È arrivato senza sorprese l’atteso dato dell’Istat sulla crescita del Pil nel secondo trimestre del 2015. La crescita è stata dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% nel confronto con il secondo trimestre del 2014.
Il dato è corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato. Il secondo trimestre del 2015 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2014.
Sono quindi state confermate le stime degli analisti dei giorni scorsi. Il dato sul Pil a fine anno dovrebbe dunque attestarsi, se le previsioni continueranno a trovare conferma nei prossimi mesi, su una crescita dello 0,7 per cento. Gli analisti di Intesa San Paolo fanno notare che la stima era stata ritoccata al ribasso dal precedente 0,3% a seguito dei dati di produzione industriale di giugno. La variazione “acquisita”, cioè l’incremento medio annuo ipotizzando crescita nulla nel secondo semestre, è pari a 0,4%. «Ipotizzando una crescita di 0,3% trimestre su trimestre sia nel terzo sia nel quarto trimestre, che rappresenta il nostro scenario centrale, la crescita media annua 2015 si collocherebbe allo 0,6% anno su anno – continua l’analisi di Intesa -. Al momento, perciò, non è assolutamente compromessa la possibilità di conseguire una variazione media annua di 0,7%, come ipotizzato dal governo».
È il secondo segno più consecutivo dopo 11 trimestri negativi. Nel primo trimestre dell’anno il nostro Prodotto interno lordo era cresciuto dello 0,3 per cento.
L’attesa sul dato del Pil era alta perché un incremento maggiore avrebbe permesso di semplificare il piano di taglio delle tasse (Tasi e Imu sui macchinari nel 2016, tagli all’Ires nel 2017 e all’Irpef nel 2018), per un totale di 40 miliardi di euro, annunciato nelle scorse settimane dal governo. Anche una crescita di pochi decimi di Pil avrebbe abbassato il rapporto deficit/Pil nel 2015.
La Borsa di Milano è in lieve salita, dello 0,45 per cento. Lo spread Btp-Bund è sceso a 114 punti base, anche per effetto dell’accordo tra Grecia e creditori approvato dal Parlamento di Atene.
Alla lieve crescita ha contribuito un aumento del valore aggiunto dei servizi. È invece nulla la variazione nell’insieme dell’industria (industria in senso stretto e costruzioni, con le ultime che non escono dalla loro crisi). Scende il valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, nonostante il 2015 sia l’anno dell’Expo. Dal lato della domanda, c’è stato un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.
Nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali (rispetto al trimestre precedente) dello 0,6% negli Stati Uniti e dello 0,7% nel Regno Unito. In termini tendenziali (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), si è registrato un aumento del 2,3% negli Stati Uniti e del 2,6% nel Regno Unito. Peggio delle attese i dati di Germania e Francia. Il Pil tedesco segna un rialzo dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, un decimo in meno delle previsioni. Pesa il rallentamento della Cina, oltre alla crisi greca. Il Pil francese è invece rimasto invariato rispetto al primo trimestre che era cresciuto dello 0,7%. Gli analisti si aspettavano un +0,2 per cento. Rispetto al secondo trimestre 2014 la crescita tedesca è dell’1,6%, quella francese dell’1 per cento.