Portineria MilanoPolitici, preti, mafie: la brutta storia della discarica di Tirrenoambiente

Politici, preti, mafie: la brutta storia della discarica di Tirrenoambiente

C’è uno spaccato d’Italia nell’operazione «Riciclo» che martedì 8 settembre ha di fatto tagliato i vertici della Tirrenoambiente Spa, società pubblico privata, controllata tra l’altro anche dalla municipalizzata lombarda A2a, incaricata della gestione di una delle più importanti discariche di rifiuti in Sicilia, quella di Mazzarà Sant’Andrea in provincia di Messina, da anni al centro di tre inchieste in tre procure differenti, da Vercelli a Palermo fino a Barcellona Pozzo di Gotto. I reati sono di infiltrazione mafiosa, peculato, corruzione, truffa, danno ambientale e interruzione di pubblico servizio. Dal 2006 il sindaco di Furnari Mario Foti aveva più volte denunciato gli illeciti della società, tanto che nel 2013 gli era stata persino bruciata la macchina. C’è uno pezzo del Bel Paese, perché tutto si mischia in questo scandalo che, oltre a mettere a rischio la salute dei cittadini, vede coinvolti politici del nord e del sud, amministratori locali in odore di mafia, società che sono state toccate da inchieste sulla ‘Ndrangheta e persino un prete, che sarebbe stato raggirato per oliare il sistema di tangenti che avrebbe danneggiato soprattutto i cittadini, già penalizzati da una discarica sequestrata nel novembre scorso e priva di ogni autorizzazione regionale. 

Dal 2006 il sindaco di Furnari Mario Foti aveva più volte denunciato gli illeciti della società, tanto che nel 2013 gli era stata persino bruciata la macchina

Oltre a finire agli arresti domiciliari e in carcere i tre amministratori delegati della società, tra cui l’ex senatore di Forza Italia Lorenzo Piccioni nato a Cremona ma residente a Biella (caso vuole membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse dal 5 ottobre 2010 al 14 marzo 2013), a finire indagato è stato appunto il parroco di Mazzarà, Don Andrea Catalano. Nell’inchiesta è coinvolto pure il sindaco Salvatore Bucolo. Tutti sono accusati di peculato e corruzione. Sulla discarica aveva acceso una luce negli ultimi mesi la Commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi: il comune di Mazzarrà rischia di essere sciolto per infiltrazione mafiosa. 

Secondo la procura di Barcellona Pozzo di Gotto, con il pm Fabrizio Massara, che ormai indaga da tempo sulla vicenda,  tutto sarebbe ruotato intorno alle modalità di riscossione e gestione nel corso di più anni della “tariffa per opere di mitigazione ambientale”, in pratica una quota per il disagio causato ai residenti. E’ un obolo che viene pagato dai Comuni che utilizzano la discarica e viene riscossa dalla Tirrenoambiente Spa che poi dovrebbe poi versarla entro trenta giorni al Comune. Peccato che secondo gli investigatori i soldi avrebbero preso altre strade, o meglio sarebbero finiti nelle tasche degli amministratori delegati che si sono alternati ai vertici della società dal 2007 al 2014. 

Dal marzo di otto anni fa infatti la Tirrenoambiente «avrebbe illegittimamente rideterminato la tariffa per opere di mitigazione ambientale, dimezzandola, causando da un lato un danno erariale al comune di più di due milioni di euro». Gli investigatori sono riusciti a far luce sulla vicenda «mediante accertamenti bancari, attività tecniche, perquisizioni domiciliari e sequestri, hanno permesso di segnalare sponsorizzazioni e contributi ad associazioni sportive e culturali, concessi al fine di ottenere la connivenza dei soggetti pubblici che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta gestione della Tirrenoambiente. Significativo ai fini dell’inchiesta è stato il contributo di oltre settecentomila euro a una piccola società sportiva dilettantistica di Borgo Vercelli in Piemonte.

Significativo nell’inchiesta è stato il contributo di oltre settecentomila euro a una piccola società sportiva dilettantistica di Borgo Vercelli in Piemonte

Secondo il blogger e giornalista Carmelo Catania quella di Sant’Andrea «sarebbe stata un pozzo di San Patrizio per molti». In un lungo post Catania ricostruisce tutte le indagini sulla Tirrenoambiente, tra cui quelle della Procura di Vercelli che indaga sugli ex vertici dell’azienda per truffa aggravata. Nel procedimento «è indagato anche Bartolo Bruzzaniti, già condannato per spaccio di droga e appartenente alla cosca della ’ndrangheta Bruzzaniti-Morabito-Palamara. Il reato riguarderebbe una transazione tra la Tirrenoambiente e la Osmon, per un importo di 2.604.000 euro, a favore di quest’ultima. La Osmon controlla la Osmon Africa, con sede in Costa d’Avorio, che si occupa di produzione e commercio di olio di palma da usare come combustibile per la centrale di Borgo Vercelli, gestita dalla prima. La Osmon Africa avrebbe erogato compensi alla Green Oil Energy, nella quale risulterebbe legale rappresentante Bruzzaniti». 

Non solo. Imputato nell’inchiesta Vivaio della procura di Vercelli c’è pure l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Tirrenoambiente Nello Giambò «per interruzione di pubblico servizio e per avere omesso di predisporre strumenti idonei alla captazione del biogas, le cui esalazioni hanno arrecato danni e molestie alla popolazione di Furnari». E proprio il sindaco di Furnari, sempre in provincia di Messina, l’avvocato Mario Foti, aveva più volte denunciato la situazione in questi anni, anche con una lettera aperta al presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta nel novembre del 2014. «Caro presidente vorrei dirti ancora che la discarica non ha alcuna autorizzazione, in quanto il tuo Dipartimento Regionale alle Acque e Rifiuti, le ha tutte revocate».

E ancora scriveva Foti: «Caro Presidente, voglio aggiungere ancora che la società TirrenoAmbiente spa è stata oggetto più volte menzionata nelle cronache giudiziarie per collusioni con la mafia e la ‘ndrangheta, ed è una società che opera nell’illegalità, come denunziato giornalmente dalle forze politiche del territorio, compreso quel Circolo del Megafono, a te molto vicino che si è tanto battuto per la tua elezione e che oggi, deluso dalle tue dichiarazioni, pensa di abbandonare il progetto Megafono. Caro Presidente, ti invito per l’ultima volta a non pensare solo al tuo amico sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, che Ti esorta a mezzo stampa a riaprire la discarica per evitare il fallimento della sua Amministrazione Comunale. Considera anche che la gente di Furnari, dopo dieci anni di nefandezze ambientali e di pregiudizio alla salute propria e dei propri figli, in questo difficile momento non ha voglia di effimero ma ha solo la voglia ed il diritto di vivere». Ma Crocetta non ha mai risposto.  

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