Portineria MilanoEx terroristi neri, fascisti e razzisti: la squadra del “renziano” Brugnaro

Ex terroristi neri, fascisti e razzisti: la squadra del “renziano” Brugnaro

C’è chi lo definisce un «moderato», come l’ex ministro del Lavoro e amico Maurizio Sacconi. Ma Luigi Brugnaro, nuovo sindaco di Venezia, fresco di vittoria contro Felice Casson, ama ormai definirsi un «renziano». Lo stesso Matteo Renzi, premier e segretario del Partito Democratico, commentando la sconfitta, ha ammesso di aver conosciuto solo un renziano in Laguna, ovvero Brugnaro. Ma andrebbero in parte riviste le parole «moderato» e «renziano», almeno guardando chi potrebbe governare nella squadra che il nuovo primo cittadino poterà con sé a Cà Farsetti, sede dell’amministrazione comunale. Ce n’è per tutti i gusti, tra razzismo, saluti romani e persino un arrestato per la strage di Piazza Fontana. Sì proprio quella del 12 dicembre 1969 a Milano, dove morirono 17 persone.  

La squadra che Brugnaro potrebbe portare con sè a Cà Farsetti? Ce n’è per tutti i gusti, tra razzismo, saluti romani e persino un arrestato per la strage di Piazza Fontana

Ma bisogna cominciare da Raffaele Speranzon, esponente di Fratelli D’Italia, tra i partecipanti alla volata finale per la vittoria del centrodestra, per capire come la squadra di Brugnaro sia ben poco moderata. Missino vero, apolegeta del fondatore del Msi Giorgio Almirante: «Predicò ai giovani la moderazione invitandoli sì al coraggio ma mai alla violenza» disse durante una commemorazione nel 2014. Speranzon – aspirante assessore comunale, nonostante Fratelli d’Italia abbia raccolto solo il 2,1% e non abbia eletto nessuno in consiglio – non disdegna il saluto romano, come dimostra un video di quest’ultima campagna elettorale. Ma l’ex missino, ora sostenitore pure della neo giunta Zaia, è protagonista di un un particolare procedimento giudiziario a suo carico, partito nel 2010, proprio dalla prima giunta del Doge della Lega Nord. All’epoca l’amministrazione regionale si costituì parte civile contro di lui. I reati a suo carico, per cui era sotto processo al Tribunale di Milano, erano questi: «Associazione a delinquere finalizzata alla truffa» sui fondi europei gestiti da palazzo Balbi per la formazione professionale. Solo la prescrizione ha salvato Speranzon dal giudizio penale.

Altro personaggio discusso è Alberto Semenzato, segretario provinciale della Lega Nord, con cui Brugnaro ha stretto l’accordo prima delle elezioni. Secondo quanto si racconta tra le calli veneziane potrebbe addirittura diventare il vicesindaco di Venezia. Di lui si erano occupate le cronache quando nel 2009 (da vicesindaco di Mirano, comune dell’hinterland poi commissariato) aveva pubblicato un post in cui invitava – letteralmente – a «torturare gli immigrati». Scrisse poi che gli avevano rubato la password. «Ho subito parecchi furti di recente», spiegò. «In uno di questi mi è stata sottratta la chiavetta Usb che conteneva alcune parole chiave, tra le quali anche quella del profilo Facebook in di cui si discute e altri documenti riservati».

Piero Andreatta è stato membro di Ordine Nuovo, ritenuto nella entenza del giudice Guido Salvini «responsabile materiale» della strage di piazza Fontana ma poi assolto in Cassazione

Infine il nome che potrebbe scatenare più polemiche è quello di Pietro Andreatta, candidato nella lista civica “Malgara 2020” a sostegno di Brugnaro fin dall’inizio è stato membro della cellula mestrina di Ordine Nuovo, formazione neo-fascista capeggiata da Delfo Zorzi, ritenuto nella sentenza del giudice Guido Salvini «responsabile materiale» della strage di Piazza Fontana, ma poi assolto in Cassazione. Andreatta è uomo noto alla magistratura e negli ambienti del terrorismo nero. Fu arrestato nel 1996 perché accusato di essere uno dei quattro depistatori che avevano tentato di inquinare le prove per aiutare due dei tre indagati per la strage. Lo stesso Zorzi già all’epoca cittadino giapponese e Carlo Maria Maggi, indicato come capo di di Ordine nuovo a Venezia e inquisito pure lui come mandante dell’eccidio del 12 dicembre ’69. La magistratura negli anni ’70 fu molto puntuale nel descrivere la figura di Andreatta. Si legge: «Non risultava nemmeno difficile mettere a fuoco, in base agli atti raccolti dalla Digos di Venezia, le figure di Pietro Andreatta e Giuseppe Frezzato entrambi militanti di destra di Mestre, il primo iscritto al Msi e il secondo alla Cisnal, entrambi legati ad ambienti della piccola malavita comune e Andreatta comunque vicino, anche per rapporti amicali, all’area di Ordine Nuovo».

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