Portineria MilanoIl potere di Gabrielli, ex Dc e 007 che archivia il sindaco Marino a Roma

Il ritratto

«Ci sentiamo tra un’immersione e l’altra». Neppure una settimana dall’insediamento e Franco Gabrielli, 55 anni, di Viareggio, dal 28 agosto “tutore” di Ignazio Marino su ordine di palazzo Chigi, ha già iniziato a demolire il sindaco di Roma. «Sicuramente non ha fatto bene a Marino non essere stato qui» ha continuato. «Ma io rispetto la sua mentalità, che è molto da chirurgo, e cioè di chi non si risparmia sul lavoro ma quando decide di prendersi una pausa se la prende tutta perché ritiene, secondo me giustamente, che bisogna rigenerarsi». Botte da orbi insomma. «C’era da aspettarselo», chiosano gli esperti del palazzo romano, che conoscono bene l’ex numero uno della Protezione Civile, prefetto di razza, già direttore dei nostri servizi segreti, ma soprattutto ex democristiano di lungo corso, corrente morotea, vicina a Ciriaco De Mita, rinata sotto il premier Matteo Renzi soprattutto dopo la nomina di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. 

Gabrielli è un pragmatico (appena arrivato a Roma come prefetto girò per tutti i quartieri per incontrare i cittadini ndr), tagliente, esperto di tutto, gran lavoratore, molto affidabile, pratico nei «dossier», come spiegò una volta il suo amico Renzo Lusetti, ex parlamentare prima nella Dc, poi assessore a Roma con Francesco Rutelli, quindi traghettatore della Margherita nel Partito Democratico. Fu Lusetti, all’inizio degli anni ’80 tra i più promettenti giovani democristiani che giravano intorno a Benigno Zaccagnini e De Mita, a scoprire Gabrielli. «Franco ne aveva ventidue ed era il segretario del giovanile a Massa. Area ‘Zac’ anche lui, ovviamente. Ne dicevano tutti meraviglie, così l’ho chiamato e gli ho detto: vediamoci. E siamo diventati amici». 

«La sua passione vera – raccontò quasi dieci anni fa Lusetti – non era  la politica. Era fin da allora il lavoro meticoloso di ricerca, vorrei dire: l’intelligence. Preparava dossier…»

L’amico lo raccontò in un’intervista a Europa nel 2006, quando il futuro tutore di Marino era appena diventato capo del Sisde. Si conobbero durante la finale del 1982 tra Italia e Germania, mondiali di Spagna. Lo prese con sé per farlo diventare capo della segreteria politica. All’epoca in quel gruppo c’era pure Dario Franceschini, attuale ministro dei Beni Culturali e persino Angelino Alfano, ministro dell’Interno che gli ha affidato l’incarico romano. Ma Gabrielli non era tagliato per la politica. «La sua passione vera – raccontò quasi dieci anni fa Lusetti – non era  la politica. Era fin da allora il lavoro meticoloso di ricerca, vorrei dire: l’intelligence. Preparava dossier…». Nel 1985 vince il concorso in polizia. Entra nel mondo delle forze dell’ordine dove incomincia una carriera fulminante che lo ha portato a diventare di fatto “il nuovo sindaco di Roma” (anche se lui ribatte sempre a queste considerazioni) nel post Mafia Capitale, con alle porte il Giubileo di Papa Francesco

Gabrielli non è stato scelto a caso. Vanta una rete di relazioni importanti, che spazia dagli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi e Giuliano Amato fino al cuore dei servizi segreti, comprese le grandi aziende statali come Finmeccanica, dove un tempo sedeva l’amico Simone Guerrini, ora consigliere di Mattarella, amico di vecchia data dell’ex premier Enrico Letta. Gabrielli è grande amico dello stesso Letta jr, come pure di Matteo Renzi che lo ha voluto a Roma. Non solo. Nella holding della Difesa siede tutt’ora come presidente Gianni De Gennaro, lo sbirro per antonomasia che Gabrielli ha conosciuto in questi anni, nella lotta contro la mafia e contro il terrorismo italiano. Anzi, è stato proprio De Gennaro, da capo della polizia, a premiarlo più volte per i successi raggiunti da capo dell’antiterrorismo contro le Nuove Brigate Rosse che ammazzarono Massimo D’Antona e Marco Biagi. E’ comunque negli anni ’90 che il “super prefetto” toscano si distingue nelle inchieste sulla strage di via dei Georgofili: a Firenze era capo della sezione antiterrorismo della Digos. 

«Mi pagano anche per tenere i segreti» rispose nel 2013 a chi gli chiedeva se avesse mai avuto sospetti su possibili depistaggi relativi alle stragi di mafia del ’93. Erano i mesi in cui da capo della Protezione Civile si adoperava per rimuovere il relitto della Costa Concordia. Poi precisò la frase: «Non c’è nessuna dietrologia. Non ho alcun segreto da rivelare, la mia è stata una risposta tranchant ad una domanda fuori luogo». Eppure dei segreti d’Italia Gabrielli deve conoscerne molti. Anche perché dopo l’esperienza a Firenze passò al servizio di protezione per i pentiti di Cosa Nostra. E via via arrivò sempre più in alto, grazie soprattutto alla sua caccia contro le Nuove Br di Desdemona Lioce e al loro smantellamento. Da piccolo, con una madre già funzionario di polizia, diceva: «Voglio fare il capo della polizia». Non ci è ancora arrivato. Ma nel 2006 è stato il traghettatore della riforma del servizio segreto civile, quando il Sisde si trasformò in Aisi. Fu lui a scegliere il nuovo logo che raffigura un sole che rischiara le tenebre. Il motto è «Scientia rerum rei publicae salus».

Ma nel 2006 è stato il traghettatore della riforma del servizio segreto civile, quando il Sisde si trasformò in Aisi. Fu lui a scegliere il nuovo logo che raffigura un sole che rischiara le tenebre. Il motto è «Scientia rerum rei publicae salus»

Interpretato da Raul Bova nella miniserie sulle nuove Br “Attacco allo Stato”, quale vero e proprio uomo di sistema e di Stato, Gabrielli è riuscito sempre a ricevere benedizioni politiche sia da destra sia a sinistra. Certo nel 2008 il governo Berlusconi lo rimosse dall’incarico all’Aisi, era giugno, ma poi nel 2009, grazie soprattutto al sottosegretario Gianni Letta, fu nominato prefetto dell’Aquila nel post terremoto. Quindi ha salvato pure la Protezione Civile del dopo Guido Bertolaso. Ora gli spetta la Roma di Mafia Capitale e dove il sindaco Marino continua a traballare. A parte le immersioni Gabrielli, ha lanciato un messaggio chiaro al primo cittadino che si trova dall’altra parte dell’Oceano, spiegando le sue funzioni. «L’attività di vigilanza attiene alle procedure e il prefetto non entra nelle scelte politiche che rimangono del sindaco esclusivamente» ha detto «Il Prefetto in questo Paese, per fortuna, non ha i poteri di sciogliere il Comune ma sono del presidente della Repubblica in base all’articolo 141 del Tuel su proposta del ministro dell’Interno. Il ministro Alfano mi ha fatto la lista della spesa e cioè le otto aree individuate dalle commissioni d’accesso». Non può scioglierlo, ma se non arriveranno risposte dal primo cittadino la possibilità c’è ancora. Gabrielli sorveglia. E demolisce.

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