso parte ai nostri incontri:
S: «Ritrovarsi insieme, apparentemente sconosciuti, e iniziare un percorso di crescita e confronto… davvero di grande conforto e ispirazione!»
S.: «Interessante anche come il disegnare un particolare di un disegno fatto dagli altri componenti del gruppo da quest’utlimo è stato molto evidente una trasformazione di stati d’animo»
S.: «Ho incontrato persone con differenti percorsi di vita alle spalle, e diverse domande in testa. Ma non è stato difficile lavorare insieme e trovare punti di unione»
I: «È stata davvero una bellissima esperienza riuscire a tirar fuori le proprie emozioni e condividerle con le altre persone del gruppo. Mi sono sentita decisamente meglio dopo l’incontro e tutto questo anche grazie alla disponibilità e guida di Alessandro e Chiara due persone eccezionali»
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