In via Bellerio, sede della Lega Nord a Milano, lo definiscono «un leghista naif». I militanti non lo hanno mai amato molto, anche perché, detto in soldoni, «non ha la tessera» e quindi non è uno che «attacca manifesti», organizza i banchetti e «si sbatte». Nemmeno i dirigenti lo considerano molto. Soprattutto i bocconiani Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, le vere menti economiche del movimento di Matteo Salvini, che di fronte alle sparate contro l’euro si sono limitati nell’ultimo anno a fare, al massimo, spallucce.
Eppure sui giornali e in televisione Claudio Borghi, 45 anni, di Milano, passa ancora per il «responsabile economico» del leghismo, il bastione anti-euro, «l’economista» che vuole riportare la lira, anzi che vuole introdurre le due lire, una a nord e una a sud: teorie che non sembrano sfondare né in Lega né altrove, nemmeno nella Grecia di Tsipras e Varoufakis. In realtà all’interno del Carroccio pare che si siano già dimenticati di questo (ex) professore a contratto dell’Università Cattolica, un passato da editorialista del Giornale, prima berlusconiano, poi vicino al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, quindi folgorato sulla via del salvinismo, ora noto per le sue posizione contro la moneta unica. Del resto, per vedere come Borghi sia ormai stato messo in un angolo in via Bellerio, basta guardare il programma delle feste leghiste di questa estate.
Del resto, per vedere come Borghi sia ormai stato messo in un angolo in via Bellerio, basta guardare il programma delle feste leghiste di questa estate
Se l’anno scorso, o appena prima delle elezioni amministrative, veniva invitato ovunque, anche per tirare la volata alle regionali in Toscana, questa estate ha dovuto limitarsi alle solite apparizioni in televisione e alla sua passione per i social network. A complicare le cose sulla carriera politica di Borghi è il recente riavvicinamento di Salvini a Silvio Berlusconi. Il segretario padano da un po’ di giorni corteggia l’ex Cavaliere, sia perché ha capito che il progetto “Noi con Salvini” stenta a decollare, sia perché ci si avvicina alle elezioni comunali di Milano e per vincere sotto la Madonnina serve il voto di quella borghesia che di uscire dall’euro non ha la minima voglia. E poi perché la manifestazione di novembre per bloccare l’Italia non pare abbia entusiasmato gli italiani.
Non solo. Se l’entourage economico salviniano, vedi Giorgetti e Garavaglia, sull’uscita dall’euro sono sempre stati cauti, figuriamoci i consiglieri di Berlusconi, come Fedele Confalonieri e Bruno Ermolli, che su un’uscita dalla moneta unica vedono solo dolori per le aziende del Biscione. E A parlare con Berlusconi, va sottolineato, è sempre Giorgetti. Per questo motivo l’intervista d’inizio luglio dove Salvini al Sole 24 Ore spiegava che per «l’Italia uscire dall’euro sarebbe un casino» vale adesso più che mai. Anche perché la maglietta «Basta Euro» il Pierino Padano l’ha riposta da un po’ di settimane nell’armadio. Borghi provò a «rintuzzare» in un’intervista a Formiche il pensiero proeuro salviniano, ma l’eco sui giornali è stato molto basso. Eppure il leghista naif è uno che non si dà mai per vinto. Basta guardare la sua biografia, sviscerata sin nei dettagli sul sito internet, a parte qualche errore o svista.
Del resto il leghista naif viene spesso definito ancora professore. E sulla sua pagina web la carica è rimasta. Ma in realtà non lo è più da tempo. Perché la Cattolica gli ha tolto la cattedra. Era, una volta, «Professore di Economia degli intermediari finanziari, Economia delle aziende di credito ed Economia e Mercato dell’arte», soprattutto di arte. Un piccolo corso con cui gli studenti arrotondavano i crediti. Il Sacro Cuore gliel’aveva tolta prima della candidatura in Europa, ma ha annunciato la cosa solo dopo le elezioni per evitare strumentalizzazioni. Anche sulla pagina web dell’università si legge: «Docente non abilitato per questa funzione». Eppure Borghi passa ancora adesso come professore. E nelle sue battaglie su twitter con altri esperti di economia c’è chi spesso glielo rinfaccia di non esserlo più. Del resto gli accademici non lo considerano neppure. Oppure lo ridicolizzano su twitter. E i maligni insinuano che sia soprattutto Alberto Bagnai a ispirarlo nelle sue teorie sull’eurexit.
Anche sulla pagina web dell’università si legge: «Docente non abilitato per questa funzione». Eppure Borghi passa ancora adesso come professore
Ecco il suo curriculum professionale, che parte dall’età di tre anni, quando ha imparato a leggere. «La mia passione era però la Borsa. Lo avevo deciso sin da piccolo quando mi raccontarono che comperando un’azione si poteva comperare un pezzo della Pirelli. “Quale?” “La matita sulla scrivania del papà” “E con dieci azioni?” “La sedia del papà” “E con cento?” “Beh, con cento tutta la scrivania”. Dovevo lavorare in borsa. Volevo la scrivania del papà». E poi ancora: «Passo i test di iscrizione alla Bocconi e (per la disperazione di mia madre) straccio la lettera di ammissione per iscrivermi a Scienze Economiche e Bancarie in Cattolica, sezione serale, vincendo pure un milione (di lire) come miglior solutore dei test di ingresso, e cerco lavoro in Borsa».
Borghi è bravo in tutto. Almeno nel leggere quello che scrive di sé. Di sicuro ci sa fare con il mercato dell’arte. Ha scritto anche un libro in proposito. “Investire nell’arte. Il nuovo oro: come salvare i propri risparmi dalla crisi” (Sperling& Kupfer). E dopo l’esperienza in Deutsche Bank è stato pure consulente per alcune case d’asta. Sua moglie è una nota wedding planner di Milano. Si chiama Giorgia Fantin, e in un ritratto del Foglio, si legge che «aspira a diventare la Benedetta Parodi degli eventi matrimoniali». Qualcuno a Milano lo ha proposto persino come candidato sindaco, nel caso in cui Salvini e Berlusconi non trovino un accordo. Difficile che accada. Anzi, quasi impossibile.