I nostri mari sono sempre più caldi, in Italia arrivano i pesci tropicali

I nostri mari sono sempre più caldi, in Italia arrivano i pesci tropicali

In alcune spiagge del litorale laziale ha iniziato a formarsi una strana schiuma giallastra sulla superficie del mare. A Mondello, in Sicilia, l’acqua turchese è diventata verde. Intanto nella penisola sorrentina si temono gravi danni per l’ecosistema marino. Ovunque, il problema è legato all’alta temperatura delle acque. I nostri mari sono sempre più caldi. Complice una delle estati più torride dell’ultimo secolo, le località di villeggiatura del Belpaese stanno cambiando aspetto. Se i valori sono simili a quelli dei paesi tropicali, le conseguenze non sono sempre positive: molte creature marine sono costrette ad allontanarsi dalle coste scendendo in profondità e rendendo la vita difficile ai pescatori. A rimpiazzarle arrivano altre specie tipiche di mari lontani. Intanto molti organismi marini sono in serio pericolo. 

Roberto Danovaro, presidente della stazione zoologica Anton Dhorn, non nasconde i timori. «Si pensi soltanto — ha raccontato al Corriere del Mezzogiorno — che le temperature registrate in queste settimane nel Golfo di Napoli, in Cilento, nelle acque che bagnano la costa casertana e nelle isole campane sono esattamente quelle che si riscontrano nei mari tropicali più caldi del mondo. Siamo ai limiti della tollerabilità per gran parte degli organismi marini». Nella zona si temono conseguenze per le gorgonie, «elementi costitutivi del coralligeno fondamento dell’edificio biologico marino e formidabile attrazione per gli appassionati di immersioni subacquee». Altrove, invece, a preoccupare sono le ripercussioni sul sistema turistico. Nel litorale laziale sono state avvistate più volte, dall’inizio dell’estate, strane formazioni di schiuma. Un fenomeno che ha risparmiato solo poche località balneari. A giudicare dai rilievi dell’Arpa, l’anomalia non sempre è legata all’inquinamento delle acque. Ma piuttosto ad un’anomala “fioritura algale”, anch’essa dovuta alle elevate temperature del mare. 

I nostri mari sono sempre più caldi. Ma se la temperatura dell’acqua è simile a quella dei paesi tropicali, le conseguenze non sono positive

E così il Mediterraneo si scopre un mare tropicale. Stando alle rilevazioni dell’Arpac, in diversi punti della costa campana le acque hanno raggiunto i 28-29 gradi. A Mondello, la spiaggia di Palermo, da due settimane la temperatura del mare supera i 31 gradi. Cinque in più, rispetto alla media degli anni precedenti. Ne scrive, preoccupata, l’edizione siciliana della Repubblica. Intanto anche l’acqua ha cambiato colore. Nella celebre borgata marinara l’azzurro ha lasciato il posto al verde. «Dall’inizio di agosto – si legge – è arrivata anche la mucillagine a sporcare lo specchio d’acqua». Anche stavolta la pulizia dell’acqua non è in discussione. «Questo non significa che il mare è inquinato – spiega il biologo marino dell’Ispra Franco Andaloro, intervistato dal giornale palermitano – Per stabilire la qualità dell’acqua servono analisi chimiche, il colore indica soltanto quanto è ricca di organismi unicellulari e di sostanze nutritive».

A Mondello, la spiaggia di Palermo, da due settimane la temperatura del mare supera i 31 gradi. Cinque in più, rispetto alla media degli anni precedenti

Intanto anche l’ecosistema si trasforma. Spinte dal gran caldo le creature marine si allontanano in profondità, obbligando agli straordinari i pescherecci. Al loro posto si insediano nuove specie, originarie di mari più caldi. Nelle acque italiane iniziano ad avvistarsi meduse tropicali, ma anche presenze più esotiche come il pesce pappagallo e il pesce palla. Quasi tutti sono arrivati dal Mar Rosso e nel giro di poco tempo si sono ambientati anche nelle nostre acque. «I pionieri sono stati i barracuda – scrive il Corriere del Mezzogiorno – ormai abitualmente presenti nella zona dello scoglio del Vervece, a Massalubrense. Pescati e portati in tavola, compaiono in mille ricette, fianco al fianco delle alici, delle orate e dei polpi nostrani».

Maria Cristina Gambi, biologa marina e ricercatrice della stazione zoologica Dorhn, conferma. «Attraverso il Mar Rosso – le sue parole al Corriere – è approdato nel Mediterraneo orientale, da dove certamente migrerà in Sicilia e poi nel Tirreno, un pesce competitore della nostra Salpa. Erbivoro, un solo individuo mangia in un giorno quanto dieci Salpe. Gli effetti sulle praterie di Posidonia potrebbero essere molto gravi». Stiamo per trasferirci in un paese tropicale, ma non c’è da stare troppo allegri. 

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