Pubblichiamo un estratto dell’ebook pubblicato dal centro studi Adapt sul monitoraggio della Garanzia Giovani
I risultati
I numeri
I giovani NEET italiani, oltre ad essere aumentati nel corso del 2014, hanno visto anche mutata la loro composizione qualitativa: cresce la componente di NEET disoccupati e tra gli inattivi sono più numerosi quelli che si dichiarano disponibili a lavorare, segno del fatto che sempre di più la condizione di NEET non è determinata da una scelta volontaria e forse anche che il processo di attivazione avviato con Garanzia Giovani ha sortito i primi effetti. Da un lato quindi, rispetto al 2013 – anno in cui il nostro Paese ha individuato il bacino potenziale del programma Garanzia Giovani – sono aumentati i possibili beneficiari del piano e tra questi sono cresciuti anche coloro che si dichiarano pronti a fare il loro ingresso nel mercato del lavoro.
Secondo l’Istat, alla fine del 2014, i giovani che non studiavano e non lavoravano nel nostro Paese erano 2 milioni e 415 mila. Di questi, poco più di 530 mila si sono iscritti a Garanzia Giovani. Mediamente 40.000 al mese. Si tratta principalmente di ragazzi di età compresa tra i 19 e i 24 anni (53%) senza distinzioni apprezzabili di genere. Di essi, sappiamo poco: il monitoraggio ministeriale non ci dà indicazioni su quale sia il loro titolo di studio o la loro condizione socio-economica. Tuttavia l’attribuzione della classe di profilazione – ovvero l’indice utilizzato dal Ministero per calcolare la distanza rispetto al mercato del lavoro e che quindi rappresenta una misura del loro disagio e dell’esclusione sociale – lascia intendere che i ragazzi che partecipano al programma sono in netta maggioranza giovani non svantaggiati e facilmente collocabili nel mercato del lavoro. Target ben diverso da quello definito come strategico dalla raccomandazione europea, il cui obiettivo principale era proprio quello di costruire i presupposti per riconoscere un’opportunità, proprio a quei ragazzi più lontani dal mercato del lavoro, che invece il nostro sistema non riesce a intercettare.
Il target quantitativo previsto dal piano di attuazione italiano era inizialmente di 1.230.000 giovani ma nel corso dell’anno è stato abbassato a 560.000, cifra che permette al Governo di annunciare che la «missione, sul fronte delle iscrizioni, è stata compiuta», a fronte delle oltre 530.000 mila iscrizione ricevute, ma se consideriamo il numero di iscrizioni in rapporto al totale dei potenziali beneficiari – oltre due milioni e mezzo di giovani – i numeri sono meno confortanti: solo il 17% dei giovani si è iscritto a Garanzia Giovani, e quelli presi in carico sono ancora meno, si tratta solo del 17%.
Nonostante il numero contenuto degli iscritti rispetto alla platea dei potenziali beneficiari, solo poco più della metà di questi (270.000) sono stati “presi in carico” dai servizi occupazionali e hanno quindi avuto concretamente accesso al programma, e ancora, solo per un numero molto esiguo di questi (80.000), (forse) si è avverata la Garanzia. Si tratta del 15% degli iscritti e del 3 dei giovani NEET, una percentuale addirittura inferiore a quella media di intermediazione dei servizi occupazionali nel nostro Paese (4,2%). Non esattamente un successo.
Non tutte le proposte sono una Garanzia
I dati diffusi dal Ministero, non ci consentono di sapere che tipo di offerta abbiano ricevuto gli 80.000 “fortunati” e quindi di capire se la Garanzia per loro si sia davvero realizzata. Non ogni “offerta” infatti può essere definita una “garanzia”, ma solo quella che sia definibile come “qualitativamente valida”. Se è vero che la raccomandazione non individua esattamente cosa debba intendersi per “offerta qualitativamente valida”, è anche vero che in diverse occasioni l’Europa ha dato indicazioni precise su quelli che dovrebbero essere i parametri per valutare quali esperienze effettivamente possano essere definite tali, individuandole come quelle capaci di garantire l’occupabilità. Relativamente al nostro Paese, un’analisi degli annunci contenuti nel portale ministeriale (69.792) induce a ritenere che nessun filtro sia stato utilizzato per discernere le opportunità offerte ai ragazzi, con la conseguenza che delle 80.000 “offerte” riconosciute ai ragazzi, molte potrebbero non avere i requisiti della “Garanzia”.
Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di annunci, che oltre a non essere specificamente collegate a Garanzia Giovani – lo si deduce dal fatto che si tratta nella maggior parte dei casi di annunci pubblicati da operatori privati del mercato del lavoro reperibili in molti altri contesti e che riguardano per lo più posizioni che richiedono “esperienza nel settore” o anche “comprovata esperienza” relativa alle mansioni che non costituiscono oggetto – evidentemente poco sono rispondenti alla dimensione qualitativa dell’esperienza – numerosi sono gli stage che nascondono anche grossolanamente abusivi rapporti di lavoro a tempo pieno e subordinato e gli apprendistati palesemente privi di ogni contenuto formativo. Questo ci basta per dire che non solo gli obiettivi di Garanzia Giovani rimangono lontani, ma anche che il nostro Paese si è dimenticato degli impegni presi con l’alleanza europea per l’apprendistato e di quelli sanciti dall’Europa nell’ambito della raccomandazione istitutiva di un quadro di qualità per i tirocini. Un’analisi degli annunci pubblicati sul portale nazionale evidenzia come questi vengano inseriti in modo del tutto incontrollato ed il Ministero non vigli né sulla loro “qualità”, né sul loro effettivo collegamento all’iniziativa di cui il portale dovrebbe costituire espressione.
Un altro aspetto che il monitoraggio nazionale non consente di valutare è quello collegato ai “percorsi” e alle transizioni dei giovani. Al momento non sappiamo cosa accada ai ragazzi dopo la presa in carico: nel dettaglio non sappiamo quali azioni vengano svolte e con quali risultati. È completamente assente il cosiddetto follow up dei percorsi e degli esiti, che pure la raccomandazione ci chiedeva espressamente di prevedere: al di là del numero di offerte riconosciute, oltre a non sapere in cosa consistano, non sappiamo nemmeno cosa succeda ai ragazzi che terminino un’esperienza di tirocinio o un rapporto di lavoro ovvero che frequentino un percorso di formazione. Il rischio è che Garanzia Giovani si limiti ad essere un’esperienza estemporanea sconnessa da un progetto di crescita e di rafforzamento dell’occupabilità della persona e del consolidamento delle sue competenze rispetto alle sue attitudini e ai fabbisogni occupazionali attuali e potenziali.
La bocciatura di giovani e imprese
I risultati parziali dell’indagine condotta con Repubblica degli stagisti (ancora in corso) che ha dato ad oggi voce a più di 3.000 giovani, evidenzia una partenza a rilento del programma e un giudizio non positivo da parte dei giovani che vi hanno partecipato: degli iscritti, solo il 47% ha sostenuto il colloquio e oltre il 50% dei giovani è stato contattato oltre 2 mesi dopo dall’iscrizione del piano. Il 40% dei giovani intervistati ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna proposta in esito al colloquio, mentre il 43% riporta che nel corso del colloquio gli operatori avrebbero prospettato solo un riferimento generico a non meglio precisate proposte future. Ai giovani intervistati è stato richiesto di formulare un giudizio di valutazione su una scala da 1 a 10 su Garanzia Giovani, il voto medio è stato 4, una netta insufficienza. Lo stesso risultato emerge dall’indagine condotta con AIDP (ancora in corso) che ha dato la parola alle imprese mettendo in luce le insufficienze del piano e le sue principali criticità: il 45% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver utilizzato Garanzia Giovani e il 61% pensa di utilizzarla in futuro. Solo il 20% delle aziende che hanno utilizzato Garanzia Giovani ha beneficiato di una qualche forma di incentivo o beneficio economico connesso al piano. Alle aziende intervistate abbiamo poi chiesto di formulare un giudizio di valutazione su una scala da 1 a 10 su Garanzia Giovani e il voto medio è stato 3,8, anche qui una netta insufficienza.