È il voto centrista e moderato quello determinante per vincere le prossime elezioni comunali a Milano, nel 2016. Ne è convinto Silvio Berlusconi che, nonostante le ultime intercettazioni sul Ruby ter, punta alla riconquista di palazzo Marino per riscattare un centrodestra di nuovo in gioco dopo la vittoria di Veneto e Liguria alle ultime amministrative. Chi bazzica il quartier generale di Arcore racconta che per l’assalto alla città dell’Expo 2015 l’ex Cavaliere stia rispolverando i vecchi schemi del ’93, prima della sua discesa in campo. Non a caso, forte dei sondaggi della fedele Alessandra Ghisleri, il più attivo del clan di villa Certosa nelle ultime settimane è Fedele Confalonieri, grand commis nel salotto buono meneghino, impegnato a discutere e trattare con la classe imprenditoriale del capoluogo lombardo. Da Claudio De Albertis, presidente della Triennale, fino a Carlo Sangalli di Confcommercio e Achille Colombo Clerici di Assoedilizia.
Berlusconi è convinto di ricompattare il centrodestra su un candidato comune, capace di convincere l’area centrista. Girano i nomi di Paolo Del Debbio e Vittorio Feltri
Obiettivo è dimenticare il mandato di Giuliano Pisapia e soprattutto la sconfitta di Letizia Moratti nel 2011. A quanto pare il leader di Forza Italia è convinto di riuscire a ricompattare tutto lo schieramento di centrodestra su un candidato comune, che non arriverà dai partiti, capace di convincere quell’area centrista che si spostò su Pisapia cinque anni fa. Al momento circolano i nomi dello stesso De Albertis, di Paolo Del Debbio o del direttore del Giornale Vittorio Feltri. Ma sono semplici prove mediatiche, perché Berlusconi prenderà una decisione solo dopo aver capito le reali intenzioni del centrosinistra. Per questo motivo, alla fine gli unici problemi per l’ex presidente del Consiglio sarebbero due: la possibile candidatura dell’amministratore delegato di Expo 2015 Giuseppe Sala e i mugugni della Lega Nord di Matteo Salvini.
Il Cav, infatti, teme come fumo negli occhi la possibilità che l’ex direttore generale di palazzo Marino sotto Letizia Moratti si candidi, magari con la benedizione di Matteo Renzi. Anzi. Sarebbero già iniziate pressioni, da Arcore, nei confronti del numero uno dell’esposizione universale per scoraggiarlo da possibili passi in avanti. Eppure è proprio su Sala che si sta giocando questa gigantesca partita a scacchi tra centrosinistra e centrodestra. Per tale motivo nelle scorse settimane Lorenzo Guerini, alfiere centrista di Renzi, ha chiesto al Pd milanese di non avanzare candidature e scongiurare le primarie. Ordine o consiglio che i democrat locali hanno subito rinviato al mittente, alzando la posta in palio. Sabato 4 luglio a candidarsi è stato il deputato Emanuele Fiano, mentre giovedì 9 luglio sarà la volta di Pierfrancesco Majorino. L’assessore alle Politiche Sociali lancerà la sua campagna elettorale dal teatro Litta, dove partì Giuliano Pisapia nel 2010, per poi vincere le primarie contro Stefano Boeri e quindi le elezioni contro la Moratti nel 2011.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Majorino vorrebbe idealmente ripercorrere la strada che fu dell’avvocato penalista. Ma i tempi, a detta di molti esponenti del centrosinistra meneghino, sono cambiati. Il movimento arancione si è sfilacciato, i rapporti con i movimenti e con i centri sociali anche, la stessa borghesia mugugna al pensiero di vedere un candidato iscritto a un partito correre per palazzo Marino. Per questo, Renzi e Guerini pensano a strade alternative, più al centro che a sinistra. Nuovi percorsi di cui si parlerà presto. Forse già al Meeting di Comunione e Liberazione dove quest’anno arriverà anche il rottamatore fiorentino.
L’anima cattolica milanese è capace di smuovere molti voti sotto la Madonnina
L’anima ciellina, cattolica e di centro di Milano è capace di smuovere ancora molti voti sotto la Madonnina. Lo sa bene Mariastella Gelmini, esponente di Forza Italia che sta gestendo per Berlusconi la delicata partita delle elezioni 2016. Lo sa bene pure Maurizio Lupi, ex ministro dei Trasporti, ciellino di ferro, che lavora per riunire il centrodestra sotto un unico ombrello. Lo sa bene pure Corrado Passera, ex ministro, ora candidato per Italia Unica a palazzo Marino. Berlusconi, a quanto pare, starebbe seguendo con attenzione i movimento dell’ex banchiere di Intesa San Paolo che ha da poco reclutato nella sua squadra un ex presidente della provincia di Milano come Guido Podestà e un ex sindaco come Gabriele Albertini. Forse entrambi non porteranno molti voti, ma dal punto di vista mediatico restano comunque nomi di peso.
In questo caos si muove tranquilla la Lega di Salvini. Il segretario del Carroccio, più forte di Forza Italia nei sondaggi, è ormai orientato verso la sfida nazionale contro Renzi nel 2018. Su Milano, quindi, si mormora nei corridoi della sedia di Bellerio «si potrebbe anche correre da soli». E presentare magari un candidato come Claudio Borghi, l’economista che ha già corso per le regionali in Toscana. Ma Berlusconi è convinto di riuscire a superare le problematiche con la Lega, anche perché il voto del Carroccio potrebbe alla fine essere fondamentale per sfondare nelle periferie della nuova Città Metropolitana.