«Il Movimento Cinque Stelle ha già dato i suoi nomi per la Consulta, li ha messi in chiaro sin dal giugno del 2014. Siamo ottimisti, ma aspettiamo anche da parte degli altri partiti un segno di chiarezza per l’opinione pubblica che fino adesso ancora non c’è stato. Nessuno ci ha ancora risposto».
Danilo Toninelli, deputato grillino, traccia ancora una volta la strategia del partito di Beppe Grillo nella delicata partita per l’elezione dei giudici mancanti della Corte Costituzionale. Sì, perché dopo più di trenta votazioni continuano a mancare tre membri della Corte, un’elezione che rischia di diventare una sciarada per la politica italiana. E in particolare per il parlamento in seduta comune, dopo l’ennesima fumata nera il 1° ottobre.
Tra i movimenti di Denis Verdini e la crisi di Nuovo Centrodestra, nessuno osa scommettere un euro sulla possibilità che la prossima votazione sia quella decisiva
La combinazione finale ancora non si vede, perché continua a mancare, appunto, l’accordo tra il Partito Democratico, la maggioranza di governo, le opposizioni di Lega Nord, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle. C’è da scommetterci che non sarà facile districare la matassa. In particolare in questa fase più che mai confusa, tra i movimenti di Denis Verdini, la crisi di Nuovo Centrodestra e l’approvazione delle riforme, nessuno osa scommettere un euro sulla possibilità che la prossima votazione sia alla fine quella decisiva. Eppure potrebbe o, meglio, dovrebbe esserlo, perché le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono state molto dure a riguardo la scorsa settimana, all’indomani dell’ennesima fumata nera.
«Con la seduta comune di ieri si sono esaurite le votazioni che richiedono quorum di maggioranza diversi per l’elezione dei giudici costituzionali da tempo mancanti – ha detto il presidente della Repubblica – Mi auguro che il Parlamento provveda, con la massima urgenza, a questo doveroso e fondamentale adempimento, a tutela del buon funzionamento e del prestigio della Corte Costituzionale e a salvaguardia della propria responsabilità istituzionale”.
Il punto ruota attorno alle trattative in corso tra i vari partiti. C’è troppa carne al fuoco, come hanno spesso spiegato gli esponenti del Movimento Cinque Stelle. Di fatto, al momento, con un continuo abbassamento del quorum di votazione in votazione, basteranno i tre quinti del parlamento in seduta comune per eleggere i giudici, ovvero 571 voti. Ma di voti non ce sono abbastanza. Per sbrogliare la matassa l’ipotesi sarebbe quella di nominare dei tecnici, uno del Pd, uno di centrodestra e uno del Movimento Cinque Stelle. Ma i grillini continuano a rappresentare il problema. Perché il partito di Beppe Grillo di accordi poco chiari non ne fa, né con le opposizioni né figuriamoci con il governo e il Pd di Renzi.
I partiti di maggioranza e opposizione, a parte i Cinque Stelle, non escono allo scoperto. E le trattative continuano
Quindi si naviga a vista. Anche se c’è chi, nel centrodestra, sostiene che alla fine i democratici, in qualche modo, possano fare da soli ben sapendo che i grillini non troveranno l’accordo con le opposizioni. Ragionamento “ardito”, sostengono invece in casa Cinque Stelle, perché di norma, per un’istituzione così importante, serve un accordo parlamentare. E il Movimento Cinque Stelle potrebbe massacrare politicamente la maggioranza, nel caso in cui ci sia una forzatura così evidente. I nomi dei candidati possibili sono più o meno sempre gli stessi.
Quelli dei grillini, come detto, ci sono da sedici mesi, ovvero i professori Silvia Niccolai e Franco Modugno o l’avvocato Felice Besostri. Negli altri schieramenti girano i nomi più disparati. Da Augusto Barbera a Stefano Ceccanti, i costituzionalisti pro-Italicum, fino al sindaco di Milano in uscita Giuliano Pisapia. O ancora, per il centrodestra, si parla dell’avvocato Francesco Paolo Sisto, ex avvocato di Silvio Berlusconi. Ma i partiti di maggioranza e opposizione, a parte i Cinque Stelle, non escono allo scoperto. E le trattative continuano.