Dopo la nomina di Gianni Armani come presidente e amministratore delegato di Anas, prima stazione appaltante in Italia e gestore del sistema autostradale, il disegno di Matteo Renzi di mettere le mani sul sistema infrastrutturale è ormai completo. Nel giro di un anno il premier e segretario del Partito Democratico ha imposto i suoi uomini più stretti e fidati nelle aziende pubbliche statali, da Finmeccanica a Ferrovie dello Stato, rivoluzionando ogni schema legato al passato. Ha un piede nel sistema aeroportuale con il Richelieu Marco Carrai. E negli ultimi mesi ha pure strappato il ministero dei Trasporti alla lobby di Comunione e Liberazione facendo fuori Maurizio Lupi, dopo l’inchiesta su Ercole Incalza e le Grandi Opere.
Il disegno è ormai completo, tenendo presente nel 2014 la nomina del sottosegretario e braccio destro Luca Lotti a segretario del Cipe, una delega pesante. Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, infatti, ora in mano all’amico d’infanzia o Gianni Letta 2.0 di Renzi sblocca i miliardi destinati alle opere pubbliche. Tra le svariate competenze governa il Programma delle Infrastrutture Strategiche della “legge obiettivo”, «nell’ambito del quale il Comitato approva i singoli progetti e assegna le risorse finanziarie e in più verifica i piani d’investimento e le convenzioni dei principali concessionari pubblici (Rfi,Anas, Enac, Enav) e pure i privati (autostradali, aeroportuali, ferroviari, idrici e portuali)».
La nomina di Armani, ex Terna, è in linea con il disegno renziano di demolizione della vecchia classe di dirigenti pubblici italiani
Lotti si può definire il punto più alto di una piramide che mese dopo mese, dal 2014, ha aggiunto mattoni su mattoni, diventando la più alta e schiacciando quelle minori. Del resto la nomina di Armani, ex Terna, è in linea con il disegno renziano di demolizione della vecchia classe di dirigenti pubblici italiani. Pietro Ciucci lascia Anas dopo un lungo strascico di polemiche e inchieste, soprattutto dopo una battaglia sia con Graziano Delrio sia con Lotti. Prima Incalza e poi Lupi avevano garantito all’ex dirigente dell’Iri la poltrona. Cambiati gli equilibri non c’è stato più niente da fare. E tra i corridoi di via Mozambano si narra che l’accordo su Armani – uomo vicinissimo e fidatissimo di Delrio – era già stato chiuso da una settimana: sarà lui a guidare Anas verso la privatizzazione e “rivoltare come un calzino” come dicono in ambienti di Palazzo Chigi.
Ad affiancarlo due illustri sconosciuti nel consiglio di amministrazione più snello. L’ingegnere Cristiana Alicata, 39 anni, laureata in Ingegneria Meccanica all’Università di Roma “La Sapienza”, responsabile della sede di Napoli della Fca Center Italia Spa e ha ricoperto vari incarichi nel gruppo Fiat: è una sostenitrice sfegatata del Partito Democratico. Poi l’architetto Francesca Moraci, 59 anni, è professore ordinario di urbanistica presso la Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Phd in pianificazione territoriale, componente fra l’altro del Comitato di Esperti preposto all’elaborazione del piano strategico nazionale della portualità e della logistica.
Nel consiglio d’amministrazione del Gruppo Ferrovie dello Stato siedono due consiglieri di Renzi
Sono tutti renziani di ferro. Come lo stesso Carrai, presidente degli Aeroporti di Firenze, presente nel giorno di incoronazione di Renzi a palazzo Chigi alla fine di febbraio dell’anno scorso. Il Richelieu renziano si muove molto, tra fusione e ampliamento dello scalo del capoluogo toscano. Ma è uno dei tanti nel panorama di uomini che Renzi ha voluto nel settore infrastrutture. Basta dare un’occhiata al Gruppo Ferrovie dello Stato dove nel consiglio d’amministrazione siedono Gioia Ghezzi, che fu consulente di Renzi per una legge sull’omicidio stradale a Firenze e Federico Lovadina, avvocato, già nel noto studio legale Tombari insieme con il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Lovadina, secondo il curriculum presente sul sito di Fs sarebbe ancora membro del consiglio di amministrazione di Tram Firenze spa.
Altra azienda, altro giro. Questa volta si tratta del colosso dell’aeronautica militare. Finmeccanica, dopo Renzi oltre a vantare un ottimo rapporto con Mauro Moretti, attuale amministratore delegato, ha piazzato nel 2014 all’interno del consiglio di amministrazione Fabrizio Landi, consigliere del premier, già protagonista della Leopolda, la kermesse renziana, finanziatore della Fondazione Big Bang del rottamatore fiorentino. Insomma, dagli aerei agli elecotteri, dalla strade ai treni è tutta «roba» renziana.