Chi è il presidente della Repubblica in Italia? Matteo Renzi o Sergio Mattarella? Viene da domandarselo in questi giorni di buriana per le trattative sull’Italicum, la nuova legge elettorale che il premier sta portando avanti come un carro armato, senza guardare in faccia nessuno e minacciando persino il voto anticipato, come raccontano i retroscena politici. Ma di come si stia comportando in questa fase il Capo dello Stato è domanda di ogni giorno nei conciliaboli di Montecitorio. Le cronache raccontano quello che è sotto gli occhi di tutti. Mattarella tace, non si scompone, non esterna e l’unica sua dichiarazione vagamente ricollegabile all’approvazione delle riforme è quella del 25 aprile. «Mi auguro che, nella libertà del confronto politico, si possano trovare convergenze finalizzate al bene comune». Il resto è a fare da contorno. L’ex politico Dc ha fatto gli auguri all’astronauta Samantha Cristoforetti, ha inaugurato il Frecciarossa Mennea, chiede «l’ammodernamento della macchina dello Stato». Sulla legge elettorale niente di niente. Pensare che proprio lui era componente di quella Corte Costituzionale che definì incostituzionale il Porcellum nel 2013, sollevando il problema delle liste bloccate, tutt’ora al centro del dibattito politico sull’Italicum.
Sono affermazioni da «arbitro senza fischietto» che di buttarsi nella mischia non ne ha la minima voglia
Sono affermazioni da «arbitro senza fischietto», per citare lo storico Ugo Finetti, che di buttarsi nella mischia non ne ha la minima voglia, anche se in parlamento si sta discutendo di legge elettorale e riforma della Costituzione di cui nel discorso di insediamento si definì garante: in chiusura di quel primo intervento alle camere riunite Mattarella si definì proprio un arbitro che doveva essere aiutato dai giocatori. Per di più, osservano diversi analisti politici, la maggioranza che la sta approvando è fatta di transfughi, variabile, con un pezzo di minoranza Pd sul piede di guerra, sostituita di forza dentro la commissione Affari Costituzionali. Del resto Mattarella non si permette neppure di diramare una nota del Quirinale per rivendicare che il potere di sciogliere le camere è suo, non di Renzi. E che nel caso in cui la situazione dovesse precipitare dovrebbe essere sempre lui a revocare l’incarico al rottamatore fiorentino e affidarlo, nel caso, a qualcun altro. In sostanza l’impressione unanime nei salotti della politica italiana è che Carlo Azeglio Ciampi e lo stesso Giorgio Napolitano avrebbero di certo detto qualcosa.
A leggerla sotto la lente della dietrologia politica, l’atteggiamento più che mai permissivo dell’attuale Capo dello Stato nei confronti del presidente del Consiglio va spiegato con le trattative per il Colle di fine gennaio. Fu allora che Maria Elena Boschi, attuale ministro per le Riforme, andò in avanscoperta per conto di Renzi a parlare con Sergiuzzo chiedendo garanzie sul «piano organico» di riforme istituzionali. Da qui arrivò la nomina a presidente e quindi il sigillo su un accordo che in questi giorni appare più che mai saldo. Filtra a volte sui giornali di un certo malumore da parte del Quirinale per l’andazzo renziano, ma di prese di posizioni ufficiali non se ne vedono.
D’altra parte sul fronte note «ufficiali» a Mattarella non sono andate bene le cose negli ultimi mesi. Non è passata in sordina la gaffe dopo la strage nel tribunale di Milano, quando il Capo dello Stato si limitò a esprimere solidarietà ai magistrati, dimenticando che a perdere la vita erano stati anche un avvocato e un imprenditore. Glielo fece notare il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma Mauro Vaglio sulle colonne del Tempo: «è stata un’omissione che ci ha meravigliato e colpito perché proviene da un presidente della Repubblica da sempre uomo delle Istituzioni e che, tra l’altro, è stato anche iscritto all’Albo degli Avvocati».
Filtra a volte sui giornali di un certo malumore da parte del Quirinale per l’andazzo renziano, ma di prese di posizioni ufficiali non se ne vedono
Mattarella non si scompone. Aldo Giannuli, storico, vicino al Movimento Cinque Stelle, in un post sul suo blog di giovedì 26 aprile si auspica che le opposizioni prendano posizione. «Se nonostante tutto, l’Italicum dovesse essere approvato grazie a queste bravate e non trovare alcun argine istituzionale, alle opposizioni non resterebbe che meditare sull’opportunità di un Aventino generalizzato, abbandonando tanto i lavori di commissione quanto quelli di aula, sino a quando il Capo dello Stato, constatata la situazione, non sciolga le Camere, indicendo nuove elezioni, ma previa pronuncia della Corte Costituzionale sulla ammissibilità di questa legge». Ma al momento tutto tace. Proprio come Mattarella.