Qualcuno spieghi a Renzi che il populismo non lo aiuterà a governare meglio

Qualcuno spieghi a Renzi che il populismo non lo aiuterà a governare meglio

Cos’è il populismo? Nadia Urbinati, nel corso di un’intervista concessa a Linkiesta, aveva affermato che è un concetto difficile da perimetrare con precisione, con una valenza che trascende le tradizionali categorie di “destra” o di “sinistra”. Se ci limitiamo all’ambito delle politiche economiche, potremmo affermare che un leader è “populista” se promette o attua manovre fiscali volte a guadagnare consenso elettorale immediato, a scapito degli equilibri finanziari di più lungo periodo.

Una manovra “populista” ovviamente non presenta mai esplicitamente agli elettori il trade-off uovo oggi e gallina domani. Anche perché in economia le variabili in azione sono così numerose che è difficile prevedere l’esito finale. La decisione di regalare gli “80 euro”, se non fosse stata così smaccatamente sincronizzata sulla data del voto delle Europee, avrebbe potuto anche avere una sua razionalità economica. Il problema è che, in un paese abbastanza “vaccinato”, gli elettori-consumatori ne hanno intuito la natura “populista” e questo ne ha minato la credibilità, disinnescando gli effetti moltiplicativi che Renzi e il suo consigliere economico, Yoram Gutgeld, speravano.

Cos’è il populismo? Un leader è “populista” se promette manovre fiscali volte a guadagnare consenso elettorale immediato, a scapito degli equilibri finanziari di più lungo periodo

Lo stesso si sta ripetendo adesso con l’annuncio della rivoluzione copernicana. Basta fare un po’ di chiacchiera sotto l’ombrellone o al bar e, se si prova a lanciare la provocazione, dopo qualche improperio la conversazione subito ritorna su argomenti più interessanti.

Eppure un effetto, negativo, questi annunci lo provocano. Da un lato, nella parte più responsabile del sistema economico italiano si diffonde la sensazione negativa di un governo dilettantesco oppure non sufficientemente forte da spiegare al proprio elettorato lo stato delle cose. E questo mina la fiducia nella capacità di lungo termine del Paese di stare in Europa.

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

Dall’altro, si diffonde nell’elettorato meno informato l’idea che i soldi nel bilancio pubblico, se si vuole, si possono trovare e che l’austerità alla fine è una fissazione della Merkel e dei suoi alleati del Nord Europa. Una sensazione a dire il vero alimentata da tutta una schiera di professori e editorialisti (a cominciare da quelli del quotidiano economico per eccellenza, Il Sole 24 Ore) che fino ad un paio di anni fa avevano scavato in fondo al loro guardaroba per recuperare uno straccio di Loden e che oggi riscoprono il mai dimenticato Eskimo. Attribuendo le colpe dell’austerità alla volontà dei “tedeschi” e all’Europa matrigna, ci si dimentica di dove sia il nostro debito pubblico. Il 2011-2012 è acqua passata, come ha detto Montezemolo nell’intervista al Financial Times sull’opportunità di candidare Roma alle Olimpiadi del 2024.

Nella parte più responsabile del sistema economico italiano si diffonde la sensazione negativa di un governo dilettantesco oppure non sufficientemente forte da spiegare al proprio elettorato lo stato delle cose

Infine, Renzi fornisce una giustificazione involontaria alle proposte dei suoi avversari politici. Se si possono recuperare 50 miliardi da qui al 2018, allora ha ragione Salvini con la sua proposta di flat-tax, cioè un’aliquota IRPEF e IRES unica al 15 per cento con annessa ridefinizione e annullamento di sgravi e deduzioni. Secondo le stime effettuate da Daveri e Danielli su Lavoce.info la perdita di gettito si aggirerebbe sui 40 miliardi di euro, che diventerebbero 75 miliardi se aggiungessimo l’abolizione dell’IRAP.

Per non parlare della proposta del reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle, che, al confronto delle proposte di Renzi e della Lega, sembra essere stata scritta a Berlino. Secondo le stime dell’ISTAT, il costo di tale proposta sarebbe pari a 14,9 miliardi di euro. Nella versione di Sel, il costo sarebbe più elevato ma “solo” pari a 23,5 miliardi di euro.

Si diffonde nell’elettorato meno informato l’idea che i soldi nel bilancio pubblico, se si vuole, si possono trovare e che l’austerità alla fine è una fissazione della Merkel e dei suoi alleati del Nord Europa

Insomma, gli italiani rischiano di ritrovarsi sommersi e frastornati da promesse insostenibili, in una rincorsa dove il governo, al posto di esercitare prudenza e tenere tutti con i piedi per terra, tira invece la volata a chi la spara più grossa. E non osiamo pensare a cosa succederà quando si avvicineranno le elezioni e in campo scenderà il maestro, il vero e unico guru delle promesse elettorali.

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